Ennesimo atto vandalico ai danni
di una chiesa. La mattinata dell'altro ieri, mercoledì, è
toccato alla chiesa del SS. mo Salvatore nella centrale via Palestro, ad
Ivrea, a subire un grave attacco vandalico. Cavi dei microfoni strappati,
candeline votive asportate, danni arrecati qua e là all'edificio
sacro, da parte dei "soliti ignoti", forse indispettiti per non essere
riusciti a mettere a segno l'ennesimo furto delle offerte votive, a causa
dell'introduzione di cassette più sicure. Fra poco, con questo andazzo,
sarà difficile trovare una chiesa con le porte aperte, sempreché
portoni sbarrati, catenacci e chiavistelli, sistemi di sicurezza più
efficienti, siano in grado di tenere lontani i malviventi.
L'esito di questo stato di cose,
sarà, come è prevedibile, l'utilizzo delle chiese solo per
le funzioni liturgiche. Appena terminate, tutti fuori, ché è
ora di chiudere! C'è chi, invece, desidera ancora trovare una chiesa
aperta, uno spazio in cui raccogliersi in preghiera o anche solo per pensare
in pace ai fatti propri, senza stereo urlanti, telefonini squillanti, e
apparecchi tv accesi 24 ore su 24. Uno spazio in cui riascoltare il silenzio,
o almeno i rumori dell'esterno attutiti.
Che fare? Poiché l'istituzione
di una gendarmeria ecclesiastica non sembra essere all'ordine del giorno,
resta l'umile volontariato di chi si rende disponibile a "tenere aperta"
la propria chiesa, come servizio alla comunità, senza indossare
gli abiti del policeman, con la pistola nel cinturone. Com'era bello quando
il portone della chiesa parrocchiale era aperto...!, sento ancora sospirare.
Siccome noi preti non abbiamo poteri per chiamare in aiuto, che so?, una
schiera di cherubini, resta l'impegno di vigilanza di qualche volenteroso.
E pazienza se Sant'Antonio sarà
ancora costretto ad assistere impassibile al gesto di qualche ladruncolo
che gli sfila i soldini sotto il naso!
piero agrano