La preparazione del Natale
è ormai affidata alla grande macchina commerciale, che ogni anno
si mette in moto per tempo e crea quello che tutti chiamiamo il “clima
natalizio”. Salvo poi nelle chiese, nei giorni della Festa, inveire contro
il consumismo e la dissipazione o profanazione del Natale.
Forse però dovremmo
anche “dire grazie” alla macchina commerciale, poiché di solito
arriva prima di noi (Chiesa organizzata e cristiani impegnati!) e ci dà
l’esempio di cosa voglia dire prepararsi per tempo.
E’ proprio questo esempio
che vorrei qui raccogliere, per invitare le comunità cristiane della
diocesi ad essere ugualmente tempestive, anche se con iniziative ovviamente
di segno diverso.
Il tempo dell’Avvento,
abbastanza breve purtroppo, è anzitutto il tempo della vigilanza,
che vuole ogni anno rieducarci a guardare verso Colui che, sì, è
già venuto una prima volta, ma che soprattutto verrà un giorno
e viene ogni giorno: Colui che è, che era e che viene. La spiritualità
dell’Avvento vuole renderci capaci di cantare con piena coscienza, nei
vespri del Natale: “Oggi Cristo è nato”. Non è una metafora
ma un mistero che continua e che tutti siamo chiamati a sperimentare.
Un motivo ulteriore per
preparare bene il Natale dell’Anno Duemila ci viene dato dalle celebrazioni
giubilari. Conosciamo il Festeg-giato? Cosa ricordiamo di Lui? Che spazio
ha nella nostra vita? Quando abbiamo letto l’ultima volta qualcuna delle
sue parole nel Vangelo?
In questa prospettiva invito
la diocesi a vivere le diverse iniziative dell’Avvento: la giornata di
ritiro del 3 dicembre, i gruppi del Vangelo, la Scuola della Parola, il
ritiro per i sacerdoti del 13 dicembre, la giornata pro seminario, le due
grandi novene dell’Immaco-lata e del Natale, la raccolta per il debito
dei Paesi poveri.
La vigilanza può
essere il filo conduttore che lega tutte le iniziative: vegliare per poter
vedere il Signore. “Vogliamo vedere Gesù”!
Le piste da percorrere
sono due: quella del silenzio, dell’ascolto della Parola di Dio e della
preghiera, e quella della Condivisione. La raccolta per il debito dei Paesi
poveri ci aiuta a condividere con i più poveri del mondo; la giornata
pro seminario ci aiuta a fare condivisione a livello diocesano. Vorrei
aggiungere ancora un gesto. Nella veglia che ha concluso il ciclo di incontri
sul tema “Ragazzi tra violenza e vuoto educativo” è stata distribuita
la foto di bambini del terzo mondo, perché sia collocata nel presepio,
accanto a Gesù bambino. Quei volti ci danno oggi il vero volto del
Bambino. Estendo la proposta a tutti coloro che allestiranno un presepio:
accanto alla statuina di Gesù bambino provate a collocare l’immagine
di un bambino povero. In lui Gesù oggi patisce fame, percosse, violenza
sessuale, sfruttamento, in lui c’è il bambino soldato e la vittima
del turismo sessuale.
Chissà che i suoi
occhi non ci sveglino una buona volta per farci riconoscere le cause culturali
e sociali che sono all’origine di tutte le violenze terribili che oggi
i bambini sono costretti a subire.
+ arrigo miglio