IVREA - RICONOSCIMENTO UFFICIALE
A MIN KO NAING, LEADER STUDENTESCO IMPRIGIONATO Dove i diritti
hanno cittadinanza Nel ‘cantiere’ di sabato scorso
in primo piano Birmania e pena di morte IVREA - Non solo un Convegno, ma
un “Cantiere dei diritti umani”, quello che si è svolto ad Ivrea
nei giorni 18-19 ottobre, ad iniziativa della Città di Ivrea;
un cantiere, perché vuole essere la tappa di una mobilitazione di
tutta la cittadinanza che continui nel tempo. Una tappa, non un inizio,
perché da tempo il Consiglio Comunale di Ivrea prende iniziative
volte al rispetto dei diritti umani nel mondo. Dopo il conferimento, lo
scorso anno, della cittadinanza onoraria a Rigoberta Menchu, il 1°
luglio il Consiglio comunale ha deliberato il conferimento della cittadinanza
a Min Ko Naing, prigioniero di coscienza nelle carceri della Birmania.
La cerimonia per la consegna è
avvenuta nella mattinata di sabato 19, al teatro Giacosa, con la presenza
in sala di numerosi giovani (motivo di speranza) grazie anche alla sensibilizzazione
svolta da Amnesty International nelle scuole. Molti giovani pure la sera
prima, sempre al Giacosa, allo spettacolo “Io amavo la pioggia”, che con
semplicità ed efficacia presentava la dolorosa esperienza del condannato
nel braccio della morte.
Molti significativi interventi hanno
tracciato la situazione della Birmania e la necessità del nostro
impegno. I rappresentanti di Amnesty International (uno dei promotori del
convegno), Marco Baffoni per il gruppo di Ivrea e Paolo Bobbiati per la
Sezione italiana, hanno parlato delle condizioni di vita della Birmania,
dopo che nell’88 i militari hanno preso il potere: pulizia etnica, contro
le numerose minoranze del paese, tortura, lavori forzati per i prigionieri
(sono 1400 i prigionieri politici), di conseguenza grande esodo di profughi
e guerriglie. Chiusura delle scuole superiori per sette anni (tranne quelle
gestite dai militari); oggi sono riaperte, ma spostate le Università
in zone periferiche e isolate della capitale. Proibiti i telefonini e Internet.
La pressione dell’opinione pubblica mondiale è determinante per
cambiare le cose. A causa di questa di recente sono stati revocati gli
arresti domiciliari alla signora Aung Song Suu Kyi, leader democratica,
ma nulla è cambiato all’interno del paese. Bruno Mellano, del Partito
Radicale Transnazionale, che ha sperimentato le carceri del Lace, per aver
manifestato per i diritti di quel paese, richiama l’Occidente alle sue
responsabilità, quando ignora quanto accade nei regimi dittatoriali,
in continua violazione ai diritti internazionali sottoscritti.
La testimonianza più forte
è quella che viene da Naing Ko Ko, ora in esilio in Thailandia,
per sette anni prigioniero in Birmania, per aver partecipato alle proteste
studentesche. Con pudore ha raccontato qualcosa delle torture subite (“non
oso farlo”), delle quali basta sapere della “cella da cani”, dove per sei
mesi è stato isolato, trattato proprio come un cane, senza vestiti,
con il cibo gettato a terra, l’obbligo di abbaiare in risposta al proprio
nome... E questo perché aveva nascosto nella sua cella un dizionario
inglese e delle riviste, mentre è proibito ai prigionieri leggere
e scrivere (ma loro riescono a farlo con dei bastoncini sulle buste di
plastica). Naing Ko Ko ci ha parlato di Ming Ko Naing: è in carcere
dall’89, come leader del movimento studentesco nonviolento Abfsu (di cui
è stata portata a Ivrea la bandiera), condannato a 10 anni, non
è ancora stato liberato; oggi ha 40 anni, il suo vero nome è
Paw U Tun. Chissà se verrà a sapere di questo riconoscimento
che Ivrea gli conferisce; certo la notizia sarà diffusa dalle radio
libere che esistono anche nell’Est asiatico e avrà il suo peso di
pressione sul governo birmano.
La pergamena con la motivazione
della cittadinanza viene consegnata nelle mani di Naing Ko Ko, che nel
ringraziare promette di continuare la lotta, perché “abbiamo ragione
noi!”.
Durante la cerimonia, tre significativi
interventi. Mario Benni, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ivrea,
che con altri aveva sollecitato il riconoscimento a Min Ko Naing, ha osservato
con amarezza quanti siano i paesi dove ancora vige la tortura e la pena
di morte e ha sottolineato come tra i diritti umani siano anche i diritti
economici, garanzia di un pieno sviluppo della persona. Troppo forte invece
è la divisione della società in troppo ricchi e troppo poveri.
Concetto che è stato ribadito anche dal sindaco Grijuela: accanto
alla sfida per la democrazia, cui l’Occidente è chiamato, c’è
anche la sfida per un nuovo modello di sviluppo che dia al mondo un nuovo
assetto economico.
Un profondo richiamo spirituale
nelle parole di mons. Miglio: è dovere del cristiano contribuire
alla edificazione della società civile; il concetto di cittadinanza
richiama le parole della famosa “Lettera a Diogneto”, là dove afferma
che i cristiani partecipano a tutto come cittadini e ogni terra straniera
è la loro patria. Per essere veramente cittadini del mondo, dice
il Vescovo, bisogna prendere sul serio la cittadinanza locale, per evitare
ogni individualismo; il confronto con le altre città servirà
anche a migliorare la nostra, aprirsi agli altri vuol dire diventare migliori
noi.
Un impegno dunque per tutti.
liliana curzio