IVREA - Una biografia a
grandi temi che ci restituisce l’umanità di Antonia Maria Verna.
Anche noi riscopriamo la Fondatrice con gli amici, convenuti da Ivrea e
dintorni nel Tempio dell’Immacolata, sabato 18 novembre, per la presentazione
del libro del prof. Riccardo Poletto.
Accanto al quadro dell’Immacolata
campeggia il ritratto di Madre Antonia. E’ lei la protagonista della serata.
Ma lei rimanda immediatamente ai poveri, al “Dio-con-loro”, a Maria, la
povera, salvata per prima dall’amore gratuito.
Alle prime battute, sollecitate
dalle domande del giornalista Tiziano Passera, che coordina il dialogo,
siamo già di fronte al paradosso. “...un percorso di vita lineare
che portava a scomparire”, dice Poletto a proposito della scarsità
di documenti, relativi alla sua vicenda terrena. “...fa impressione leggere
in giro per il mondo, da Nairobi all’Argentina, ‘Ivrea Sisters’... ‘Hermanas
de Ivrea’...”, confida il Vescovo, mons. Arrigo Miglio. La mondialità
di oggi fiorisce dal nascondimento di ieri. E così chi viene dal
Canavese si sente a casa in terre sconosciute.
Anche quella di Madre Antonia
è la storia del chicco di grano. Il Vescovo la rivisita, individuando
tre stagioni. La prima, quella rivarolese, che caratterizza il periodo
delle origini. Segue la stagione eporediese, sotto la guida di mons. Moreno.
La terza giunge fino a noi, e il Vescovo non esita a definirla la “stagione
terzomondiale”.
All’avanguardia agli inizi,
nel travagliato periodo della storia locale, all’avanguardia oggi, nei
paesi di missione, dove la povertà rischia di distruggere intere
popolazioni. Un dono di fedeltà che si rinnova.
L’interesse dell’assemblea
si concentra poi sulla “laicità” di Antonia Maria, che mons. Arrigo
sottolinea con efficacia. Nel filone dei Santi sociali torinesi, egli afferma,
Madre Verna, prima di essere religiosa, è una figura di educatrice
molto laica. Il suo campo di lavoro è in mezzo alla vita di tutti
i giorni, l’intesa maggiore è con le autorità laiche, il
primato di Dio ha il volto concreto, visibile, del povero, incrociato sul
territorio. Davvero il “sacro” è là dove il divino si incontra
con l’umano fragile, emarginato, ferito.
La sua attenzione ai bisognosi,
precisa l’autore del libro, è condivisione. Antonia Maria non è
la nobildonna che dà del suo a chi è nell’indigenza, ma la
donna povera che si rimbocca le maniche e si dedica completamente alla
promozione della sua gente, “massime” dei poveri. Perciò, mentre
i potenti fanno i loro calcoli, intralciandole il cammino, i poveri l’accolgono,
la sostengono, la sentono solidale, una di loro.
C’è un aspetto che
incuriosisce nell’avventura di questa donna tenace, libera, aperta al nuovo:
l’attaccamento ostinato al titolo, scelto per la Congregazione nascente:
“Suore della Santissima Concezione della Beata Vergine Maria”. Come mai,
si domanda il Vescovo, fra tanti titoli mariani, va a cercarsi proprio
la Concezione immacolata, questione ancora discussa a livello teologico,
anche se già largamente riconosciuta nella devozione popolare? Perché
la Concezione immacolata di Maria, il primo momento storico dell’assoluta
gratuità di Dio, illumina e fonda la scelta di Antonia Maria di
stare tra i poveri “a gratis”. C’è in questa donna un’intuizione
profonda che va diretta al cuore del mistero.
A noi l’impegno di ricercare
le cause storiche e di approfondire l’intuizione spirituale che c’è
dietro, accogliendo la capacità di aprirsi al nuovo, lasciata come
sorgente alla Congregazione. Lo esige la nuova stagione che, a livello
di opere, presenta due caratteristiche.
1° - Il ritorno alla
presenza sul territorio. La scelta di costituire piccole comunità,
inserite tra la gente, o di inviare singole suore con un impegno pastorale
diretto, è più vicina alle origini. Si tratta di un filone
interessante, commenta il Vescovo. Che cosa porterà alle Parrocchie
e alla Congregazione?
2° - Il grosso problema
della scuola. Richiede da parte di tutti uno sforzo di fantasia. In una
società “multitutto” è urgente inventare progetti educativi
diversi, ricreare mentalità, ritrovare motivazioni più laiche,
immaginare uno stile di presenza nuova all’interno della cultura laica,
nel rispetto e nel dialogo. Non si tratta di ripristinare opere del passato,
ma di rivivere l’intuizione originaria, che sosteneva l’ardire di Madre
Antonia e la faceva sentire a proprio agio in un ambiente molto laico.
Nel campo dell’istruzione
c’è ancora spazio per la presenza cattolica, a condizione che sappia
essere creativa. Che sappia, cioè, scommettere sui poveri, credere
nelle possibilità degli emarginati. E’ quel di più che troviamo
in Madre Verna. Ha scommesso sulle ragazze povere, ha creduto nelle loro
capacità, più forti proprio perché più povere.
Gli interventi di Madre
Grazia Rossi tracciano a grandi linee il quadro della situazione attuale
della Congrega-zione, presente in Italia, Libia, Libano, Turchia, Africa,
Argentina, Albania, Messico, nella Terra Santa, tanto martoriata..., e
informano sul processo di beatificazione della Fondatrice. Con l’approvazione
unanime della “positio” da parte della Commissione storica, la causa è
passata alla Commissione teologica, incaricata di appurare l’eroicità
delle virtù. Il cammino è ancora lungo. Comunque è
per tutti motivo di gioia e di riconoscenza la notizia che da parte dei
Vescovi del Piemonte è stata inviata a Roma una petizione, per affrettare
la beatificazione di questa testimone della terra canavesana.
Fra i partecipanti interviene
mons. Bettazzi, soprattutto per ringraziare cordialmente del cammino percorso
insieme alle Suore di Ivrea.
Al congedo Madre Grazia
coinvolge tutti nell’attenzione particolare che la Congrega-zione riserva
oggi alle donne Masai, etnia che la povertà sta cancellando dal
cuore dell’Africa. Il nuovo libro su Madre Antonia è a disposizione
al fondo del Tempio. Le offerte saranno devolute in favore di queste donne.
Grazie anche a nome loro.
sr. candida