Erano scatenate più che mai
le cantanti / ballerine dei “Papa leguas” che si esibivano la scorsa domenica
alla “Festa Brasiliana” di Albiano. Una massiccia iniezione di euforia
veniva - a loro e alle molte brasiliane presenti - dalla doppietta con
cui Ronaldo, sconfiggendo la Germania, aveva collocato la nazionale “carioca”
al punto più alto della gerarchia calcistica: Brasil pentacampeao,
Brasile cinque volte campione! Già, il Brasile. Nell’immaginario
collettivo il Brasile equivale alla samba, al Carnevale di Rio e a Copacabana,
a Barrichello e a Ronaldo, ad Ayrton Senna e a Pelé. Un Brasile
geniale, gaudente, passionale ed eccentrico, sempre sopra le righe, come
le follie del suo Carnevale. Ma c’è un altro Brasile, che abbiamo
imparato a conoscere in questi anni. Il Brasile delle favelas, del sertao
e dei meninos da rua, del movimento sem terra, e della Teologia della Liberazione.
Luogo in cui sembra concentrarsi il massimo della disuguaglianza sociale,
fra ricchi e poveri, fra latifondisti e sfruttati; ma anche originale “laboratorio
di Chiesa”, come recita il titolo dell’ultimo numero della rivista internazionale
di teologia Concilium.
E’ il Brasile con cui si è
sviluppata, ormai da alcuni decenni, su iniziativa di mons. Bettazzi, una
bella storia di gemellaggio fra la nostra diocesi e quelle di Barra e di
Barreiras. Una storia che ci ha aperto gli occhi non solo sui drammi della
povertà, dell’ingiustizia e delle gravi diseguaglianze, ma sulle
potenzialità di una Chiesa che si ricostruisce “dal basso”, dai
poveri, attraverso le “comunità di base”. Che valorizza il laicato
e la festa; che sogna e costruisce una chiesa diversa.
Quale lo scopo di questa pagina?
Correggere lo stereotipo che abbiamo sopra evocato, richiamando sommariamente,
attraverso alcune testimonianze (di un padre missionario, di una
donna brasiliana approdata da noi), quella storia ancora in atto e promettente,
che ha segnato la nostra diocesi.
Uno sguardo affettuoso sul Brasile
Al “cuore del Brasile” Mons. Pedro
Casaldaliga ha indirizzato una lettera aperta, pubblicata sul numero già
citato di Concilium. Don Pedro è stato inviato in Brasile come missionario
claretiano. Si è talmente “inculturato” in esso da diventarne una
delle voci profetiche più ascoltate. Nella sua “lettera”, mentre
coglie alcuni tratti essenziali del Brasile, richiama alla nazione che
è diventata sua patria e chiesa adottiva le responsabilità
che le derivano.
- Brasile - scrive Padre Casaldaliga
- sei meravigliosamente molteplice. In te si assomma una grande parte delle
culture del mondo. Anche per necessità, ma soprattutto per vocazione
cosciente, libera, creativa, devi essere accogliente, ecumenico, “macroecumenico”.
- Brasile, devi soprattutto, una
volta per sempre, accettarti come indigeno ed africano. La prima componente,
è quella che ha conosciuto, agli inizi della colonizzazione, il
sacrificio di più di cinque milioni di indigeni. E’ il Brasile delle
culture e delle popolazioni violate e talora distrutte dalla colonizzazione
europea. C’è poi la componente degli “afrodiscendenti”, dei quilombos,
comunità negre dei discendenti, degli schiavi, che hanno mantenuto
un forte legame con il passato. L’Africa è la tua maggiore madre.
Brasile, tu sei il secondo paese africano del mondo, superato solo dalla
Nigeria. Tu sei, felicemente, un’anima negra, con tutte le potenzialità
della negritudine, se accettata con fierezza. Eppure, ammonisce il presule,
vive ancora in te, a livello ufficiale e popolare, un’apartheid diffusa,
nella condivisione dei beni e delle opportunità... Oltre al debito
estero e ai debiti sociali, tu hai, o Brasile, un grandissimo debito verso
gli Indigeni ed un enorme debito verso l’Africa.
- Questa tua grandezza, o Brasile,
ti viene, in gran parte, dall’essere figlio dell’immigrazione. Ed ecco
la responsabilità che corrisponde a questa “eredità”: l’accoglienza
ed il sostegno degli immigrati di oggi, a cominciare dai retiranti, quegli
abitanti del nord e del centro che, a causa delle carestie, sono spinti
ad emigrare verso il sud più ricco. Esiste tanto Brasile retirante,
osserva Casaldaliga, entro l’immensa casa brasiliana e in tutto il mondo.
A quel compito è collegata un’ulteriore responsabilità che
riguarda la condivisione di due grandi ricchezze ora “a rischio”: l’acqua
e la terra.
- Brasile, tu sei profondamente
religioso, lo sei in maniera esuberante, e in te ci sono tutte le fedi
e tutti i misteri. Non è una responsabilità di poco conto
quella di sviluppare un dialogo ecumenico ed una convivenza interreligiosa
e, al tempo stesso, salvaguardare l’originalità di ogni fede dal
rischio del sincretismo e, dall’altro canto, del fondamentalismo proselitistico
delle sette.
- La tua vita religiosa, osserva
ancora Casaldaliga, è connaturalmente gioiosa: celebri la vita,
danzi la vita, sai riempire le liturgie di luce, di musica, di colori...
- La tua fede, denunciata molte
volte come “ignorante”, senza catechesi e senza basi, staccata dalla vita
- qui Casaldaliga non rinuncia ad una punta polemica - ha saputo produrre
la più ricca serie di pastorali che abbracciano tutti i settori
della vita umana. “Pastorali” che hanno i loro cardini comuni nella spiritualità
e teologia della Liberazione, nelle comunità ecclesiali di base,
nella bibbia messa nelle mani del popolo... Ed ecco la raccomanda-zione:non
cedere alla tentazione di sentirti grande... riconferma la tua opzione
fondamentale per i poveri. E’ la scelta assunta dall’episcopato latino-americano
a Medellin (1968), a Puebla (1979) e rilanciata a Santo Domingo (1994).
- Molti hanno sognato, conclude
Casaldaliga, hanno lavorato, sofferto fino al dono della vita, per un Brasile
diverso, nel quale trovino posto tutti i Brasili, con tutti i loro figli
e le loro figlie, un Brasile finalmente democratico ed affrancato dal “colonnellismo”.
Nel 2001, ricorda Casaldaliga, si è celebrato nella città
di Ribeirao Cascalheira, nel Mato Grosso, il pellegrinaggio dei Martiri
del Cammino latinoamericano. Ricordando coloro che hanno vinto il peccato,
la schiavitù e la morte e vivono gloriosi, “pasqua nella Pasqua”,
si è pregato:
- Dio della vita e dell’amore, Trinità
santa... versa anche in noi il tuo Spirito di unione, di forza, di allegria,
perché diamo totalmente la nostra vita per la causa del tuo Regno.
Anche questo è Brasile.
d.p.a.