RIVAROLO - E' polemica sulla bandiera
della Pace che da circa una settimana campeggia sulla facciata del Municipio
di Rivarolo, non issata su uno dei pennoni che accolgono quelle istituzionali
(Regione Piemonte, Italia e Comunità Europea) ma appesa in posizione
appena più defilata - e comunque in bella vista - sulla ringhiera
del balcone del settecentesco Palazzo Lomellini.
A decidere di esporre il vessillo
dai colori dell'Arcobaleno sulla facciata del Comune è stato in
prima persona il sindaco di centrosinistra Edo Gaetano; a contestare tale
scelta è il consigliere di opposizione del gruppo misto (ma esponente
di An) Fabrizio Bertot. Il quale si è rivolto prima al capo dei
Vigili Urbani della città per ottenere la rimozione della bandiera:
quindi, dopo che quest'ultimo aveva ricevuto ordine dal primo cittadino
di non assecondare la richiesta, si è rivolto direttamente al Prefetto
di Torino per segnalare il caso.
Secondo Bertot, l'esposizione della
bandiera della pace, oltre a rappresentare un ossequio all'antiamericanismo
imperante, sarebbe un atto illegale dal momento che una recente direttiva
del Governo lo vieta facendo riferimento ad una disposizione del precedente
governo dell'Ulivo che, qualche anno fa (per evitare l'esposizione di bandiere
inneggianti alla Padania) aveva disposto che solo i vessilli istituzionali
potessero campeggiare sulle facciate dei Municipi. Per parte sua il borgomastro
ribatte che “...non può a mio giudizio essere illegale un simbolo
che si richiama alla pace, uno dei valori su cui si fonda la madre di tutte
le leggi cioè la Costituzione Italiana. Credo sia pensiero comune
a tutti i rivarolesi che la pace vada difesa ad oltranza: non credo dunque
nessuno possa sentirsi offeso da questa bandiera”.
RIVAROLO - Termina tra oggi e domani
a Rivarolo il viaggio del “Treno della memoria e dei diritti umani”, partito
da Torino il 25 gennaio scorso e fermatosi in vari centri della Provincia.
Un progetto itinerante dal
forte valore simbolico e dal grande impatto emotivo: uno spettacolo teatrale
dalla scenografia scarna, con la voce recitante di un unico attore a raccontare
il dramma della deportazione ad un pubblico di una ottantina di spettatori
per volta, tutti “costretti” a trovare posto in un carro-bestiame, in tutto
simile ai vagoni piombati su cui milioni di persone (in larga parte di
origine ebrea) compirono il loro viaggio verso i campi di sterminio nazisti.
Lo spettacolo andrà in scena
nella mattinata di oggi a beneficio delle scuole cittadine, mentre la replica
di domani, sabato 22 febbraio alle 16 alla stazione Satti è aperta
(e consigliata) a tutti.