IVREA - Rodolfo Venditti,
eporediese di nascita, già magistrato, docente universitario, appassionato
e competente musicologo, ha pubblicato il sesto volume della sua “Piccola
Guida alla Grande Musica”.
Nel precedente volume aveva
compiuto, come egli stesso afferma, un salto indietro compiendo un percorso
musicale di oltre sei secoli dal canto gregoriano, diretta derivazione
dell’attività corale delle prime comunità cristiane fino
all’inizio del Seicento. Aveva così potuto descrivere in successione
cronologica il processo di maturazione della musica fino al Seicento, un
processo che prelude e prepara la grande fioritura musicale del Settento
e del Settecento.
Il sesto volume della Guida
riannoda il filo con la musica dell’Ottocento, momentaneamente interrotto,
presentando cinque grandi compositori di quel secolo: il norvegese Grieg,
i boemi Smetana e Dvoràk, il russo Musorgskii e il francese Debussy
con il quale si arriva ormai al Novecento. Tutti autori meno noti al grande
pubblico della musica classica, dei quali si conoscono in genere
alcuni brani di opere e di sinfonie. Tutti però di altissimo livello
e davvero degni di essere inseriti, come effettivamente lo sono, tra i
grandi della storia della musica.
In essi, all’infuori di
Debussy che costituisce un caso a sé stante, si esprime in modo
chiaro e sensibile lo spirito della terra in cui sono nati. Riaffiorano
cioè nelle loro composizioni toni e motivi delle musiche popolari
e tipiche dei loro Paesi - la Norvegia, la Boemia, la Russia - rivissuti
e rielaborati dall’elaborazione personale e trasformati in melodie di valore
universale.
Come è sua
consuetudine, Venditti non si rinchiude in uno schema sterile e meccanico
che distingue e separa nettamente il musicista uomo dalle sue composizioni
e nel quale le note biografiche precedono distaccate l’elenco e l’analisi
delle musiche. Le vicende della vita del musicista procedono così
in un efficace parallelismo con le sue musiche e mettono in chiaro rilievo
il legame che unisce le musiche con una ricerca delle motivazioni che hanno
ispirato quella determinata composizione in quel determinato momento della
vita dell’autore.
Un’altra caratteristica
di Venditti è il saper descrivere, o si potrebbe quasi dire dipingere,
le musiche citate nel volume. Venditti sa infatti tradurre nelle righe
stampate sulla carta le note scritte sul rigo musicale. Di ogni brano segue
le battute passo per passo, ne indica il tema, ne segnala le evoluzioni
e i cambiamenti di tonalità, ne indica le parti dei vari strumenti
e l’alternarsi delle voci dei solisti e del coro. Naturalmente è
implicito l’invito ad ascoltare le composizioni direttamente da un’orchestra,
quando questo è possibile, o attraverso le perfette riproduzioni
consentite dalla tecnica odierna. In questo specifico caso, quello cioè
dell’ascolto, il libro diviene effettivamente una preziosa guida.
Se Grieg, Smetana, Dvoràk,
Musorgskii, pur nelle caratteristiche e nella diversità del loro
temperamento musicale hanno un fondamento comune in quella che si definisce
musica classica, ben diverso è il caso di Claude Debussy qualunque
sia il tipo di composizione in cui il musicista francese si è cimentato.
Debussy rompe decisamente
con il passato. Con lui - e qui mi servo delle parole di Venditti - “la
musica compie un vero e proprio salto qualitativo; cerca (e trova) nuovi
modi di esprimersi, ingrandendo il sistema tonale tradizionale, tanto che
Debussy verrà spesso definito come padre della musica moderna”.
Non è certo una
musica facile la sua - e qui cito ancora Venditti - poiché “il suo
linguaggio nuovissimo e inusitato può creare, al primo ascolto,
qualche difficoltà”. Che si può superare, suggerisce Venditti,
con uno sforzo di buona volontà e con una migliore conoscenza delle
sue vicende personali. Debussy infatti ha vissuto una vita agitata e movimentata,
ricca di avventure anche sentimentali, immersa nel clima decadentistico
che ha caratterizzato l’Europa nei dieci anni precedenti la prima guerra
mondiale. Non va dimenticato che Debussy terminò la sua esistenza
a soli 56 anni nel 1918, l’ultimo della guerra stessa. Un musicista difficile
Debussy che si può tuttavia conoscere e comprendere “frequentandolo”,
afferma Venditti. A questa frequentazione apre di certo la strada Venditti
stesso con il suo ampio ed inesauribile profilo.
Una strada del resto aperta
a tutti gli autori inseriti nei volumi di Venditti. Tutti scritti in un
italiano smagliante, di rara eleganza, in uno stile semplice e di facile
comprensione anche là dove il linguaggio musicale impone l’uso di
parole inusuali e di preciso e limitato significato. Questo perché
Venditti possiede appieno l’arte di comunicare e in qualsiasi momento e
su qualsiasi argomento sa farsi comprendere. Di lui ha scritto Norberto
Bobbio: “Il modo con cui traccia le linee di un personaggio, intercalando
il racconto con riferimenti alle opere è molto attraente. E’ un
ottimo esempio di insegnamento senza pedanteria”.
Rodolfo Venditti è
arrivato al sesto volume e ci auguriamo che non si fermi. E dopo sei volumi
che contano complessivamente 1250 pagine possiamo ancora chiamarla Piccola
Guida? La risposta è ovvia.
federico perinetti