La chiesa e il convento di S. Francesco in Cortona furono voluti, disegnati e costruiti da Frate Elia, Vicario e secondo successore del Padre Serafico, nello spazio di otto anni, cioè dal 1245 al 1253. Con delibera del Dicembre 1244 il Comune di Cortona accolse la richiesta di Frate Elia di avere un appezzamento di terreno per costruirvi una chiesa e convento in onore di S. Francesco e deporvi le preziose reliquie che aveva riportato in dono dall'oriente per la sua missione pacificatrice.
A trattare la cosa fu eletto a sindaco procuratore e delegato Berardino del fu Porcio. Il 25 gennaio 1245, il Podestà imperiale Filippo di Giacomo da Spoleto, per mezzo dell’araldo del Comune, Rigoletto, radunò il consiglio insieme al Capitano, ai Consoli e ai dieci Probiviri per stendere l'atto di donazione a Frate Elia, ricevente per sè e i suoi frati un appezzamento di terra nel luogo detto Balneum Reginae con tutto ciò che vi si trova sopra, sotto e intorno, il tutto situato in Cortona in Porta S. Cristoforo.
Il contratto fu stipulato nel palazzo comunale di Cortona da Raniero, notaio del detto comune.
Frate Elia dovette metter mano subito ai lavori con un disegno vasto e grandioso, per cui l'anno dopo il Comune di Cortona dovette fare ancora una donazione di terreno con case e casalini annessi al terreno già donato. Il 7 gennaio 1246 Bartolommeo di Cangio di Lucca, podestà imperiale di Cortona, sindaco delegato all'uopo Bernardo del fu Arnolfo, a mezzo di Radelazzo araldo del comune, raduna il consiglio del Capitano, Consoli e dieci Probiviri per stipulare il contratto relativo, stilato dallo stesso notaio, Ranieri.
Giova notare che in ambedue gli atti notarili, come nei susseguenti, i cui originali sono contenuti del Registro vecchio del comune, presso la Biblioteca comunale di Cortona, frate Elia viene sempre chiamato Venerabile Padre e Signore Frate Elia, come benemerito cioè, perchè benemerito della città. E i doni sono senza condizioni ed il frate, per sè e per i suoi frati, ne può disporre a suo talento, liberamente e senza controllo.
Le Reliquie della S. Croce e quelle Francescane potevano meritare un sí bel monumento.
LA CHIESA
E' tutta in pietra concia. E' di stile gotico francescano, o di transizione. Ha tre cappelle absidali, modello di tutte le chiese conventuali di Toscana.
Non ha campanile, perchè fino al sec XVII, le chiese regolari in Toscana non lo potevano avere se non a ventola con due campane. E' ad aula unica e non a crociera, impossibile per lo scoscendimento.
E' lunga m. 51,70, larga m. 15,60, alta m. 15 alla corda del tetto, a due spioventi, a capriate scoperte.
Aveva una piccola cripta, nella quale tanto pregò e pianse S. Margherita da Cortona.
La cripta primitiva fu allungata ed ampliata su suggerimento della medesima santa penitente, affinchè i frati e il popolo abbiano spazio per piangere nelle loro orazioni, senza impedimento delle orazioni segrete. (v. Fr. Giunta Bevignati: Leggenda cap. IX, § 32).
Purtroppo, per la impossibilità di aver luce, fu trasformata in cimitero. Chiesa e cimitero furono consacrati nel 1373, come attesta la lapide marmorea sulla facciata.
Nella seconda metà del sec. XVII, chiusa la cripta, ebbe la grande scalinata frontale. Durante i lavori di trasformazione della Cattedrale fu anche cattedra vescovile.
Dal 31 dicembre 1787 è stata parrocchia personale non congruata, con il titolo di S. Maria della Misericordia in S. Francesco.
RELIQUIE
La chiesa di Cortona fu arricchita di sacre reliquie da frate Elia stesso, per la conservazione delle quali, come per un arricchimento della città, il comune concesse a Frate Elia, benemerito, tanto dono di terra per un monumento tanto insigne.
Fra queste reliquie spiccano:
- Croce Santa: un frammento della Croce di Cristo, tra i più grandi che la cristianità conservi, incastonato, sotto filigrana d'oro, in una tavoletta d'avorio con figure a bassorilievo, lavoro orientale del secolo VIII o IX. Fu venerata, oltrechè da S. Margherita, dal B. Alberto da Sarteano con tutti i vescovi orientali (che la studiarono nella sua iscrizione in greco arcaico) di passaggio da Cortona per il Concilio di Firenze; da S. Bernardino da Siena, e da Leone X che, dopo aver ce1ebrato una solenne messa con i parati preziosissimi forniti per la circostanza dal Card. Passerini, concesse privilegi ed indulgenze alla chiesa per l'adorazione e festa della S. Croce (3 maggio). La preziosissima reliquia è issata su un enorme e prezioso reliquiario del sec. XVII, opera in argento e rame di un orafo romano (V~iNottì coritane'). '
- Tonaca di S.Francesco.
- Cuscino in seta rossa e disegni in argentoto persiani, su cui posò i1 capo s. Francesco morente, con iscrizione latina in caratteri persiani di Jacopa de Sette Soli quale dono a frate Elia.
- Evange1iario di S. Francesco, dono al santo di Frate E1ia.
- Tabernacolo o tempietto a due sportelli con reliquia di santi, che il P. Serafico portava con sè; nell'interno brani di crocifissione del sec. XIII.
- Cingolo di S. Margherita.
TOMBE ILLUSTRI
Tomba di Frate Elia (+ 22 Aprile 1253) e del P.M. Carlo Baciocchi da Cortona, Vicario Apostolico. (Nel mezzo del coro).
Mons. Ubertino da Firenze, primo Vescovo di Cortona (+ 1348) con monumento sepolcrale di Tino da Camaino.
Luca Signorelli, pittore (+ 28/10/1523).
OPERE D'ARTE
Altari in pietra serena di Pietro Berrettini, discepolo del Borromini e padre della pittura barocca in Toscana.
Quadri del Signorelli, del Berrettini, di Raffaello Vanno, Rustichino da Siena, ecc.. Lungo lo pareti, sotto i quadri secenteschi, e allo scoperto, affreschi del sec. XIV e XV (Buffalmacco ?). Oltre a questi visibili ed invisibili, rosta la decorazione con busti dagli apostoli dell'interno dall'arco trionfale (sec. XIV-XV).
Grande crocifisso in regno di scultore fiorentino della fine del 1600, ordinato da Mons. Laparelli su disegno del Tacca, collocato presso il pulpito al posto di quello preziosissimo portato da Frate Elia dall'oriente, testimone delle penitenze e dei mistici colloqui e delle estasi di S. Margherita, portato al suo santuario per ordine del vescovo diocesano nel 1610.
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CONVENTO
E' a forma di E maiuscola romana. L'asta trasversale, che racchiude il vecchio Oratorio tanto caro a S. Margherita, e la stupenda sala del Capitolo, oggi sagrestia, costituiscono la parte costruita da Frate Elia.
La facciata è tutta in pietra concia come la chiesa, con le sue belle finestre a monofora.
Le altre parti della E sono costruzioni posteriori. I religiosi abitano la parte antica. Nel convento rimane ancora (spoglio di tutto) l'osservatorio di P. Francesco Moneti astronomo, cartografo, poeta. Chiesa e Convento (parte antica) erano già terminati al momento della morte di Frate Elia (1253).
Tra gli uomini illustri di questo Convento basterebbe nominare Frate Elia, Carlo Baiocchi, Francesco Moneti, Elia Nucci, ma soprattutto Fra' Giunta Bevignati, confessore della
"Maddalena serafica", Fra' Giovanni da Castiglion Fiorentino, Inquisitore e Direttore spirituale di S. Margherita.
Non va passato sotto silenzio che nell'Oratorio fin dal secolo XIII ebbe sede la Fraternita delle Laudi di San Francesco, soppressa dal Vescovo Leonardo Buonafede nel 1537, ma che ha lasciato quel preziosissimo monumento che è il volume in pergamena denominato Laudario Cortonese del sec.XIII, che oggi, dopo la soppressione del 1866, è gelosamente custodito nella Biblioteca comunale, a delizia di tutti i musicologi e degli amatori delle laudi duecentesche.
Nel convento sono custodite tele di pregevole valore e un ritratto di Frate Elia con la S.Croce del sec.XV.
4" Nel 1866, 26 luglio, mentre Re Vittorio Emanuele II combatteva contro l’Austria, il suo cugino, Principe di Carignano, a nome del detto re firmò il decreto di soppressione generale dei corpi morali e dell’incameramento dei beni ecclesiastici.
Quel decreto fu immediatamente mandato ad effetto dal governo usurpatore, assegnando ai religiosi una ben tenue pensione, vale a dire lire 360 annue ai sacerdoti sotto i 40 anni,di lire 480 sopra ai 40 e di lire 600 sopra i 60; ai Laici poi sotto i 40 anni, lire 200; sopra ai 40 lire 240, sopra i 60 lire 300.
Appena venne pubblicato il decreto di soppressione il Demanio di Cortona, Guido Giuchini, spedí direttamente al nostro Guardiano un fascio di moduli con ingiunzione di notarvi quanto era di pertinenza del Convento, non esclusa la chiesa e la Sagrestia, minacciando pene severissime a chi si fosse ricusato o avesse occultato alcuna cosa.
Il Guardiano, ripieni i detti moduli, li rimesse al Demanio con annessa protesta a ciascun modulo. L'esattore Giuchini intimò allora che venuto sarebbe a prendere possesso del Convento e dei suoi averi il 17 settembre, insieme al Sindaco, che poi non potè intervenire, e fu rimandata la data.
Pochi giorni dopo il 17 settembre il ricordato Demanio con il Sindaco venne a prendere possesso del convento e dei suoi averi.
Prima di tutto voleva impadronirsi degli arredi sacri, ma il Sindaco si oppose dicendo non essere soggetta quella Chiesa come Parrocchia all'incameramento, perchè non erano soppresse dalla legge le Parrocchie.
Infatti la Chiesa di S. Francesco il 31 dicembre 1787 fu dichiarata Parrocchia a servizio dello Spedale, per sostituire l'antica Chiesa-Parrocchia di. S. Maria della Misericordia, soppressa per motivi di ampliamento dello Spedale ed anche economici.
Ma, nonostante l'opposizione del Sindaco, il Demanio volle prendere possesso anche della Sagrestia. Giunto in Sagrestia e osservato quello che volle osservare, parve che rimanesse poco contento o soddisfatto di ciò che vi trovò.
Nondimeno contentatosi di verificare se vi era tutto quello che fu registrato nel modulo, che gli era stato rimesso e veduto che niente mancava rilasciò al Guardiano una ricevuta di benestare; quindi assegnò il tempo perentorio in cui i Religiosi potevano rimanere in Convento, cioè fino al 5 novembre 1866, soggiungendo che terminato detto tempo i Frati tutti dovevano andarsene e che la loro chiesa doveva chiudersi per ordine avuto.
Arrivati al 5 novembre, la sera di detto giorno verso le ore 24 si presentò al convento il Demanio Giuchini insieme al maresciallo dei Carabinieri e a nome della infame legge intimò ai Religiosi di abbandonare il Convento, rilasciando in Convento il Curato dello Spedale e me, scrivente, per coadiuvarlo nell'esercizio del ministero, sempre in via provvisoria, cioè, finchè non fossero prese altre risoluzioni dal Ministero del fondo per il culto.
Dopo qualche giorno tornò a S. Francesco il detto Demanio e lasciato quello che piacque a lui per il servizio del ministero, serrò gli armadi e se ne andò portando seco le chiavi, che furono ritenute da lui e dai suoi successori per lo spazio di anni dieci.
(dalle "Memorie” (1862-1901) del P. Fulgenzio Guglielmi di Pietrasanta)
Il Convento e la Chiesa sono stati restaurati. I Religiosi che vi abitano attualmente sono romeni e svolgono attività conventuale, parrocchiale e ospedaliera.
RISCATTO
L’11 aprile 1875 il locale del Convento, unitamente alla chiesa e agli orti annessi, venne ceduto e consegnato al Comune di Cortona con documento firmato dal Rappresentante del Demanio nazionale e da quello dall'Amministrazione del Fondo per il Culto. Dietro un decreto di sua maestà il Re, il Comune fu obbligato a provvedere un acquedotto per la città. Mancavano però i fondi. Con sua delibera il Comune mise all'incanto il Convento e la Chiesa di S. Francesco per la reperire tali fondi.
All'incanto concorsero soltanto 3 nostri ex-religiosi: don Guglielmi Giovanni (P. Fulgenzio), don Guidi Giuseppe e don Migliorini Egisto. Per la somma di lire 3.650 furono ricomprati chiesa e Convento meno il locale e gli orti adibiti a Giardino d'Infanzia. Con lire 500 fu riscattata la suppellettile sacra, meno la Croce Santa, i quadri artistici di Chiesa e le enormi banche secentesche, che il Comune riserbò a sè, cosí come il muro di cinta del piazzale interno, del giardino d'infanzia e il grande muro che sostiene il terrapieno sulla via dell’ospedale.
Eretta la Provincia Toscana in Ente morale i detti tre Padri passarono la proprietà del Convento e Chiesa alla medesima Provincia Toscana dei Frati Minori Conventuali.
L'aggiudicazione dell’asta ai suddetti Padri fu ratificata con atto pubblico dal Comune (che dà, cede, vende e trasferisce) il 19 ottobre 1896.
Testo a cura del P. Tarcisio M. Della Rovere
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