CANAVESE -
DICHIARAZIONI GENERALMENTE SODDISFATTE, ANCHE SE NON MANCANO I SEGNALI
D’ALLARME
Una vendemmia
che fa tornare il sorriso
LA PRODUZIONE E’ IN
NETTA RIPRESA, DOPO LA DISGRAZIATA ANNATA 1998
CANAVESE - L’estate eccessivamente piovosa
non lasciava immaginare nulla di buono. Poi è arrivato il sole di
settembre e la trasformazione è stata immediata e positiva. Ora,
anche in Canavese, è il momento dei bilanci per la vendemmia del
1999: un bilancio eccellente, alle cantine sono arrivate uve dotate di
grado zuccherino generalmente buono (ottimo nel caso del Carema), di buon
equilibrio tra zucchero ed acidi e di ottima sanità.
E questo fa presagire la
produzione di vini di buona gradazione, di buon corpo e ricchi di profumi.
Un po’ di cifre sulla quantità, innanzitutto, almeno per quanto
riguarda le produzioni relative alle 3 denominazioni di origine controllata.
L’Erbaluce di Caluso continua a farla da padrone, quest’anno sono 9 mila
e 500 gli ettolitri prodotti. Molto più staccato il Canavese, nato
da appena due anni, ma che già arriva a 2 mila e 400 ettolitri.
Ultimo, ma non certo per qualità, è il Carema, con 600 ettolitri.
Ai 12 e 500 ettolitri doc
vanno aggiunti i 54 mila ettolitri di uva non destinata ai vini doc; il
tutto su una superficie vitata complessiva di 1.360 ettari. Della vendemmia
‘99 si è parlato recentemente in un convegno organizzato a Carema,
presso la Cantina dei Produttori di Nebbiolo. E’ stata l’occasione per
un’analisi complessiva delle uve delle 3 doc. “Riguardo all’Erbaluce -
dice Silvio Ceretto Castigliano, direttore del Consorzio di tutela e valorizzazione
vini del Canavese - il contenuto zuccherino raggiunto a fine settembre
era da ritenersi soddisfacente, quasi analogo a quello del ‘97. Di ottimo
livello sono risultati il quadro acido e la sanità dei grappoli’’.
Si prevedono risultati eccezionali
per il Carema: “Gli incrementi zuccherini settimanali, continui e costanti
fino a metà ottobre, hanno consentito il raggiungimento di un valore
finale molto elevato, superiore anche a quello dell’annata storica del
‘97’’. Nessun problema per l’acidità totale ed il rapporto malico/tartarico,
ed è ottima anche la sanità dei grappoli. Buoni risultati,
infine, sono stati ottenuti nei vigneti destinati al Canavese doc, un vino
(prodotto in ben 107 Comuni e che tocca anche le province di Biella e Vercelli)
che si sta lentamente, ma progressivamente, conquistando uno spazio nel
panorama locale ed anche al di fuori dei nostri confini.
“Bisogna cominciare
- dice Marco Tronzano, presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione
- a pensare alla viticoltura di qualità come una valida alternativa
economica. Il Canavese, sotto l’aspetto industriale, sta diventando un’area
depressa. I nostri vini doc possono rappresentare una sicurezza per il
futuro’’. Devono prima vincere diverse battaglie, e tra queste quella dei
consumi locali. “Il vino è un patrimonio del Canavese - conclude
Silvio Ceretto Castigliano -. Sarebbe utile ed importante che proprio i
canavesani, al ristorante, chiedessero i nostri vini’’.
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