MONTALTO DORA - Le nove del 16 agosto,
ora in cui la clemenza di un sole non troppo cocente favorisce la possibilità
di una piacevole passeggiata mattutina. Peccato che siano in pochi a sapere
che, proprio quel giorno, a Montalto Dora si festeggia san Rocco, in onore
del quale è stata edificata una chiesetta ubicata sulle colline
del paese. Il luogo è di particolare interesse geologico e geomorfologico,
perché interessato dai fenomeni che hanno portato alla formazione
delle Alpi; qui, infatti, è visibile una "cicatrice" della crosta
terrestre denominata dai geologi "linea insubrica".
Dall'arcata est del nartece, porticato
a protezione dalle intemperie per contadini e viandanti del passato, la
vista spazia al castello e alle colline, un tempo coltivate a vigneto.
Si presume che originariamente, qui fosse un pilone votivo in onore di
san Sebastiano, al quale furono aggiunte parti murarie sino al completamento
della chiesa avvenuto intorno al XVII secolo, ad esclusione del porticato
datato intorno alla meta dell'800. Nel 1630 la terribile epidemia di peste
bubbonica aveva raggiunto il Piemonte, sconfinando dalla Francia, e Montalto
subì il suo flagello. Gli anziani del paese asserivano di aver scoperto
a lato della chiesetta i resti di un cimitero, luogo di sepoltura dei decessi
provocati dall'epidemia. Fu allora che san Sebastiano venne spodestato
da san Rocco, santo leggendario protettore degli appestati, raffigurato
negli affreschi interni all'edificio sacro con la piaga guarita sulla gamba,
conseguenza del contagio da lui stesso subito mentre curava gli ammalati.
Così, ogni anno nel giorno
dedicato al santo, il prevosto don Giacomo Torasso celebra la Messa
in questo luogo pregno di ricordi. Un tempo, scrive Luciano Banchelli nel
suo "Risveglio dei ricordi", una lunga processione di fedeli partiva dalla
fontana dell'Angelo (a destra, lungo la via che conduce alla chiesa) e
sostando davanti all'edicola votiva di Marione arrancava fino al castello
per accedere alla chiesetta interna dedicata a sant'Egidio, dove il parroco
impartiva una veloce benedizione per poi ridiscendere lungo uno scosceso
sentiero sino alla cappelletta della Costa e fare ritorno alla chiesa di
san Rocco per assistere alla messa: oggi è rimasta questa unica
funzione.
Quest'anno, però, un gruppetto
di ricercatori, che da tempo si sta dedicando allo studio della chiesa,
ha voluto dar risalto alla celebrazione, molto sentita in passato. Vilma
Viglio, Luciana Banchelli e Vincenzo Di Benedetto si sono lasciati catturare
dalla bellezza della cappella e ora, a distanza di circa due anni, il loro
lavoro ha prodotto i primi frutti con un'accurata relazione a disposizione
di tutti nella chiesa stessa: oltre al ciclo pittorico degli affreschi
di notevole pregio, la loro attenzione si è soffermata sull'osservazione
e lo studio del "tondo floreale" posto in alto sopra l'altare, e della
nicchia, un tempo nascosta dietro una parete intonacata, venuta alla luce
durante i lavori di restauro.
Durante la festa di san Rocco al
termine della Messa, Vilma ha dato saggio della sua bravura canora cimentandosi
in un'argentina "Ave Maria", mentre Vincenzo ha letto con enfasi un breve
scritto composto per l'occasione. Infine la pittrice Luciana Banchelli
ha offerto una sua opera a contenuto simbolico corredata da un'argomentazione
scritta, che ne spiega il significato: un bellissimo quadro, raffigurante
la chiesetta con la Donna di luce accanto, che ha trovato giusta collocazione
sulla parete laterale destra della navata.
Dialogando con i tre appassionati
abbiamo potuto capire che le ricerche non sono ancora terminate. "Lo studio
è complesso - rivelano - perché abbraccia una serie di discipline
che interagiscono fra di loro: dall'agiografia all'architettura, dall'orientamento
celeste dell'ubicazione dell'edificio religioso ai simbolismi emersi negli
affreschi, ad alcune incisioni scoperte intorno alla chiesa". Un plauso
doveroso a questi amici, che ci fanno partecipi delle emozioni di un passato
che rivive così nel nostro presente, e in particolare a tutti i
volontari e al gruppo alpini di Montalto, che si sono prodigati fin dal
1990, sotto la guida capace e determinata di "Cesco" Baldioli, per portare
la chiesa al suo attuale splendore.
E' proprio nell'atmosfera di forte
simpatia e fratellanza del corpo degli Alpini, che si conclude la festa
di San Rocco 2003, con il ricordo sempre vivo del generoso presidente Bruno
Grazian e un gioioso momento di amicizia nella condivisione delle prelibate
torte e di uno specialissimo passito delle vicine vigne: tutti insieme,
davanti al sagrato della chiesa mantenuta sempre aperta.
gianni ferraro