IVREA - Desiderio profondo di pace
e delusione per il fallimento, almeno fino a questo momento, delle trattative
diplomatiche e degli appelli per la pace giunti da ogni parte della terra,
in primo luogo quelli di papa Giovanni Paolo II.
Delusione forse anche in molti nei
confronti di Dio, che sembra non ascoltare le preghiere di tanti cuori
sinceri e generosi, le preghiere di tanti innocenti: particolarmente commoventi
le preghiere, i pensieri e i disegni dei bambini che sto incontrando nel
corso della visita pastorale.
E’ importante invece combattere
la delusione e la rassegnazione e vivere nella fede questo momento storico
particolarmente grave. La Chiesa in questi giorni mi appare come la vedova
della parabola evangelica (Lc. 18,1-8) che Gesù racconta sulla necessità
di pregare sempre senza stancarsi mai: sembra destinata a restare inascoltata
ma alla fine vince la sua preghiera insistente, a patto che sia disposta
a continuare senza stancarsi sino alla fine.
Pregare per la pace in questo momento
significa anzitutto purificare il nostro diffuso desiderio di pace, verificare
se per caso non sia inquinato dalla voglia di stare tranquilli, dalla paura
di una destabilizzazione che metta in crisi il nostro standard di vita.
Desiderare la pace vuol dire anche
ricordarsi di tutte le guerre di cui nessuno ora parla, anzitutto quelle
presenti nel continente africano: le loro vite valgono quanto tutte le
altre per cui trepidiamo. Cercare la pace significa prendere coscienza
ogni giorno di più che la pace ha un prezzo, come ricordava pochi
giorni fa il card. Martini in un articolo pubblicato dall’Osserva-tore
Romano, e pregare per la pace allora vuol dire chiedere al Signore di accrescere
la nostra disponibilità a pagare questo prezzo, a cambiare nella
nostra vita tutto ciò che si oppone ad una cultura della giustizia
e della pace: disponibili a rinunciare, se necessario, ad una parte del
nostro benessere per colmare l’abisso dell’ingiustizia globale.
Pregare per la pace vuol anche dire
non dimenticare che le radici della violenza e della guerra affondano nel
cuore dell’uomo: l’antico racconto biblico del peccato originale è
tutt’altro che una storiella innocua, buona magari per uno spot pubblicitario,
ma ci ricorda una tragica situazione di squilibrio nel cuore umano e dimenticarlo
vorrebbe dire una delle cause dei mali che si vogliono combattere. Saremo
chiamati a pregare per la pace e a costruirla fino alla fine dei tempi:
la gravità dell’ora attuale ci può aiutare a far diventare
l’impegno per la pace una dimensione permanente della nostra vita e dell’azione
pastorale delle nostre comunità.
Il tempo quaresimale che stiamo
attraversando ci offre un contesto spiritualmente favorevole per collegare
il nostro cammino di conversione personale con il cammino dell’umanità
verso la pace vera: la spinta iniziale ce l’ha data il Papa con l’invito
al digiuno nel primo giorno di Quaresima; non lasciamo cadere quella “provocazione”
ma continuiamo a raccoglierla e a tradurla in gesti quotidiani di conversione.
Guardando alle bandiere iridate
che sventolano su molte case come segno di speranza e di buona volontà
sale spontanea dal cuore una preghiera: Signore aiutaci a passare dalle
bandiere al cuore, a non attendere che siano gli altri a cambiare, a credere
alla potenza della tua parola e del tuo Spirito, che continua a soffiare
come il vento che tiene alti i colori delle nostre bandiere.
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