Forse pochi sanno dove si trovi Cancun.
O forse no, da quando il nome di questa città balneare della penisola
dello Yucatan (Messico meridionale) figura stampato sulle magliette che
reclamizzano le mete nuove ed ambite del turismo internazionale. A Cancun,
in questa settimana, si svolge la conferenza ministeriale del WTO (Organizzazione
del commercio mondiale), a cui aderiscono 146 paesi. A partire dalla
precedente edizione, tenutasi a Doha (Qatar), nel 2001, nell'agenda dei
lavori dei ministri del WTO compare la voce sviluppo dei paesi del Terzo
Mondo.
In realtà proprio nel sistema
commerciale internazionale, e nel modo in cui esso funziona, risiede una
delle cause - non secondarie - delle disuguaglianze fra Nord e Sud del
mondo. Che cosa è accaduto? L'Occidente facendosi forte del verbo
liberista, con la minaccia di tagliare aiuti e prestiti, ha obbligato i
paesi del Terzo Mondo ad aprire i loro mercati ai propri prodotti commerciali.
Ma, sull'altro versante, l'ingresso dei loro beni nel mercato occidentale
è stato fortemente ostacolato e penalizzato da politiche protezionistiche,
quali i dazi, e soprattutto i consistenti sussidi ed incentivi erogati
a vantaggio dei produttori locali. Clamoroso ed emblematico è il
caso statunitense, in cui 25.000 coltivatori di cotone ricevono in sussidi
di protezione dal governo USA qualcosa come 4 miliardi di dollari annui.
Ciò permette loro, in un mercato internazionale 'truccato', di offrire
i loro prodotti a prezzi stracciati, inferiori ai costi, rendendo così
impossibile la competizione ai produttori dei paesi poveri che non hanno
le spalle coperte da sussidi statali. Come possono i contadini del Terzo
Mondo che non ricevono sussidi competere con i grandi produttori, a queste
condizioni? Non diversa è la posizione del governo giapponese
nei confronti dei produttori locali di riso. Insomma, i poveri del mondo
- come osserva James Wolfensohn, presidente della Banca mondiale - subiscono
le conseguenze delle barriere doganali, nella misura del doppio rispetto
ai paesi ricchi.
La riduzione dei dazi doganali e
dei sussidi ai produttori non rappresenta, ovviamente, la soluzione complessiva
al problema. Ma il loro permanere - al di là delle dichiarazioni
di principio - rivela tutta l'ipocrisia di un sistema che predica il liberismo
commerciale, lo applica quando gli serve, e lo contraddice quando non gli
conviene più.
piero agrano