Uno dei fattori essenziali della
dinamica socio-economica è il progresso tecnico-scientifico, per
la cui attuazione la ricerca di base e quella applicata costituiscono gli
strumenti indispensabili. In una società come l'attuale, sempre
più globalizzata e con Paesi a bassissimo costo di manodopera, la
ricerca rappresenta l'unico mezzo per mantenere un elevato livello di competitività.
Se si pensa alla nostra realtà
industriale, non si può trascurare di sottolineare che in questi
anni si è assistito nel nostro territorio alla stessa profonda trasformazione
che ha caratterizzato il panorama industriale nazionale cioè il
progressivo e radicale cambiamento del ruolo delle piccole e medie imprese.
La grande azienda, per decenni elemento trainante per l'indotto, ha via
via delegato alle piccole medie imprese responsabilità sempre maggiori
nelle scelte di prodotto, nelle tecnologie di fabbricazione e nelle strategie:
in Canavese, per esempio, si è passati da una fase in cui il 70
% dello scenario industriale era costituito da grandi imprese e il 30 %
da piccole medie, alla situazione attuale, nella quale i valori sono completamente
ribaltati.
Le piccole medie imprese si trovano
quindi ad affrontare una situazione che comporta un'indubbia crescita,
ma che le costringe a enormi sforzi per rimanere competitive in un mercato
sempre meno protetto nel quale operare nell'ottica di fornire prodotti
innovativi di elevato livello tecnologico, senza arroccarsi su tecnologie
tradizionali e consolidate, rappresenta uno dei pochi strumenti in grado
di garantire la crescita industriale ed il mantenimento sul territorio
di attività di forte tradizione.
Se nella maggior parte dei casi
i grandi gruppi industriali potevano contare su un proprio centro di ricerca,
il cui compito era soprattutto quello di svolgere attività di ricerca
applicata rivolta all'innovazione di prodotto e di processo, le piccole
medie imprese si trovano ad avere grandi responsabilità nelle diverse
fasi di realizzazione del prodotto e nelle scelte tecnologiche senza, a
volte, disporre al loro interno di tutte le competenze e le risorse necessarie
per affrontare in modo ottimale questa sfida.
Spesso si ha ancora la tendenza
a considerare la ricerca non come un mezzo utile per mantenere un elevato
livello tecnologico e competitivo ma come qualcosa di distaccato dalla
realtà, comprensibile soltanto a pochi iniziati. Questo modo di
interpretarla poteva essere valido in un passato abbastanza remoto, quando
il suo sviluppo era determinato non da scelte basate sul concetto di utilità
ma, il più delle volte, da singole intuizioni di scienziati che
intorno a un'idea sviluppavano un'attività sperimentale, senza condizionamenti
né vincoli temporali in quanto non sussisteva la preoccupazione
di utilizzare per scopi pratici quanto acquisito. La mentalità
sta però cambiando con l'evolversi delle tecnologie, e ogni risultato
raggiunto più che un punto di arrivo costituisce un punto di partenza,
fondamentale e indispensabile per il conseguimento di specifici obiettivi
aziendali: la ricerca applicata deve costituire la base e la struttura
portante necessaria per mantenere il passo in un ambito industriale in
progressiva evoluzione tecnologica.
In Italia c'è sempre stata
scarsità di relazioni tra università e industria, sia perché
molto spesso le università compiono ricerca di base (quindi non
rilevante per le imprese) piuttosto che applicata sia perché permane
una notevole difficoltà nel trasferimento tecnologico. Ciò
è dovuto in parte alla scarsità di incentivi e stimoli economici
per la commercializzazione dei risultati (pensiamo ad esempio agli Stati
Uniti dove, mediante specifici atti legislativi, viene favorito lo sfruttamento
della ricerca scientifica con finanziamenti sia per le imprese sia per
i centri di ricerca) in parte alla difficoltà nel formare strutture
organizzative che favoriscano l'interazione e lo scambio tecnologico sia
a livello locale sia nazionale.
Non incolpevole è anche l'industria,
che spesso è prevenuta nei confronti dell'ambiente della ricerca
e non ritiene utile o troppo distante dalle specifiche necessità
un approccio scientifico per risolvere immediati problemi di produzione
Vi è un insufficiente coinvolgimento
delle aziende nelle attività innovative ed una domanda troppo debole
di nuova conoscenza, soprattutto da parte delle imprese medio-piccole operanti
in settori tradizionali o in aree geografiche meno sviluppate. Ancora oggi
nel nostro paese e nel nostro territorio, si è restii ad avvalersi
di enti che si occupano di ricerca applicata, per diffidenza, per scarsa
informazione, per timore di costi elevati o più semplicemente per
la convinzione che prodotti e metodi produttivi consolidati non debbano
essere modificati, anche se il cambiamento appare innovativo e può
arrecare indubbi vantaggi.
Il problema della scarsità
di risorse pubbliche disponibili per la ricerca, conseguenza dell'ultima
finanziaria, appare quindi particolarmente significativo e può portare
ad una rilevante perdita di competitività per il nostro tessuto
industriale.
Ritengo però che la ricerca
debba essere "governata" evitando quanto invece è accaduto talvolta
in passato, cioè una pioggia di finanziamenti per progetti anche
importanti ma sulla cui realizzazione ottimale e sui cui risultati non
si è provveduto ad effettuare un'efficace verifica.
E' quindi auspicabile che tecnici,
ricercatori e imprenditori operino con forte impegno in questa direzione,
nell'interesse dello sviluppo e del progresso della nostra società.
maichi cantello
amministratore delegato rtm s.p.a.