Ill.mo Monsignore, apprendo
ora di una lettera firmata dal responsabile dell’Opera Diocesana Preservazione
della Fede che diffiderebbe la Cooperativa Rosse Torri dall’utilizzare
i locali dell’ABCinema per le proiezioni e i dibattiti previsti nell’ambito
della rassegna “Ivrea la Gay - Incontri con la cultura omosessuale”, organizzata
dalla Cooperativa medesima in collaborazione con alcune associazioni locali
e torinesi e che vede il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune
di Ivrea.
Ben conoscendo la lunga tradizione
di apertura al dialogo e al confronto della Diocesi di Ivrea nei confronti
di tutte le minoranze discriminate, tale decisione dell’Opera Diocesana
ha destato in me e in tutti gli organizzatori di tale rassegna profondo
stupore e sconcerto.
Ricordo ancora le illuminate parole
che Ella scrisse il 15 settembre del 2000 sul Risveglio Popolare per commentare
l’intervento con il quale dichiaravo alla mia città la mia omosessualità.
Ella scriveva infatti: “In certi
dibattiti le persone vengono identificate e ridotte al proprio orientamento
sessuale. Ma questo dibattito deve toccare profondamente i credenti e la
comunità cristiana non solo per chiedere - com’è giusto -
rispetto, accoglienza, vicinanza, superamento della cultura dei tabù,
impegno per una vera educazione ad una sessualità serena e libera,
cioè capace di operare delle scelte e soprattutto di donare. Quando
tutto questo è mancato - e molte volte è mancato - non siamo
stati fedeli al Vangelo”.
Rispetto, accoglienza, vicinanza:
questo si chiedeva alla società come obiettivo di tale iniziativa.
Il programma di incontri si concentrava sul tema del disagio degli adolescenti,
sulla questione delle donne, sulla letteratura, sul cinema impegnato. Perché
impedirlo? Perché operare questa forma di censura, di chiusura preventiva
al dialogo ed al confronto? Perché soprattutto farlo ora, quando
la rassegna è giunta alla sua seconda edizione, senza aver mai sollevato
prima certi problemi?
Non posso credere che Ella abbia
mutato idea rispetto a quanto affermava nel settembre 2000: preferisco
credere che tale decisione derivi da un eccesso di zelo di qualche suo
sottoposto e che quindi si possa riconoscere l’errore in cui si è
intercorsi e provare a trovarvi una soluzione.
A tal fine mi rendo da subito disponibile
ad incontrarla per spiegarle meglio i contenuti della rassegna, certo che
quando Ella li conoscerà più profondamente, non potrà
farci mancare il Suo importante appoggio al fine di trovare una soluzione
che consenta alla rassegna di proseguire.
Non chiuda la porta al dialogo,
La prego.
Rispettosamente.
andrea benedino
Ivrea, 6 marzo 2002.