FRASSINETTO - Nel pomeriggio dello
scorso lunedì 19 agosto anche la Quinzeina, improvvisamente coperta
da dense nuvolaglie scure di un temporale soltanto minacciato, con un lontano
rombo di tuoni sembrava voler salutare Gilberto Craveri durante il suo
ultimo viaggio lungo le strade del paese di Frassinetto di cui, dal 1983
al 2001, era stato sindaco. Ai piedi della montagna frassinettese, nelle
vie e piazze del “balcone del Canavese”, un mesto ed imponente corteo seguiva
intanto il feretro, portato a spalle dagli alpini del gruppo di Frassinetto,
preceduto dai gonfaloni dei comuni delle valli Orco e Soana e di numerosi
altri paesi e città del Canavese. E poi sindaci, presidenti ed amministratori
di comunità montane, parlamentari, assessori regionali e rappresentanti
di numerose associazioni, ma soprattutto una folla enorme di frassinettesi
residenti e villeggianti, di gente salita dalle valli Orco e Soana e dall’intero
Canavese per dare l’ultimo saluto a “Gil” Craveri, all’amico, all’ex compagno
di lavoro, all’amministratore pubblico.
Gilberto Craveri, che aveva
57 anni ed era un ex-dipendente Olivetti ora in pensione, viveva con la
moglie Rita, il figlio Fabio con la nuora Mara e i nipotini Alessia e Simone,
e i suoceri Agnese e Romano, nella bella casa di “vì- Burgiàl”
nel centro storico di Frassinetto. Era un uomo che amava il suo paese e
la montagna e che mai si era rassegnato a considerarla un “mondo dei vinti”.
Ed è proprio in forza di
questa consapevolezza che nel 1983, alla sua prima esperienza amministrativa,
venne eletto sindaco di Frassinetto, risultando successivamente riconfermato
per altre tre volte alla guida del piccolo Comune montano.
Poi, nel 2001, in seguito alla legge
che impedisce il terzo mandato consecutivo ai Sindaci, non aveva più
potuto ricandidarsi come primo cittadino, ma era rimasto nell’amministrazione
pubblica con la carica di vicesindaco di Frassinetto ed era stato nominato
assessore ai servizi socio-sanitari della Comunità Montana Valli
Orco e Soana. E, proprio in veste di assessore della Comunità Montana,
si era impegnato fino all’ultimo, quando già la breve ed implacabile
malattia lo aveva colpito, per l’apertura dell’ambulatorio pediatrico montano
a Pont Canavese. Dopo un’ultima sosta del feretro nell’atrio del Comune
di Frassinetto, il corteo ha raggiunto la vicina chiesa parrocchiale per
il rito funebre, dove, durante l’omelia, il parroco don Fiorenzo Rastello
ha ricordato con commozione Gilberto Craveri, il suo impegno per la comunità
frassinettese, il suo ottimismo contagioso, la sua voglia di fare e di
costruire un futuro possibile per chi ancora vive sulle nostre montagne.
E la stessa sincera partecipazione
al dolore di una famiglia che, in questo caso, si dilatava diventando anche
quello di un’intera piccola comunità alpina, si è sentita
palpabile anche nei successivi interventi dell’attuale sindaco di Frassinetto
Bartolomeo Truffa, di politici e pubblici amministratori, di rappresentanti
di enti ed associazioni, a conferma che Craveri aveva saputo portare il
suo entusiasmo, le sue idee e la sua opera di pubblico amministratore ben
oltre i confini di Frassinetto, facendosi apprezzare ovunque e guadagnando
anche il rispetto di chi pure non la pensava come lui.
m.p.
“Secondo me, se perdiamo ancora qualche
anno, poi sarà troppo tardi per salvare la montagna”: con queste
parole, in un certo senso profetiche, diciassette anni fa l’allora sindaco
Gilberto Craveri concludeva un’intervista rilasciata al nostro “Risveglio
Popolare”.
Correva l’anno 1985 e, da soli due
anni, Craveri era alla guida dell’amministrazione comunale di Frassinetto:
paese a mille metri di altitudine con poco più di trecento abitanti
sparsi tra il capoluogo e le tante borgate, molte delle quali allora ancora
prive di acquedotti e fognature; un’economia basata su agricoltura e zootecnia
ormai in disarmo, nessuna industria in loco ed un po’ di turismo ed edilizia
alimentati dalle seconde case dei villeggianti e degli abitanti emigrati
nelle città di pianura; la scuola elementare che rischiava di chiudere
per mancanza di alunni. Problemi da far tremare i polsi, con cui peraltro
hanno dovuto e devono fare i conti molti altri Comuni della montagna piemontese
più povera e marginale, ma che Gilberto Craveri negli anni successivi
seppe affrontare con un entusiasmo coinvolgente unito alla concretezza
tipica dei montanari, ottenendo risultati importanti pur tra inevitabili
amarezze, come la costruzione dell’elettrodotto ad alta tensione “Superphoenix”
che deturpò la Quinzeina e la più recente “espropriazione”
da parte degli enti pubblici superiori degli acquedotti comunali, in seguito
all’applicazione della “legge Galli”. Ma Craveri non si dava mai per vinto
e proseguiva, con determinazione e coerenza, nelle sue battaglie combattute
non solamente a difesa del suo paese, ma più in generale della montagna
e della sua gente, senza mai risparmiarsi perché aveva compreso
che non c’era più tempo da perdere altrimenti per le nostre valli,
private degli ultimi servizi pubblici e delle loro uniche ricchezze costituite
da ambiente e risorse idriche, sarebbe stata davvero la fine. Battaglie,
vinte e perse, che lo hanno fatto conoscere ed apprezzare anche al di fuori
della Comunità Montana Valli Orco e Soana, dove da circa un anno,
non potendosi più ricandidare a sindaco di Frassinetto, ricopriva
la carica di assessore ai servizi socio-sanitari. E poi le tante opere
pubbliche realizzate a Frassinetto: gli acquedotti e le fognature che molte
frazioni aspettavano da decenni, gli impianti sportivi, le nuove strade
e piazze in corso di completamento, l’apertura di un asilo gestito con
la collaborazione delle mamme dei bimbi. E dove l’ente pubblico non poteva
arrivare, Craveri è intervenuto anche di persona: come quando, alcuni
anni fa, Frassinetto rimase senza il negozio di alimentari, ed egli fu
promotore della costruzione di un locale che oggi ospita quello che, a
ragione, considerava un servizio essenziale per abitanti e villeggianti
del paese. Ed ora, dopo la sua fulminea e prematura scomparsa, Frassinetto
si sente orfana di un uomo di cui aveva ancora tanto bisogno, che gli aveva
ridato speranza quando tutto sembrava perduto, che ne aveva spezzato il
secolare isolamento con il suo attivismo indomito, e si interroga su come
affrontare il futuro senza poter più contare su di lui, sempre presente
e disponibile con tutti. Una cosa è certa: con Gilberto Craveri
la montagna valligiana e la sua gente hanno perso un amico sincero e leale,
che lascia un grande vuoto nel cuore di tutti quelli che lo hanno
conosciuto.
marino pasqualone