IVREA - La siccità persistente
ci ripropone il problema, che varie persone mi hanno ricordato, della preghiera
per le situazioni legate ai fenomeni naturali, in questo caso per l’acqua
che scarseggia. Il rischio di qualche sorriso ironico non manca di certo,
e siccome poi al terzo giorno di pioggia si comincerà a parlare
di alluvione, fin troppo scontata sarà la battuta “troppa grazia...”.
Anche l’accostamento alla danza per la pioggia, caratteristica di certi
popoli da noi considerati non ancora evoluti, è scontato, ma questo
casomai è un accostamento da considerare onorifico, perché
ci mette accanto a popoli antichi e saggi, che non hanno ancora perso il
senso del legame profondo e indissolubile esistente tra uomo e creato.
E’ questo anche il senso della tradizione liturgica cristiana, passata
e presente, che c’invita a pregare nelle diverse situazioni e nel succedersi
delle stagioni, ben consapevole che tutto il creato è coinvolto
nel mistero della Redenzione e “attende con impazienza la rivelazione dei
figli di Dio” (Rm. 8,19).
Una certa cultura moderna, invece,
tende a separare sempre più ogni ambito e ogni essere: le specializzazioni
in campo scientifico portano a perdere la visione d’insieme relativa all’uomo
e al mondo; la nostra stessa vita rischia di essere sempre più impostata
a compartimenti stagni, e le stesse divisioni che attraversano famiglia
e società denotano un’incapacità crescente di cercare e di
costruire armonia ed unità.
Per tornare alla nostra preghiera,
è anzitutto il dono di saper ritrovare unità e armonia tra
noi e tutto il creato che oggi abbiamo bisogno di chiedere al Signore,
assieme al dono della responsabilità e della preveggenza per le
nostre azioni e le nostre scelte, le cui conseguenze maggiori saranno viste
e subite soprattutto dalle generazioni che ci seguiranno.
A questa condizione mi pare che
possiamo e dobbiamo pregare in questo momento per chiedere al Signore il
dono dell’acqua, iniziando con il cantico delle creature di San Francesco,
che c’invita per prima cosa a saper lodare e ringraziare il Signore per
“sora acqua”; questa preghiera di lode diventa subito anche richiesta di
perdono, per gli sprechi e la cattiva gestione dell’acqua, spesso trattata
come un bene inesauribile, dovuto, scontato. Pregare per il dono dell’acqua
significa inoltre mettersi accanto con solidarietà ai popoli che
vivono in una situazione cronica di siccità o di alluvioni, e sono
i popoli della povertà frutto dell’ingiustizia: un’ingiustizia che
c’illudevamo essere lontana da noi e che ora lo è sempre meno, man
mano che le sue conseguenze sulla vita del creato si fanno sentire pesantemente.
Tuttavia la preghiera, ogni preghiera,
resta soprattutto un atto di umiltà di fronte a Dio creatore e padre,
per riconoscere i nostri limiti e chiedere la guarigione dal nostro delirio
di onnipotenza e di autosufficienza presuntuosa. Una preghiera che ci chiede
di essere più responsabili, come amministratori dei beni del creato,
con impegno e onestà. Allora non ci vergogneremo di metterci in
ginocchio e dire con semplicità: Padre nostro...
† arrigo miglio