L'arrivo dell'estate restituisce
interesse alla montagna, luogo di villeggiatura e di vacanza. Nei territori
montani la domanda/offerta legata al tempo libero ed alla sue esigenze
crea e sviluppa una sua economia. Ma la montagna non è solo luogo
di villeggiatura, di aria fresca e di passeggiate amene. Nonostante il
suo spopolarsi legato ai processi di urbanizzazione, la montagna è
stata ed è luogo di vita. Una vita spesso dura, soggetta a pesanti
sacrifici. E' comprensibile che la ricerca di una standard di benessere
più elevato abbia allontanato molti dalla montagna, disperdendoli
nel mondo, ponendoli sui sentieri più svariati. C'è allora
una responsabilità della memoria, da custodire, di quella vita e
di quella cultura. A queste finalità sono orientate le iniziative
sugli spaciafurnej (= spazzacamini) di Locana e sui minatori di Traversella,
di cui si riferisce in questo giornale.
Resta però una domanda di
fondo. Le nostre montagne, per quanto riguarda gli insediamenti umani e
le civiltà a cui hanno dato vita, sono destinate a divenire solo
'musei a cielo aperto'? a scomparire come luoghi di vita, oltre il periodo
delle vacanze? E' una domanda che qualcuno troverà ingenua, o dagli
esiti scontati. Quale vita offrire a coloro che restano? Quali servizi
sociali? Certo, non è facile conciliare l'esigenza di assicurare
un servizio scolastico di buona qualità, non gravato da troppe pluriclassi,
con l'attenzione necessaria da prestare ai luoghi montani e alle loro esigenze
caratteristiche. Così anche il dibattito se sopprimere o mantenere
in vita una scuola di montagna (vedi la discussione sulla scuola della
borgata Casetti, di Locana) è occasione per affrontare complessivamente
una problematica più ampia. I nostri corrispondenti ne hanno scritto
tante volte. Continueremo a parlarne.
piero agrano