SALASSA - Il progetto del
nuovo ponte sulla Pedemontana di Salassa - e, più in generale, la
politica di intervento sull'Orco per riparare ai disastri causati dalla
recente alluvione ed impedirne di nuovi - continua a dividere i sindaci
altocanavesani e gli enti superiori cui spetta la messa in sicurezza del
torrente. I termini della vicenda sono ormai noti: la decisione dell'Anas
di ricostruire il viadotto crollato sulla statale Salassa-Ivrea aggiungendo
nuove campate per aumentarne la luce, è infatti suonata alle orecchie
dei primi cittadini locali come una esplicita rinuncia a qualsiasi intervento
di protezione spondale. Come dire, facciamo spazio al torrente e lasciamo
che, in caso di piena, sfoghi la sua rabbia allargandosi dove crede. Il
fatto è che i borgomastri sono convinti che questa scelta, tacitamente
avallata anche dall'Autorità di bacino e dal Magispo, sia radicalmente
sbagliata e foriera di possibili ulteriori disastri. Se infatti è
ormai assodato che l'Orco ha un corso anomalo, difficile se non impossibile
da contenere in argini angusti e ben delineati, gli studi idrogeologici
dimostrano che il torrente ha cambiato così tante volte il suo corso
negli ultimi millenni da avere a disposizione un potenziale alveo di circa
cinque chilometri di larghezza. Il che significa che, se non governate,
le prossime piene potrebbero mettere in pericolo non solo le infrastrutture
viabili, ma interi centri abitati edificati in aree ritenute sicure.
Per questo, i sindaci dei
Comuni interessati si sono decisi a denunciare pubblicamente il grave rischio
e a pretendere risposte precise. Il primo atto di questa mobilitazione
è in programma per domani, sabato 20 gennaio: l'appuntamento è
per le ore 10, proprio sul... luogo del delitto, ossia il ponte della Pedemontana,
poco a monte della frazione Gave di Rivarolo. L'iniziativa è partita
dal primo cittadino di Rivarolo Edo Gaetano, che ha convocato non solo
i suoi omologhi, ma tutti i consiglieri comunali di Rivarolo, Castellamonte,
Salassa, Ozegna, Lusigliè, Ciconio, Feletto e San Giorgio, oltre
agli assessori regionale e provinciale alla Protezione Civile, Ugo Cavallera
e Luigi Rivalta, al Prefetto di Torino e ai funzionari del Magispo. "Sarà
possibile effettuare, con un brevissimo percorso a piedi di una decina
di minuti, una ricognizione dell'area di maggiore criticità - spiega
Gaetano -. Siamo convinti che, più e meglio di qualsiasi atto formale,
un sopralluogo possa dare la misura della gravità del problema e
suggerire una linea di interventi organici atti a garantire la sicurezza
del territorio".
m.v.