Un altro grande motivo di
gratitudine nasce dall’insistenza con cui il Papa, fin dall’inizio del
suo pontificato, c’invita a guardare in avanti, al futuro. E’ infatti dal
‘78 che il suo sguardo è rivolto al 2000 ed ora ci spinge ad andare
oltre, a non dormire sugli allori, veri o presunti che siano, a non aver
paura di fare progetti, a osare, a “prendere il largo”, duc in altum, come
dice lo slogan della lettera apostolica. Non sono in molti oggi ad avere
questo coraggio e a guardare con lucidità e serenità verso
il futuro. E’ la linea della biblica storia della salvezza, che è
protesa verso una mèta, una pienezza finale, passando attraverso
i tempi e i momenti di grazia che il Signore della storia ha stabilito
e che noi scopriamo poco per volta.
La lode e la gioia che
il Papa esprime al termine dell’anno giubilare nascono proprio di qui.
Non si tratta di usare toni trionfalistici: anche le assemblee più
numerose del giubileo non ci fanno dimenticare che siamo sempre piccolo
gregge se ci rapportiamo all’umanità o ad altri megaraduni (come
in questi giorni in India). E’ la gioia di essere convenuti da tante chiese
e paesi diversi, di avere un centro di unità e di comunione nel
successore di Pietro, di sentire che la Parola di Dio è sempre viva
e inquietante, anche quando viene fraintesa o rifiutata. E’ la stessa gioia
che abbiamo vissuto nelle nostre chiese giubilari, la sera del 5 gennaio
scorso, rileggendo i nomi dei testimoni della fede che il Signore ha suscitato
nella nostra terra e ripercorrendo il cammino che tanti nostri pellegrini
hanno compiuto verso i grandi santuari della cattolicità o verso
le nostre chiese giubilari e i santuari locali. Gioia che sarebbe stata
molto maggiore se anche il nostro paese avesse trovato il modo di realizzare
un gesto di clemenza per i carcerati, come aveva chiesto con insistenza
il Papa. Ed ora avanti: siamo chiamati a vivere un tempo forte.
Raccogliendo l’invito del
Papa ricordo l’impegno che ci siamo dati di leggere e approfondire il vangelo
secondo Giovanni, con il duplice obiettivo di farci aiutare a ricostruire
la storia di Gesù e soprattutto di farci guidare verso un incontro
vero con Lui.
In quali occasioni? La
scuola della Parola, i gruppi intorno al vangelo, gli incontri di formazione
per catechisti e insegnanti di religione, giornate di ritiro e lectio divina,
e altre occasioni che parrocchie, associazioni e movimenti sapranno escogitare,
da ora fino alla quaresima e poi in particolare per il tempo di quaresima
e di Pasqua.
Un altro invito che ci viene
dalla lettera di Giovanni Paolo II riguarda i consigli presbiterali e pastorali.
E’ uno degli impegni principali che ci siamo dati per quest’anno. Il consiglio
pastorale diocesano ha già avviato il tempo del rinnovo, con le
due giornate in programma per il 20 gennaio ed il 3 febbraio. Quanto prima
anche la presidenza del consiglio presbiterale avvierà il rinnovo
del medesimo. Invito le vicarie e le parrocchie ad iniziare, se già
non è stato fatto, il rinnovo dei consigli vicariali e parrocchiali.
Non si tratta di formalità, ma di una necessaria verifica che periodicamente
bisogna fare, per vedere il cammino percorso, per darsi nuovi obiettivi
e priorità pastorali, per coinvolgere nuove persone, per interrogarsi
se per caso presenze che si prolungano da troppo tempo non siano di ostacolo
a nuove disponibilità. La lettera di Giovanni Paolo II, specialmente
nella sua IV parte, offre criteri e indicazioni preziosi per rimotivare
gli organismi di comunione nelle chiese particolari.
Ogni volta che si partecipa
ad un pellegrinaggio si torna a casa con qualche souvenir. E’ quasi un
obbligo, nonostante la disperazione di organizzatori e accompagnatori che
cercano di radunare il gregge disperso tra i negozi!
Che cosa ci portiamo a
casa come souvenir del giubileo? Mi piacerebbe indicare due piccole cose.
Primo. Un rallentatore o una moviola, che ci permettano di riscoprire tutte
le parole, una per una, della preghiera più bella che Gesù
ci ha consegnato, il Padre Nostro. Possiamo provare a dirla molto più
adagio di quanto normalmente non avvenga nelle nostre celebrazioni?
Secondo. Il dopo giubileo
potrebbe essere il tempo propizio per cancellare certe scritte “pesanti”
che ancora si leggono qua e là sui muri, in città e fuori?
Non parlo per motivi estetici, e neppure mi riferisco all’ormai classico
“cloro al clero”. Talora anche i piccoli gesti possono contribuire ad avviare
un clima nuovo, per un millennio appena nato che ha bisogno di crescere
veramente nuovo.
+ arrigo miglio