IVREA - La comunità parrocchiale
del Sacro Cuore si è raccolta in chiesa, venerdì 4 aprile,
non solo per “vivere” una cena povera durante il tempo di quaresima, ma
per esprimere con forza e calore un sentimento di affetto a una persona
davvero speciale: suor Petra, missionaria nella Repubblica Centrafricana.
La serata è iniziata alle
19 e 30, quando don Severino Piovanelli ha celebrato la Messa: e ai banchi
della chiesa si alternavano le tavolate già apparecchiate. Il profumo
del pane fresco ha accompagnato la celebrazione, regalando a tutti l'energia
e vitalità di un giorno di festa. Conclusa la Messa, più
di trecentocinquanta persone si sono sedute alla stesso tavolo per condividere
insieme il frugale pasto, composto da un bel piatto di pasta, una pagnotta
e una mela.
La prima impressione è stata
notevole: strano vedere una chiesa apparecchiata per mangiare. Eppure,
se ci si pensa, la Messa è proprio la celebrazione della comunione,
dello stare assieme: allora cosa c'è di meglio di una cena?
Poi Suor Petra… si vedeva da subito
che è una grande, glielo si leggeva negli occhi, prima ancora che
cominciasse a parlare. Ci ha descritto la sua missione, sperduta nel cuore
dell'Africa, di come, pur non avendo nulla, riescono ad essere contenti.
Riusciva quasi a fartela vedere, con le sue finestre senza vetri.
Ciò che ci ha colpiti
è stata la grande personalità e simpatia di suor Petra. Ci
ha parlato della sua esperienza drammatica, e di quella di Francesco, il
volontario laico che era con lei in missione: terribile.
Eppure è riuscita a raccontarci
tutto, sempre con il sorriso sulle labbra e senza mai nascondere la sofferenza
patita. Ci sembra quasi incomprensibile, e sicuramente impensabile sentire
che, mentre la sua vita era minacciata dalla mano di "poveri e angosciati"
assassini, ciò a cui suor Petra pensava erano gli errori commessi
e i peccati non perdonati. Eppure è ciò che lei e Francesco
hanno saputo fare. Quale più grande insegnamento ci possono dare
queste due così piccole persone (poiché di uomini stiamo
parlando), ma di così grande amore e forza?
Abbiamo forse ancora il diritto
di provare rabbia e sgomento quando qualcuno ci fa un torto, o ancora peggio,
quello di reagire con schiaffi o malvagità?
Sarebbe meglio pensare a chi abbiamo
accanto, e non pensare che il prossimo sia il vicino del vicino, o che
chi ha bisogno sia per forza all'altro capo del mondo. Tre volte le hanno
saccheggiato la missione, tre volte suor Petra e Francesco sono stati legati
e maltrattati da un sedicente "esercito di liberazione". Per tre volte
hanno ricominciato da zero. Ora suor Petra non vede l'ora di tornare, mentre
Francesco neanche è voluto rientrare in Italia. Viene da chiedersi
dove si può trovare una forza simile.
La vera forza risiede nel saper tendere
una mano, nell'essere misericordiosi. Soprattutto la forza sta nel pensare,
ancora una volta, ai bisogni dell'altro, anche quando sarebbe naturale
pensare solo ai propri. È davvero così… non c'è pace
se prima non c'è misericordia, esattamente come non c'è pane
senza prima la farina.
La guerra e le violenze subite non
sono riuscite a mutare il cuore e l'animo di questa indomabile suora. Non
è riuscito l'odio umano a farle perdere la convinzione che l'amore
divino è misericordia. Una misericordia così grande che è
capace di far finire la guerra e le sofferenze in una cena: un amore incondizionato
che, alla fine di tutto, sarà capace di far sedere alla stessa tavola
vittime e aguzzini, vergini e prostitute.
elisa, massimo, paolo