SAN BENIGNO - E' uscita la seconda
edizione del libro di Luciano Viola, dal titolo "L'Abbazia di Fruttuaria
e il Comune di San Benigno Canavese". E come avviene tutte le volte che
il volpianese Luciano Viola scrive di San Benigno, scoppia la polemica
tra elogiatori e detrattori.
Cerchiamo di essere bipartisan e
di elencare senza peli sulla lingua pregi e difetti.
Il primo pregio è quello
del coraggio. Purtroppo su San Benigno non esiste un'opera "globale": Luciano
Viola ha il coraggio di pubblicare e ripubblicare il suo monumentale libro
in cui - almeno secondo i suoi parametri - mette tutto. Il secondo pregio
consiste nelle belle fotografie (molte aeree e tantissime colorate) e nelle
numerose planimetrie, che ne identificano l'animo di architetto. Il terzo
pregio, il maggiore, è dato dalla ricca documentazione archivistica
soprattutto per quanto riguarda il periodo post-origini di San Benigno
(diciamo dal XII secolo in poi): una vera messe di citazioni di atti (tratti
dai vari archivi, soprattutto dall'Archivio di Stato), che potrebbe costituire
una buona base per un cartario.
E veniamo ai difetti. Il primo è
che per leggere Viola bisogna già conoscere la storia di San Benigno:
sennò ci si perde nei vari capitoli, mancando nel testo una impostazione
cronologica del discorso (cosa che invece è presente, per esempio,
nell'omologo libro scritto per Volpiano). Il secondo difetto consiste nel
non prestare sempre attenzione alle osservazioni di amici e nemici. Precisiamo:
quella del 2003 è una edizione talmente ampliata da poter essere
considerata un nuovo testo; è un'edizione molto riveduta, limata
e curata rispetto alla precedente; ma solo relativamente è stata
corretta, in quanto qua e là sfugge ancora un 5 per cento di errori
già motivo di polemiche nella prima edizione. Infine Viola ha un
po' il vizio di buttare dentro le sue opere molto materiale, senza citare
le fonti o altre opere (vedasi, ad esempio, il cap. IV) da cui trae il
materiale suddetto: quando poi vi si riferisce, lo fa - in tono colloquiale
- solo a livello di "collaborazione". Questo oggi non è più
accettabile per un testo che voglia essere scientifico; soprattutto si
percorre un terreno minato nel campo delle scoperte archeologiche e delle
ultime discussioni filologiche e storiche, se non si utilizzano i dati
con precisione millimetrica. Di conseguenza, come ricchissimo è
il cartario, scarsa risulta la bibliografia recente, che ormai sul tema
di Fruttuaria raggiunge centinaia di testi e che di conseguenza non può
più essere omessa.
Ma, come disse, chiosando la prima
edizione, il compianto don Tiburzio Lupo, "ubi plura nitent, non ego paucis
offendar maculis". Ci associamo anche noi al concetto oraziano per questa
seconda edizione: dove brillano parecchie cose buone, non saremo certo
noi a cercare eccessive complicazioni. E comunque si tratta di un'opera
che non può certamente mancare nella biblioteca di ogni sambenignese
che voglia conoscere il suo paese. Per informazioni ci si può rivolgere
all'autore o alla ATPL di San Benigno, che l'ha presentata in occasione
della patronale di San Tiburzio.
marco notario