Gent.mo sig. Andrea Benedino,
La ringrazio per la sua lettera del 6 marzo u.s. ricevuta via e-mail,
e voglia scusare se solo oggi riesco a dare risposta. Sono certamente d’accordo
con lei nel desiderare che il dialogo continui, pur nella diversità
delle posizioni, per questo spero di poter offrire qualche chiarificazione.
L’iniziativa del legale rappresentante dell’ente diocesano proprietario
dell’Oratorio S. Giuseppe si basa sulla convenzione a suo tempo stipulata
con i responsabili dell’Abcinema e da loro accettata: evidentemente già
in quel momento si pensava che sarebbero potuti sorgere dei contrasti tra
una struttura diocesana e l’attività di una gestione cinematografica
totalmente laica.
Non è stato detto no ad ospitare un dibattito sui problemi dell’omosessualità,
ma ad una rassegna prolungata di film contenenti messaggi che vanno indubbiamente
in direzione opposta all’insegnamento cristiano proposto dalla chiesa.
Il fatto che la rassegna sia giunta alla seconda edizione ha inoltre
contribuito ad alimentare in molti l’equivoco che ci fosse un consenso
almeno indiretto da parte della proprietà, stante il testo della
convenzione.
La ringrazio per l’invito ad avere un dialogo ed un confronto: è
una proposta che in sede diocesana troverà sicuramente accoglienza
non solo da parte mia, ma di tanti altri. Il 15 settembre 2000 scrivevo,
come lei mi ricorda, che “questo dibattito deve toccare profondamente i
credenti e la comunità cristiana non solo per chiedere - com’è
giusto - rispetto, accoglienza, vicinanza, superamento della cultura dei
tabù, impegno per una vera educazione ad una sessualità serena
e libera, cioè capace di operare delle scelte e soprattutto di donare.
Quando tutto questo è mancato - e molte volte è mancato -
non siamo stati fedeli al Vangelo”. Nello stesso articolo scrivevo anche:
“la fede cristiana ci propone un progetto di vita che tocca tutte le dimensioni
dell’esistenza... sarebbe contraddittorio per i credenti consentire ad
una cultura che mini alla radice le strutture della vita, della persona,
della famiglia... ci troveremo sempre d’accordo ad esigere rispetto ed
accoglienza per tutti, non invece a costruire una società indifferente
o contraria ai valori etici che per noi hanno radici di fede ma che l’esperienza
anche recente dimostra essere fondamentali per ogni società che
voglia essere a misura d’uomo”.
Si tratta di temi fondamentali, che riguardano tutti e non solo chi
vive la condizione omosessuale, sui quali le prospettive etiche insegnate
dalla chiesa divergono - non è un mistero - rispetto a quelle dei
movimenti gay e di una larga parte dell’opinione pubblica: dobbiamo rispettarci
e ascoltarci, ma anche avere coscienza delle posizioni diverse; dialogo
significa chiarezza, e una diocesi ha il dovere della chiarezza anzitutto
nei confronti di quanti vogliono sapere qual è l’insegnamento cristiano
oggi, con il conseguente orientamento educativo.
La tradizione di apertura al dialogo e al confronto della diocesi d’Ivrea
resta intatta e vuole continuare nel massimo rispetto per ogni persona
e nella fedeltà all’insegnamento cristiano come viene proposto dalla
chiesa: è la porta stretta di cui parla il Vangelo, ma è
anche la via dell’autenticità e della libertà vera.
Sono a mia volta disponibile per un incontro.
Con stima e cordialità.
+ arrigo miglio
Ivrea, 12 marzo 2002