IVREA - LA VISITA. Una melodia insolita,
nostalgica e insieme ritmata, con l’insistenza tipica della musica orientale,
con suoni a volte squillanti di campanelli, a volte gravi di tamburi, accompagnata
dal caldo timbro di una voce che canta parole a noi incomprensibili, eppure
suggestive, evocatrici di sentimenti profondi... e intanto i giovani in
costume danzano in circolo, con una vitalità mai sopita, e trascinano
a poco a poco noi spettatori, che ci uniamo via via a questa danza che
è un abbraccio. Danzano con noi i seri delegati curdi, che sono
personalità politiche e amministrative, ora, ma a suo tempo alcuni
hanno combattuto sulle loro montagne contro la dittatura, e sono commossi.
E’ la festa di chiusura delle celebrazioni
per il gemellaggio Ivrea-Qala Diza, la sera di sabato 18, presso i locali
della Mensa Ico, con più di cento convenuti a cena, non solo da
Ivrea, ad esprimere l’amicizia al popolo curdo. La musica era eseguita
da un gruppo curdo di Alessandria; un gruppo italiano ha poi offerto musiche
occitane con la ghironda.
La visita della delegazione curda
aveva grande significato sul piano umanitario e politico, perché
ci ha insegnato molte cose. I due ospiti erano Omar Ahmad, vice governatore
della Provincia di Sulsimania, dove sorge Qala Diza, e già sindaco
di quella città, e Abdulrahman Hama, responsabile sanitario del
Kurdistan Irakeno e già direttore dell’Ospedale di Qala Diza. Ad
essi si è aggiunto giovedì 17 Baker Fattah, rappresentante
in Italia del Governo del Kurdistan Irakeno. Ci sono stati tre incontri
in Comune, con l’Amministrazione, stampa, autorità scolastiche,
genitori adottivi e la cittadinanza; incontri diversi con le scuole, a
Ivrea e Piverone, con gli operatori dell’ospedale, con le Amministrazioni
Provinciali e Regionali, a Torino. Nel fitto calendario, anche una breve
visita turistica a Ivrea e un incontro sulle nostre tradizioni popolari
con “amis ad Piassa dla Granaja”. La permanenza degli ospiti è durata
da martedì 12 a domenica 17, quando sono ripartiti per Firenze e
Bologna, dove hanno incontrato le comunità curde ivi residenti.
VALORE DEL GEMELLAGGIO. I delegati
curdi hanno espresso grande riconoscenza alla città di Ivrea per
quanto ha fatto e continua a fare. Prima di tutto è importante la
sensazione di non essere soli, loro che si possono definire “un popolo
negato”; poi la costruzione dell’Ospedale, realizzato nel ‘97 insieme alla
Comunità Europea, rappresenta un momento fondamentale per la rinascita
della città, distrutta completamente da Saddam nell’85.
L’ospedale, capace di 50 posti letto,
è al primo posto per efficienza nella regione, è un centro
non solo sanitario, ma anche di educazione e controllo igienico; da esso
dipendono 29 ambulatori nel territorio; si progetta di rialzarlo; si sta
attrezzando per accogliere (nel malaugurato caso di una nuova guerra) i
profughi che certamente vi affluiranno, data la sua posizione di confine.
E’ stato finora un centro di sicurezza per la popolazione, favorendo il
rientro dopo la distruzione della città, e fornendo anche occasione
di lavoro, prima per la sua costruzione e poi per il suo funzionamento.
Il sostegno di Ivrea servirà ora a garantire questo funzionamento;
inoltre è necessario un pulmino che trasporti celermente gli operatori
dell’ospedale (che abitano anche fuori città) al lavoro: i servizi
pubblici sono quasi inesistenti. Per l’acquisto di questo pulmino il comune
di Ivrea si è impegnato con circa la metà della somma occorrente.
Un altro pulmino è necessario
per i ragazzi che dal territorio vanno a scuola a Qala Diza; per questo
da mesi il Comitato per il Gemellaggio aveva aperto una raccolta di fondi,
che ha raggiunto la somma necessaria, che è stata consegnata ai
delegati. Questo intervento a favore dei ragazzi si aggiunge alle 120 adozioni
a distanza effettuate per iniziativa del Comitato e che costituiscono una
rete di solidarietà e di amicizia continua con il popolo curdo.
SITUAZIONE POLITICA ATTUALE. Naturalmente
ai delegati sono state poste domande esplicite circa la loro posizione
a proposito di una possibile guerra Irak-Usa. Risposte decise: noi non
vogliamo la guerra, che è sempre un danno e particolarmente lo sarà
per i curdi, perché Saddam immediatamente attaccherà loro
e le altre minoranze. Noi non siamo alleati degli Usa. Siamo contro il
regime di Saddam, ma vogliamo abbatterlo democraticamente, ad opera del
popolo curdo e non degli stranieri. Vogliamo uno stato irakeno democratico
e federale, che riconosca le nostre autonomie. Le opposizioni a Saddam,
sia in Irak che in Kurdistan, sono unite e collegate e agiranno. Non lasciatevi
impressionare dai risultati del referendum; il popolo irakeno è
contro Saddam. Nel Kurdistan irakeno negli ultimi tempi i due grandi antagonisti
si sono riuniti; il Parlamento è formato da entrambi.
Importante la precisazione riguardo
all’embargo all’Irak, giustamente criticato da tante parti. In base agli
accordi stipulati nel ‘96 dall’Onu con il governo irakeno, accordi detti
“oil for food” (cioè petrolio per cibo), una certa quantità
di petrolio viene venduta dall’Irak in cambio di aiuti proporzionati alla
popolazione. La Regione del Kurdistan riceve il 13% di questi aiuti (poiché
appunto i curdi sono il 13% della popolazione irakena). Questi aiuti vengono
distribuiti regolarmente (e il dottor Abdulrahman è uno dei responsabili
di questa operazione); ora nella regione del Kurdistan nessuno muore di
fame; si vive poveramente, ma non miseramente. Perché nell’Irak
questo non avviene? Spontaneo è pensare a cattiva distribuzione,
corruzione, rivendita del cibo clandestinamente per denaro da usare per
armi...
Perché - chiede Graziella
Bronzini nella discussione - nessun nostro parlamentare si è mai
recato nel Kurdistan? Perché non si chiede a Saddam come contropartita
alla revoca dell’embargo di riconoscere i diritti dei curdi?
I delegati curdi hanno lasciato
Ivrea commossi e riconoscenti; non si aspettavano tanto calore e tanta
partecipazione dall’Amministrazione, dal Comitato, dai cittadini. Ci aspettano
per ricambiare a Qala Diza!
liliana curzio