IVREA - Per una ricorrenza importante
e scrupolosamente programmata che coinvolge, nello spirito e nella materia,
un popolo riconosciuto “festaiolo”, si presentano senza contrapporsi due
valenze: la religiosità e la realtà profana, impersonata
dall’animale cavallo.
San Savino rappresenta un momento
annuale in cui la città si identifica, con una dedizione totale
alla cultura del cavallo, che da moltissimi anni è in zona una passione
molto più intensa che un semplice hobby.
Da anni ormai la festa condensa
la propria attenzione sugli equini, con un incremento notevole da un anno
con l’altro: più di 300 cavalli quest’anno, rispetto ai 200 dell’anno
precedente, contornati da pochi asini e muli.
Le manifestazioni di contorno, come
la sfilata di carrozze d’epoca per le vie del centro, o di poche, prestigiose
vetture ottocentesche, o ancora il ballo per strada all’insegna della libertà
chiassosa, oppure lo spettacolo pirotecnico sulla riva del fiume con tanti
sguardi verso il cielo in una calca entusiasta, hanno movimentato la serata
di venerdì. Per le vie, affollate di curiosità, ancora carrozze
con tiri multipli, a due o quattro ruote, landeaux e carrozze aperte o
chiuse trainate da animali bardati ed eleganti.
La festa trascina e spossa, ma coinvolge:
ancora tanti volti, dal pomeriggio alla sera di sabato, e svariate iniziative
come gli affollati balli in piazza, l’attività gastronomica nei
vari chioschi, da panini, salami, formaggi o frittelle di mele.
Ogni movimento della festa è
stato organizzato e supervisionato dagli “Amis ‘d Piassa dla Granaja”,
guida morale e materiale della manifestazione.
La domenica è la giornata
per eccellenza in cui il cavallo si mostra sin dalle prime ore, per le
esibizioni e valutazioni morfologiche: dai pony “minimi” a quelli medi,
ai cavalli argentini di taglia intermedia, agli enormi frisoni neri...
e tanti, tanti altri esemplari di colore e conformazione e carattere diverso,
sul corso o nel giardino adiacente.
Con gli animali i cavallanti, i
custodi, gli stallieri, i padroni con famiglia o senza che, circolando
in confidenza, incrementano un paesaggio incredibile di gente eccitata
o intenta a banchettare: un piccolo insieme festaiolo fatto di passione
o interesse o esibizione.
Nel contempo, in città, una
mostra di fotografie antiche estranee all’argomento (il cavallo), gruppi
in costume storico in stanco corteo, piccole mostre di artigianato e pittura,
esempi vari di folclore e animazione improvvisa, eleganti giochi di sbandieratori
e banda musicale, che suona o arranca in cerca di un buon bicchiere!
Nel primo pomeriggio inizia la presentazione,
nel cortile grande del Rondolino, dei cavalli che per selezione, avvenuta
nel fiorire di contestazioni, possono concorrere ai premi di categoria.
L’attimo agognato della dichiarazione del migliore elemento della manifestazione
- per l’occasione un castrone grigio di razza ungherese appartenente ad
un proprietario locale - non suscita clamori né momenti di tensione
particolare e riesce a contenere i mormorii (inevitabili) di scontento
e critica di chi, fra i tanti “attori”, può essersi illuso per un
risultato diverso.
Dopo mugugni e complimenti, il corteo
dei vincitori si dirige, preceduto da banda e sbandieratori, verso la piazza
del municipio, dove riceverà i premi dalle mani del primo cittadino.
La folla comincia a sciamare, in un tardo pomeriggio di stanchezza e soddisfazione.
I più giovani e disincantati avranno il piacere di incontrarsi poi
nella bolgia dell’angolo della giostra, per inebriarsi di giochi esasperati
o tiri a segno assordanti.
Il momento profano della patronale
si assopisce in un clamore digradante, scandito dal rumore di zoccoli,
sulla via del ritorno, e carri e voci e stonati incitamenti.
La cerimonia di traslazione delle
reliquie del santo, dalla chiesa di Sant’Ulderico al Duomo, è
avvenuta lunedì 7 luglio, in una mattina di sole. Poca gente all’inizio,
che si è poi trasformata in folla al seguito delle bandiere, della
banda, delle autorità e del vescovo, per una processione molto sentita
e seguita dai cittadini, per le vie del centro di una città già
sgombra e ripulita. Il Duomo al colmo della capienza e della solennità
di una messa cantata, ha accolto la processione al completo, per la conclusione
di una ricorrenza molto vissuta e rispettata, in onore di un santo che,
da più di mille anni, è il patrono della città.
m.l.