TORINO - “L’ (in)sicurezza a mosaico”
è il titolo di una ricerca presentata il 30 giugno scorso alla Galleria
d’Arte Moderna del capoluogo piemontese. Essa è parte integrante
del più ampio progetto “Gente siCura” promosso dalla Provincia di
Torino per conoscere le situazioni che creano sentimenti d’insicurezza
nei cittadini.
Il lavoro, affidato all’associazione
Amapola con la collaborazione dell’Università, è durato un
anno, dal 2002 al 2003, durante il quale cittadini e amministratori locali
del Nord-Ovest della provincia torinese, forze dell’Ordine e giornalisti
sono stati impegnati a fornire i vari tasselli di un mosaico, il cui disegno
complessivo consente di definire il vissuto dei cittadini in fatto di sicurezza.
Per gli oltre 1200 residenti nell’area
provinciale di età superiore ai 18 anni, intervistati tra novembre
2002 e gennaio 2003, i problemi che suscitano le maggiori preoccupazioni
non risiedono nella microcriminalità segnalata dai media come causa
prioritaria di insicurezza, bensì in fatti oggettivi di carattere
quotidiano che avvelenano la vita di ogni giorno quali le difficoltà
economiche legate all’aumento dei costi della vita, il timore della perdita
del lavoro e della disoccupazione strettamente connessi. E tra gli altri
motivi d’insicurezza vengono segnalati la crisi dei valori, fattori ambientali
come l’inquinamento e la guerra, mentre ormai l’alcoolismo, le tossicodipendenze
e la presenza dei clandestini scendono nella scala delle priorità.
Dai dati presentati dai curatori della ricerca, emerge chiaramente che
la percezione del livello di sicurezza del territorio è strettamente
legato alla qualità della vita e al benessere personale del cittadino,
e non, come si sarebbe indotti a pensare, al timore della piccola delinquenza.
Lo studio ha anche evidenziato la
centralità delle comunità locali su questo tema. Le dimensioni
più ristrette favoriscono indubbiamente le relazioni interpersonali
creando negli individui la sensazione di un vissuto più rassicurante,
ma al contempo si alimenta il rischio che il contesto troppo rassicurante
possa diventare una fortezza in cui rinchiudersi e dal quale escludere
nuovi cittadini considerati eventuali intrusi. Questo atteggiamento di
conservazione e di difesa è stato osservato soprattutto nelle zone
di montagna quali le Valli di Lanzo e di Susa.
Una parte dell’indagine è
stata orientata ad approfondire il rapporto esistente tra informazione
e formazione dell’opinione pubblica sul tema, attraverso il monitoraggio
sia della stampa nazionale (La Stampa, La Repubblica e Il Giornale) e sia
di quella locale (La Sentinella del Canavese, L’Eco del Chisone, Il Corriere
di Chieri, Il Risveglio del Canavese, La Gazzetta di Venaria, La Valsusa,
Il Corriere di Moncalieri, La Nuova Periferia e Luna Nuova). E’ emerso
che esiste una profonda differenza nelle modalità di trattamento
del tema. Mentre l’informazione a livello nazionale appare più incline
a leggere il problema dell’insicurezza come strettamente legato al crimine,
quella locale sembra più attenta anche ad altri fattori. Inevitabilmente
a ciò corrisponde una maggiore fiducia dei lettori nei confronti
degli organi locali per i riferimenti a fatti conosciuti. Questi dati contribuiscono
a fare riflettere sulla potenzialità dello strumento di informazione
locale, in grado di ridefinire il senso di appartenenza del gruppo, soprattutto
in tempi di globalizzazione e di ricerca di identità.
Solo il 50% degli amministratori
locali, coinvolti nell’indagine, ha risposto al questionario. I comuni
di medie dimensioni hanno evidenziato le maggiori difficoltà sul
problema per la carenza delle infrastrutture molto ridotte rispetto ai
grandi comuni e senza la disponibilità di quelle comunitarie, proprie
dei piccoli centri.
Anche se la ricerca restituisce
il profilo di un territorio preoccupato, ma non allarmato, emerge un dato
molto importante su cui riflettere e cioè l’incertezza sul futuro
che unisce tutti: giovani e meno giovani. Come pure emergono, in tutte
le fasce degli intervistati, le paure relative alla malattia, alla perdita
di una persona cara, le incertezze che possono caratterizzare la vita dei
figli. E’ in realtà la qualità della vita, declinata nei
suoi vari aspetti, a costituire la reale preoccupazione esistenziale.
Apparentemente in controtendenza
con le risposte fornite, gli interessati, e soprattutto quelli residenti
nell’area torinese, per la soluzione del problema sicurezza richiedono
interventi repressivi e di ordine pubblico per garantire la tranquillità
dei cittadini.
In sintonia con l’impostazione del
disegno complessivo dell’indagine, che intende fornire un’elaborazione
progettuale congiunta dei vari soggetti, la Presidente della Provincia,
Mercedes Bresso, ha sottolineato l’importanza del dialogo e della ricerca
di nuove strade per trovare soluzioni che vedano il coinvolgimento, oltre
che delle comunità locali anche dei vari soggetti che interagiscono
sul problema.
Anche gli altri intervenuti, il
prefetto di Torino, Achille Catalani, e l’assessore alle Politiche Sociali
della Provincia, Maria Pia Brunato, hanno sostenuto l’impegno delle varie
istituzioni a fare proprie le indicazioni dei cittadini per elaborare programmi
e interventi sempre più mirati alle reali esigenze.
luisa marucco