Ho un debito nei confronti
della Chiesa Valdese d’Ivrea, e vorrei provare a sdebitarmi almeno in parte,
in occasione di questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Più volte, durante
i vari incontri comuni, mi è stato chiesto di chiarire il senso
dell’aggettivo “cattolica” che nel Credo viene attribuito alla Chiesa,
assieme agli altri aggettivi ben noti: una, santa, apostolica. E questo
chiarimento mi è stato chiesto di farlo non solo e non tanto nei
confronti di coloro che erano presenti ai nostri incontri quanto soprattutto
nei confronti di tutti quei cattolici che ogni domenica ripetono le parole
del Credo, durante la celebrazione eucaristica.
La richiesta è giusta
ed il problema è serio, per vari aspetti.
La professione di fede che
recitiamo nella liturgia, sia nella forma più lunga del Credo niceno-costantinopolitano
sia nella forma più breve del Credo apostolico, appartiene al periodo
della chiesa indivisa, ai primi secoli del primo millennio e per grazia
di Dio è ancora la base della fede comune tra tutti coloro che credono
in Cristo e sono stati battezzati nel suo nome.
Oggi quando si parla di
chiesa cattolica, o di cattolici, ci si riferisce alla chiesa che ha il
suo punto principale di riferimento terreno nel Vescovo di Roma, mentre
ovviamente nel periodo in cui vennero formulate le due professioni di fede
citate il termine cattolico aveva tout-court il significato di universale.
E’ molto probabile che
la maggior parte dei nostri fedeli quando recita il Credo e giunge al termine
in questione pensi (se fa attenzione a quanto dice) alla chiesa cattolica
“romana”, saltando la distinzione, che non è solo una sfumatura,
tra il significato che ha il termine cattolico quando lo incontriamo nel
Credo e quello che ha quando ci riferiamo alla realtà storica della
Chiesa Cattolica. Nel Credo ci riferiamo a tutto il grande mistero della
Chiesa di Cristo, terrestre e celeste, come Lui l’ha pensata e voluta,
che non è scomparsa nonostante le divisioni che nei secoli l’hanno
lacerata. E questo allora vale non solo per l’aggettivo cattolica ma anche
per gli altri: una, santa, apostolica.
La chiesa cattolica “romana”
crede fermamente di aver conservato tutti gli elementi essenziali della
chiesa voluta da Gesù, ma la divisione tra le chiese non impedisce
che tutti coloro che sono stati battezzati in Cristo siano incorporati
a Lui, abbiano Lui come capo del corpo cui appartengono, e il corpo di
Cristo è uno solo, santo e universale, come Lui lo affidò
agli Apostoli. C’è una cattolicità della chiesa unita a Pietro
ma c’è anche una cattolicità che abbraccia tutti i battezzati,
anzi, come ci ricorda il concilio vaticano II, abbraccia già fin
d’ora tutti gli uomini, creati e pensati perché divengano un solo
corpo con Gesù Cristo come capo.
C’è dunque una dimensione
ecumenica del Credo domenicale che dobbiamo riscoprire e che c’impegna
a tendere senza sosta verso quell’unità che Gesù ha voluto
e per cui ha pregato.
+ arrigo miglio