Rispettando appuntamenti e scadenze, ma soprattutto mantenendosi in armonia con le stagioni, seppure con qualche sussulto di carattere siccitoso la vita di borgata, in quell'estate del primo dopoguerra, continuava il suo corso.
Tutta colpa della luna
Se questo fosse, allora più di adesso, scandito da lune vecchie e nuove, ciò non era da attribuirsi ai soliti estimatori della nostra vicina quanto ad un atto a lei dovuto e verso la quale, recitandone le massime come litanie, da generazioni ne avallavano i poteri. C'era chi seminava il grano, il granoturco e la cicoria in luna crescente; i piselli, i ravanelli, la messa a dimora delle patate e la falciatura del fieno in luna calante. Se poi la luna - beata lei - fosse oggetto di qualche ulteriore considerazione e che determinasse, con le sue fasi, il momento più propizio per effettuare la vendemmia, il travaso del vino, la tosatura dei capelli - come asseriva con convinzione Gioachin ëd la Rin-a1 - e la nascita dei vitelli, beh noi queste cose, senza capirne un bel gnente,2 le sapevamo da sempre. Queste conoscenze dagli sviluppi agresti le apprendevamo con la stessa naturalezza con cui acquisivamo le inflessioni dialettali, c'impregnavamo degli odori di casa, di stalla e d’arsìa3 senza con ciò escludere quegli imprint di sollecitazione al sapere, indotti, si sa, da quella incommensurabile dispensatrice che è la natura. Qualche altra conoscenza inve-ce, quelle di natura più urbana per quanto lo potevano essere quelle che avevano corso durante le interminabili disquisizioni serali tra Michlin dla rossa e Pinot al cartoné4 quasi dovute a quel ridotto consesso di villici disposti all'ascolto là an quaiche cort davanti ca tra banca e banca,5 l'ottenevamo proprio ascotand.6 Se poi la luna induceva nei più giovani anche delle considerazioni meno agresti, ciò lo si arguiva da quell'insieme di canzoni tramite le quali qualche volta pure noi bociass,7 sognavamo; Blue Moon, Pallida Luna e quell'altra che si vestiva d'argento senza dimenticare poi quella luna più luna di tutte: Luna Rossa.
Arriva la siccità
Luna o non luna, a dispetto di questa sul finire dell'estate la siccità fece, come qualche anno prima, nuovamente la sua comparsa. Anche se la zona di Campagna - quella a ridosso della sponda sinistra della Dora Baltea - suscitava nei villici qualche inquietudine, era la situazione idrica del più numeroso agglomerato di case e canton an co-lin-a8 a preoccupare. Se la zona di Campagna s'illuminava con una bella C maiuscola, da capolettera insomma, ciò non era per una sorta di ostentazione di cui la Campagna, come i borgatari erano pressoché immuni, quanto per l'importanza che la suddetta zona rivestiva per l'economia di tutta la borgata ëd Sant Antòni.9 La zona, contraddistinta com'era da un'ampia spianata di campi accostati gli uni agli altri come se fossero in parata a piazza d'armi, ricopriva, nella sua estensione da levante e ponente, la stessa area che ancora oggi ricopre tra S.S. 26 per Aosta e la sponda sinistra della Dora. Era la grande ansa che lo stesso fiume formava nella sua svolta a levante, verso l'isolotto dei conigli prima e del Ponte Vecchio poi - lontano un miglio - a delimitarne il limite a mezzogiorno. Le colture, essenzialmente cerealicole della zona offrivano, con una sorta di comodato con il fiume da desse quasi na man10 e in ciò assecondandone, magari controvoglia, capricci ed esuberanze da estenderle - soprattutto in autunno - sino alla linea ferroviaria per Aosta ed oltre. Se in queste note alquanto notarili non vi è accenno sui confini settentrionali della nostra Campagna ciò è dovuto dall'indeterminatezza degli stessi. Con quelle caratteristiche orografiche di cui il buon Dio pensò bene di beneficiarla, solamente nel corso dei periodi di siccità più ostinata la piana poteva impensierire i borgatari. Il periodo in corso, infatti lo era da alcune settimane. La Campagna, di poche spanne sopra il livello del fiume aveva, sino a qualche tempo prima beneficiato di quell'apporto idrico offerto da quel microcosmo di sotterranee canalizzazioni di cui solo il buon Dio conosceva trama, misteriosità e disposizio-ne. Con il protrarsi dël sùit,11 alla fine anch'esso andò in crisi. I pennacchi del granoturco si afflosciarono come si afflosciò la Campagna. Le macchie verdi dei campi divennero macchie d'arsura e di miseria. Solo i noci, agli estremi dei campi conservarono, con il verde del fogliame, un aplomb tanto ammirevole quanto apprezzato. Non era tutto. La preoccupazione dei villici più che per i campi di granoturco che in-secchivano con una qual certa progressione, era rivolta verso quei 7 o 8 pozzi situati a raggiera dell'ampio raggruppamento ëd canton12 situati nella zona di S. Pietro, in collina. Erano pozzi ad appartenenza tra il famigliare e il cantonale; pozzi della cui acqua ci si preoccupava più per la sua insufficienza che non per la sua potabilità soppesata com’era con gli infallibili criteri dell'esperienza paesana. D'altro canto l'acqua dell'acquedotto cittadino, tanto per rendere il problema dell'approvvigionamento idrico più acuto sarebbe arrivata in borgata solo anni dopo. Intanto, quei 7 o 8 pozzi e qualche cisterna, come quella dal Truc dla Cesa13 che era anche la più collinare di tutte, con il persistere della siccità fu proprio quest'ultima ad alzare la prima bandiera bianca.
Si corre ai ripari
Per superare le difficoltà del momento e per preservare quel minimo d'acqua in cisterna per quelle attività culinarie più che quelle igieniche già ridotte al minimo, le tre o quattro mucche del Truc incominciarono con delle presenze subite più che gradite, ad abbeverarsi ai pozzi dei vicini. Intanto con il proseguire della siccità, anche quei rapporti di cooperazione e di buon vicinato che era un po' il marchio di positività dell'intera borgata - lo dicevano tutti - iniziarono a risentirne. Le abbeverate per le mucche dal Truc ëd dla Cesa divenne un problema ed incominciò a diventarlo anche per altri. D'altro canto anche le mucche avevano, in quanto a bere, le nostre stesse necessità. In alcuni pozzi il livello dell'acqua scese quasi a zero mentre in altri, quelli situati nell'impluvio dei monti e non lontano dalla marcita del Lia, erano anch'essi in uno stato di preoccupante precarietà: insomma, stavano esaurendosi. Come nei periodi delle precedenti emergenze, anche quest'ultima pose, ai proprietari dei pozzi ancora operativi da un lato e ai fruitori e ai proprietari dei pozzi quasi all'asciutto dall'altro, di fronte a drammatiche scelte dalle quali scaturirono vivaci contese: insomma in borgata c'era tensione.
C’è tensione nel borgo
Con il prolungarsi della siccità,
anche i pozzi della marcita, sino allora in preallarme, incominciarono
a dare i primi inequivocabili segni di stanca. Così, con il ridursi
delle disponibilità idriche di pari passo crebbe, tra i villici,
uno stato di conflittualità verbale solo apparentemente insolita.
Risuscitarono vecchi epiteti, quelli del nonno e del bisnonno e, come fece
Osvaldo calcando un po' la mano, addi-rittura quelli un po' triviali del
trisavolo datanti, dal tipo di linguaggio impiegato, da prima dell'unità
d'Italia. Se poi tutto ciò lasciava ancora alcuni a bocca asciutta,
di epiteti se ne coniaro-no di nuovi che non fecero che sommarsi a quelli
coniati nel corso dei periodi siccitosi precedenti. Intanto, accampando
un'interminabile serie di ragioni - che erano poi le stesse accam-pate
nel corso delle siccità precedenti - tra i proprietari dei pozzi
- ovvero quelli che si ritenevano tali - e i fruitori degli stessi, si
rispolverarono i vecchi argomenti quali: proprietà, servitù
e forza maggiore già in altre consimili occasioni affrontati, interpretati,
valutati e ridiscussi al punto di lasciarli, tanto per non sbagliare, nelle
stesse condizioni di indeterminatezza delle volte precedenti. Alla fine,
pur accettando il principio di forza maggiore invocato dai fruitori, la
proprietà ne consentì il prelievo limitatamente per l'uso
alimentare e non per le mucche. Queste, le escluse, pur consapevoli delle
necessità della loro controparte che erano poi le mucche dei primi,
alla fine anche loro si associarono alla protesta muggendo. Erano muggiti
strappa lacrime. Ciò malgrado, ognuno, con sproloqui e minacce,
che rimasero fortunatamente sempre e solo tali, difesero a spada tratta
quei pozzi e quell'acqua che dell'acqua aveva ormai solo più il
nome. Qualche giorno dopo, più che della comprensibile e qualche
volta condivisibile irragionevolezza degli uomini, poté il buon
Dio che, spazientito oltre misura, finì per imporre a quell'ozioso
Giove Pluvio di fare il proprio dovere. Così la pioggia fu e fu
copiosa, per giorni! Grazie a lei, quella conflittualità che stava
ormai pericolosamente per debordare dagli animi alle mani, dai padri, ai
figli di altri padri, con un sospiro di sollievo si concluse in bellezza.
Fummo tutti, mucche e pozzi inclusi, ancora una volta, felici e contenti.
Così, quei pretesti vecchi e nuovi che tennero banco nel corso della
siccità furono, come voleva la consuetudine, riposti in naftalina
per la prossima tornata. Intanto le falde acquifere tornarono a rimpinguarsi
di nuova vita e i pozzi anche loro contenti come pasque, ripresero ad offrire
a mucche e ai poveri assetati cristi, quell'essenza di Acqua Vera, che
è poi l'essenza stessa della vita.
alessandro crotta
1) Giovacchino di Rina; 2)
senza capirne nulla; 3) di bucato; 4) Michelino della rossa
e Giuseppe il carettiere; 5) là in qualche cortile a
formare crocchio tra le panche di casa; 6) ascoltando; 7) ragazzi;
8) gruppo di case in collina; 9) borgata di S. Antonio; 10)
di darsi quasi una mano - di aiutarsi l'un l'altro; 11) della siccità;
12) raggruppamento di casali.; 13) Poggio della Chiesa.