MONS. BETTAZZI IN VISITA IN MESSICO
HA INCONTRATO IL NUNZIO MONS. BERTELLO E MONS. SAMUEL RUIZ Fiorisce in Chiapas
il diaconato permanente Tanto da creare anche qualche
imbarazzo...
Ho sempre nel cuore e nelle preghiere
la carissima diocesi di Ivrea, di cui sono ancora vescovo, ovviamente emerito!
Ma non voglio annoiarla col resoconto delle mie peregrinazioni attraverso
l'Italia per conferenze o per predicazioni di esercizi. Questa volta,
però, voglio comunicare che sono stato in Messico, partecipando
ad un viaggio organizzato da Pax Christi italiana come solidarietà
al Chiapas.
* * *
Come si sa il Chiapas fa parte degli
"Stati Uniti del Messico", ed è assurto a notorietà internazionale
per la rivolta degli “zapatisti,, guerriglieri mascherati, etichettati
sotto il nome di Zapata, un eroe dell'indipendenza messicana (una specie
di... Garibaldi), costituitisi per rivendicare un maggior riconoscimento
dei diritti degli indigeni (gli antichi Maya, oggi suddivisi in molteplici
gruppi, anche linguistici), che in quegli Stati del Sud raggiungono il
settantacinque per cento della popolazione. Credo peraltro che se gli zapatisti,
comandati da Marcos (che si definisce subcomandante, strumento del popolo
che è il vero comandante), si sono affermati nel Chiapas negli anni
'90, è perché hanno trovato il terreno preparato dall'azione
che fin dal 1960 mons. Samuel Ruiz, vescovo allora trentaseienne, iniziò
a favore degli indios, che costituivano appunto la maggioranza della popolazione
della diocesi, allora estesa all'intero Stato del Chiapas (oggi suddiviso
in tre diocesi).
Don Samuel, come lo chiamano, s'è
impegnato per il riconoscimento del valore delle antiche culture, non solo
di fronte alle strutture civili ma anche a quelle ecclesiali, che privilegiano
tutte i cosiddetti "meticci, mentre ad esempio agli indigeni era precluso
il sacerdozio (il 6 aprile verrà ordinato il primo sacerdote di
una delle etnia maya!). In questa linea egli ha promosso numerosi congressi
anche di respiro internazionale, dal primo agli inizi degli anni '70 a
quello del 1992 per il quinto centenario della "conquista" (più
che della "scoperta") dell'America Latina. Una delle iniziative conseguenti
a questo impegno è stata la promozione del Diaconato permanente:
sono già oltre trecento i diaconi (uomini sposati, che abitano e
lavorano all'interno delle comunità che li eleggono) che assicurano
il culto e la vita religiosa di località in cui il sacerdote arriva
- quando arriva! - ogni tre-quattro mesi.
Questo moltiplicarsi di diaconi
(altri trecento sono in attesa) ha destato alcune preoccupazioni, sia di
fronte alle altre diocesi messicane, messe di fronte a paragoni inquietanti,
sia di fronte al Vaticano, timoroso che questa massa di diaconi sposati
possa un giorno chiedere con insistenza il sacerdozio per garantire alle
popolazioni disperse una vita ecclesiale più qualificata. Forse
è per questo che al vescovo Samuel Ruiz, prima ancora dello scadere
del settantacinquesimo anno di età, fu dato un "Coadiutore con diritto
di successione", il quale però, resosi coerente con la pastorale
del vescovo responsabile, venne trasferito ad altra sede al momento in
cui avrebbe dovuto assumere la successione; e venne nominato come vescovo
successore il vescovo di una delle altre due diocesi dello Stato, forse
giudicato più "moderato". Ma anche questi s'è reso conto
dell'importanza dell'impostazione data da mons. Samuel Ruiz, oltretutto
ispirata al Concilio Vaticano II, in particolare al Decreto missionario
"Ad gentes", che raccomanda pastorali autoctone per la varietà delle
popolazioni, ed ha deciso l'ordinazione di alcuni diaconi provocando un
intervento del Vaticano che interdice per alcuni anni la nomina di nuovi
diaconi.
Questa vicenda, divenuta di dominio
pubblico, ha acceso commenti e dispute sui giornali nei giorni stessi in
cui eravamo presenti. Ne abbiamo colto gli echi nei molti incontri che
abbiamo avuto con diversi organismi, civili ed ecclesiastici, impegnati
per la politica e la pastorale indigena; soprattutto l'abbiamo colta nella
alcune visite fatte a villaggi e comunità periferiche, ad esempio
ad Acteal dove furono assassinati dall'esercito e da forze paramilitari
quarantatre civili, anziani, donne e bambini, come azione deterrente antizapatista
(a me ha richiamato l'eccidio nazista di Marzabotto). Fra l'altro la presenza
dei diaconi rafforzerebbe l'identità cattolica di fronte al diffondersi
di "sette" cristiane, favorite dagli USA anche con finalità politica,
con tensioni sfociate anche in vicende sanguinose. Ne abbiamo parlato anche
con lo stesso mons. Samuel Ruiz, che abbiamo incontrato a Città
del Messico, dove ha accettato di presiedere (parlando un ottimo italiano)
la concelebrazione al Santuario della Madonna di Guadalupe.
Ne abbiamo parlato anche con il
Nunzio Apostolico, ora impegnato nella preparazione della prossima visita
del Papa (fine luglio) che viene a canonizzare Juan Diego, l'indios coinvolto
nella apparizione della Madonna di Guadalupe e di tutta l'America Latina.
Ma il Nunzio è il nostro (di Foglizzo!) mons. Giuseppe Bertello,
che non solo ha voluto invitarmi un volta a cena con alcuni membri del
nostro gruppo, ma ha voluto venirci a salutare alla partenza all'aeroporto,
destando fra l'altro un'ottima impressione in tutto il gruppo.
* * *
E' in questo spirito che sono lieto
di rivolgere a tutti un cordiale augurio di Pasqua: che sia per tutti una
Pasqua di risurrezione. Come dicevo agli amici, commentando il Vangelo
della risurrezione di Lazzaro durante l'ultima Messa in Chiapas, Gesù
col suo: "Lazzaro, vieni fuori!" sollecita ognuno di noi a uscire dalla
tomba delle nostre chiusure, del nostro egoismo, della nostra indifferenza
per rispondere alla chiamata d'amore che Dio ci fa giorno per giorno, momento
per momento e metterci costantemente al servizio dei fratelli a cominciare
proprio dai più piccoli e dai più poveri, dai più
sofferenti e più emarginati, e non come opzione di beneficenza,
ma come dovere di giustizia e di amore. Questa è la vera Pasqua,
con Cristo, in Cristo e per Cristo.
Auguri cordialissimi a tutti.
+ luigi, vescovo emerito