SETTIMO ROTTARO - Il paese "senza
se e senza ma". E' Settimo Rottaro, piccolo centro ai confini tra Canavese
e vercellese, che già nel recente passato si è mostrato particolarmente
sensibile alle tematiche della pace, dell'ambiente, della solidarietà
internazionale. Nelle scorse settimane, nel pieno dell'esplosione del conflitto
in Iraq, sono stati preparati alcuni ordini del giorno da presentare in
Consiglio comunale, ordini del giorno per dire no alla guerra e al commercio
delle armi. Ordini del giorno che parlano chiaro, senza mezze frasi o particolari
limature, proposti a tutti dal sindaco Francesco Comotto.
Dove sta la notizia? Semplicemente
in questo: mentre in molti altri paesi ci si è letteralmente "scannati"
su queste tematiche, e le mozioni che poi sono state votate sono risultate
essere, spesso, frutto di faticosi compromessi, con frasi limate da una
parte e dall'altra; e, magari, non hanno ottenuto i voti di tutti i consiglieri
comunali: ebbene, a Settimo Rottaro si è votato all'unanimità.
"Chi decide che sono esauriti tutti
i mezzi pacifici che il Diritto internazionale mette a disposizione, si
assume una grave responsabilità di fronte a Dio, alla sua coscienza
e alla storia", hanno scritto gli amministratori rottaresi, in linea con
l'appello lanciato da Giovanni Paolo II, e dichiarando di ripudiare ogni
azione militare, soprattutto se ha carattere unilaterale. E hanno ancora
messo nero su bianco la "condanna di ogni forma di violenza, sia essa proveniente
dal presidente americano Bush verso il popolo iracheno, sia di Saddam Hussein
verso il proprio popolo o verso le minoranze etniche, sia essa utilizzata
contro persone inermi tramite indegni attentati terroristici...", e invitando
tutti, dai propri concittadini fino alle più alte istituzioni, a
promuovere ogni iniziativa per sensibilizzare l'opinione pubblica "rafforzando
le azioni diplomatiche in atto e la centralità del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite".
Ancor più significativo,
forse, è stato il voto unanime in merito a una mozione contro il
disegno di legge in discussione in Parlamento che prevede la ratifica dell'accordo
sottoscritto dall'Italia e da altri cinque paesi europei a Farnborough
il 27 luglio 2000, per facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa.
"L'accordo - viene spiegato - comporterebbe
un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi: la 'licenza
globale di progetto'. Questo modificherebbe in modo sostanziale la legge
n. 185 del 1990, che disciplina l'import-export delle armi, e che è
generalmente ritenuta 'severa e rigida'. Quella legge ha fatto del nostro
Paese uno dei più avanzati, perché regola il commercio delle
armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della
trasparenza: era stata infatti approvata sotto la spinta della campagna
'Contro i mercanti di morte', promossa da Acli, Mlal, Mani Tese, Missione
Oggi, Pax Christi. Il disegno di legge ora in discussione butterebbe a
mare una normativa così avanzata, rendendola chiaramente peggiore".
Si chiede quindi di votare contro il disegno di legge, ad eccezione dei
primi due articoli, che ratificano l'accordo di Farnborough; e ai parlamentari
di attivarsi perché l'Italia si faccia promotrice, a livello internazionale,
di un'iniziativa che vada nel senso di una maggiore severità nel
controllo del commercio di armi e un maggiore impegno nella prevenzione
dei conflitti. Rimarrà inascoltato l'appello che giunge dal minuscolo
Settimo Rottaro (e, naturalmente, da tante altre parti d'Italia)?