L’on. Chianale mi accoglie sotto le volte affrescate ed imponenti del Palazzo Valperga Masino, più noto come Palazzo Spurgazzi. E’ la sede del Comune di Caluso, di cui è sindaco, e da cui ha spiccato il volo per il parlamento italiano. Senza perdere il “vizio” di occuparsi ancora del territorio da cui proviene, e di cui sente il mandato di rappresentanza. In effetti, nel colloquio con Chianale il tema della rappresentatività, quale caratteristica del mandato parlamentare, ritorna spesso: è il “trait d’union” fra amministrazione e politica. Un colloquio particolarmente cordiale, poiché esperienze vissute insieme - ormai lontane nel tempo! - non c’impediscono di darci ancora del tu.
Amministratore e politico
L’ultima tornata elettorale ha portato a Montecitorio e a Palazzo Madama parecchi amministratori. L’esperienza amministrativa non solo assicura alla politica nazionale una dose “di concretezza e di pragmatismo” che non guasta, ma “è la misura tangibile della propria finalità di servizio”. Come dire: occorre partire dalla “gavetta” dell’amministrazione locale per verificare lo spirito di servizio, d’attenzione e di presa a carico del bene comune, che non è incompatibile con una “legittima ambizione”. Lo stesso sistema maggioritario, osserva Chianale, obbliga a “radicare l’attività politica sul territorio e a sviluppare nella politica nazionale un mandato di rappresentatività”, che sia autentico ed efficace.
Occuparsi di ‘infrastrutturazione’
L’on. Chianale è nella commissione
parlamentare “Ambiente, territorio e lavori pubblici”. Ha seguito le procedure
dei rimborsi per i danni causati dalle alluvioni e della preparazione alle
Olimpiadi invernali. Un’attenzione particolare l’ha dedicata alla legge
sui piccoli comuni, di cui è stato relatore per la minoranza. Una
legge la cui discussione è ora giunta al Senato. “Con luci ed ombre
- osserva Chianale -, ma non c’è legge che risolva da sola tutti
i problemi!”. Si occuperà prossimamente delle leggi cui sono richieste
modifiche, in materia ambientale e urbanistica.
Il problema di cui soffre la nostra
zona - aggiunge - è quello della carenza di infrastrutture: vie
e strumenti di comunicazione. Si pensi alla difficoltà mai risolta
dei trasporti ferroviari. I finanziamenti già deliberati nel ‘99
non sono ancora esecutivi. Ciò rende quest’area meno capace di sostenere
la competizione con altre zone. Lo stesso patrimonio di competenza tecnologica
sviluppato in loco dall’Olivetti è destinato a disperdersi per effetto
di una “marginalizzazione rispetto al mondo”. E cita il collega torinese
Chiamparino: “Non si vive solo di salsicce e di Erbaluce!”. Occorre, per
Chianale, “trovare un giusto equilibrio, fra prodotti locali e tecnologia
con cui competere con altri”. Senza cedere alla tentazione, un po’ massimalistica,
di cercare la “grande cosa” che da sé sola sia risolutiva rispetto
alle giuste domande occupazionali e di produzione di ricchezza. Il criterio
vale anche per il tanto discusso progetto del “Millennium Canavese”, sul
quale Chianale non si sbilancia, ma per il quale, a suo avviso, occorre
trovare, innanzi tutto in sede di autonomie locali, la “quadra” fra difesa
dell’ambiente e dei valori turistici e la necessaria evoluzione sul piano
delle infrastrutture.
Politico nell’Ulivo
- “Perché parlamentare nell’Ulivo?”,
domando.
- “E’ stata per me una specie di
conferma”, risponde Chianale, la cui tradizione socialista, peraltro ampiamente
rappresentata a Caluso, “riformista e moderata”, precisa, ha trovato nell’Ulivo
- segnatamente nel gruppo Ds della Camera - uno sbocco soddisfacente. Una
coalizione disomogenea? Si è, talvolta, puntato il dito sulla scarsa
coesione o sul tasso di “litigiosità” presente fra i tanti rami
e ramoscelli dell’albero. “Il vantaggio che ho riscontrato nel modo di
far politica nell’Ulivo - risponde - è stato il fatto che a tutti
è data la possibilità di offrire il proprio contributo. Quella
che viene chiamata ‘litigiosità’ è, in realtà, frutto
di una buona dose di democrazia interna, aperta al dialogo ed al confronto
continuo”.
Non poteva mancare naturalmente
un accenno al tema scottante della pace. Chianale confida di aver vissuto
“con travaglio” la vicenda degli Alpini in Afghanistan ed, ancor prima,
l’intervento in Kossovo. Ma “ora la situazione è diversa. E qui
non è ammissibile un voto di coscienza. Su un tema di questo genere
- a differnza delle questioni concernenti l’etica individuale, come la
procreazione assistita - il primo dovere è di rappresentare le istanze
dei cittadini... Sì anche mediante una bandiera esposta...”. Chianale
è rimasto colpito dall’ultimo appello del Papa, a fare di tutto
per evitare la guerra, perché non è una soluzione ai problemi,
e lascia indeterminato il futuro.
Fede e politica
Il riferimento al magistero papale
mi permette di aprire una finestra sul delicato rapporto fra fede e politica.
“Sicuramente, c’è un’ispirazione della fede sull’agire politico.
Certo, la visione di fede non può diventare strumento di lettura
univoco dei fatti. Ma l’essere credente in politica è fondamentale.
Permette di cogliere correttamente il rapporto fra ambizione personale
e spirito di servizio. Ed anche di vivere il rapporto con l’avversario,
non come nemico ma come colui che ha un’idea diversa. In tal senso, la
fede unisce anche fra opposti schieramenti, al di là di tutte le
divisioni...”.
Fra pubblico e privato
- Come riesci a conciliare privato
e pubblico, vita familiare e militanza politica?
- “Qui sta il difficile... - sospira
Chianale - Apprezzo, in mia moglie, il tenersi in disparte rispetto al
mio impegno politico”. Niente first lady, insomma, ma la disponibilità
da parte di tutti ad accettare i limiti imposti alla vita familiare. Per
la figlia adolescente il non poter avere un “papà normale”, con
cui passare più tempo.
d.p.a.