La rabbia dell’Orco
Il torrente
gonfiato a dismisura da cinque giorni di piogge anche in quota
Case distrutte, strade e infrastrutture
divelte, l’alta Valle ancora isolata
LOCANA - Scrivo questo articolo
al lume di una candela. Sì, proprio come quando c'era l'oscuramento,
ai tempi dell'ultima guerra. Le circostanze sono diverse, ma è un
fatto che nella Valle dell'Orco non si ricordi a memoria d'uomo una catastrofe
naturale di portata paragonabile a questa. Certo, nella valle Soana e nelle
altre vallate canavesane (per non parlare della Valle d'Aosta) si sono
verificati casi analoghi, forse anche più gravi. Ad ogni buon conto,
da sabato e sino a martedì scorso, tutti i paesi dell'alto bacino
dell'Orco, da Ceresole a Sparone e Pont, sono stati letteralmente flagellati
dalla furia degli elementi, rimanendo completamente isolati dal mondo.
RII E RUSCELLI COME FIUMI
Per quasi cinque giorni,
una ininterrotta cascata di pioggia, talvolta mista a grandine e costantemente
accompagnata da violente raffiche di vento, si è abbattuta sulle
pendici, sui fianchi e financo sulle cime delle nostre montagne. Fatto
quanto mai inconsueto per la stagione così avanzata, lo zero termico
era attestato tra i 2mila500 e i 3mila metri di altidudine, ciò
che non solo ha impedito alle precipitazioni di girarsi in neve almeno
alle quote più alte, ma ha causato lo scioglimento di parte dei
ghiacciai.
La conseguenza è
stata il rapido e inarrestabile gonfiarsi di ruscelli e torrentelli, tutti
inevitabilmente destinati a coagulare le loro energie nell'Orco: dimentico
del suo alvo originale, il fiume scendeva verso valle con furia indescrivibile,
producendo gorghi spaventosi, strappando dal terreno gli alberi come fuscelli,
svellendo ponti, erodendo senza tregua centinaia di metri di strade, giungendo
a trascinare per chilometri massi e automobili, arrivando in qualche caso
a sventrare le case più prossime alle rive.
ROSONE DEVASTATA DALL’ORCO
Le situazioni più
gravi si sono verificate tra Rosone e Cussalma, dove nella notte di sabato
alcune famiglie (i Bruno Mattiet, i Mondin, i Mezzanatto di Rosone, i coniugi
Pino e Rosalba Perucca di frazione San Donato) hanno dovuto assistere impotenti
al crollo delle proprie abitazioni, accartocciatesi su sé stese
come castelli di carte. Le case distrutte e lesionate sono quasi a ridosso
della statale 460, profondamente graffiata in più punti dalla rabbia
dell'orco impazzito: in un punto, cataste di alberi divelti hanno creato
una sorta di diga, saltata dai flutti con il conseguente innalzamento dell'alveo
di una decina di metri.
Terribili momenti si sono
vissuti anche in regione Casetti, dove il rio Piantonetto, ingrossatosi
a dismisura, ha rotto ogni argine riversandosi sulla statale sottostante
con devastazioni tremende. L'allarme si è propagato immediatamente:
il pronto intervento dei volontari del soccorso, della protezione civile,
dei mezzi del Comune e della Provincia hanno consentito una rapida evacuazione
delle abitazioni.
200 SFOLLATI A LOCANA
Gli sfollati sono stati
trasferiti tramite elicottero presso la Casa di Riposo di Locana, dove
nei giorni seguenti circa 200 persone di tutte le età sono state
accolte, rifocillate e sistemate alla bell'e meglio, grazie anche alla
presenza di un gruppo elettrogeno che ha consentito il riscaldamento dei
locali anche dopo l'interruzione della fornitura di corrente elettrica.
Ma neppure il capoluogo è stato risparmiato. Il rio Fara, che scende
da Montepiano, si è ampliato a tal punto da formare un'impressionante
cascata: non solo le cantine ma anche le sale del ristorante "Paradiso"
sono rimaste allagate, mentre il giardino della villetta della famiglia
Tarro Genta è stato sepolto da una coltre di terra e sassi. Grossi
danni anche in pieno centro storico di Locana. Ai 'rian' del Cantellino
e di San Rocco, consueta ed estemporanea eredità di ogni alluvione,
si è aggiunto quello di San Grato, con un flusso così copioso
da tagliare letteralmente in due il paese.
A causa dell'intasamento
dei tombini, le fiumane d'acqua hanno inoltre invaso e danneggiato non
solo gli scantinati ma praticamente tutti i negozi e le abitazioni al pian
terreno. Invasa dall'acqua e dal fango la cappella del Santuario del Cantellino,
mentre il crollo del ponte di Gurgo ha creato grossi problemi ai residenti
nelle borgate al di là dell'Orco, soprattutto per la perdurante
difficoltà nell'approvvigionamento di viveri e generi di prima necessità.
Appena meno danneggiati
gli abitanti oltre il ponte Villa, rimasto in piedi pur se inagibile agli
automezzi; e fortunatamente, in borgata Fucina, il Rio Molerio non ha questa
volta rotto gli argini, nel qual caso si sarebbe prodotto un disastro di
proporzioni forse maggiori di quello del 1947, quando un'altra alluvione
rimasta negli annali ridusse in pantano ettari ed ettari di terreni coltivati
gettando sul lastrico molte famiglie contadine.
GUAI A NOASCA E CERESOLE
Pesante il bilancio anche
per quanto riguarda Noasca, dove il centro storico conta diverse case lesionate
e, purtroppo, anche un caso di crollo. Le persone evacuate sono state accolte
nell'Ostello della Gioventù sito sull'altro versante dell'Orco:
il ponte su torrente ha infatti retto. "Siamo stati fortunati - commentano
in Comune -, visto che i danni sono concentrati sulle cose e non ci sono
stati né morti né dispersi".
Meno ingenti i danni a
Ceresole, dove si sono registrate frane di modesta entità, lievi
lesioni a qualche casa, allagamenti a cantine e negozi. La locale scuola
elementare sussidiata è restata chiusa, come del resto tutte quelle
delle valli: difficile al momento fare previsioni sulla riapertura, che
non comunque avverrà prima della cessazione dell'emergenza.
L’EMERGENZA RIMANE
Un'emergenza che non è
certo finita col superamento del punto di massima furia dei torrenti. Anzi,
per molti i disagi maggiori sono cominciati dopo, per l'assenza di energia
elettrica, acqua potabile, riscaldamento prolungatasi per diversi giorni.
Per non parlare della difficoltà nelle comunicazioni, che rende
un'impresa l'approvigionarsi di viveri o anche solo la ricerca di notizie
e informazioni concrete visto il black-out di tutti i media.
Accedere al fondovalle
attraverso la statale è possibile solo da Locana: non senza aver
precedentemente dovuto superare a proprio rischio e pericolo un tratto
di carreggiata particolarmente dissestato in regione Calsazio, per l'inagibilità
della circonvallazione si è costretti ad entrare nell'abitato di
Pont, deviare per Salto e raggiungere Cuorgnè, dove il ponte del
pedaggio è aperto al traffico a senso unico alternato. Strade interrotte,
paesi irraggiungibili se non con l'elicottero, linee telefoniche a singhiozzo,
assenza di energia elettrica, acqua potabile e riscaldamento. Questo lo
scenario della Valle Orco dopo la grande alluvione del 2000, destinata
per la sua violenza a cancellare il ricordo di tutte quelle passate: un
triste primato, del quale tutti avrebbero fatto a meno.
piero valesano
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