BEATO BENEDETTO SINIGARDI

1190 - 1282






S. Francesco di Assisi, provenendo da Cortona, nell'anno 1211 venne nella città di Arezzo per portare anche qui il suo messaggio di fede e di pace.
Prima di entrare nella città comandò a Frate Silvestro di scacciare i demoni da Arezzo perchè ve ne erano molti. Il demonio operava il male soprattutto con discordie, odi, lotte fra famiglie della città. Alla benedizione di Frate Silvestro i demoni lasciarono la città e gli aretini accolsero il Poverello di Assisi con entusiasmo e gratitudine: tutta la città era in piazza Grande per ascoltare il messaggio di amore del Santo.
Tra gli ascoltatori c'era anche un giovane che alle parole di Francesco si commosse, riflettè sulla propria vita e decise di dedicarsi a Dio imitando Francesco d'Assisi. Questo giovane era un nobile patrizio di Arezzo e si chiamava Benedetto Sinigardi.











Egli era nato circa il 1190 dal nobile Tommaso Sinigardo dei Sinigardi e da Elisabetta Tarlati dei Conti di Pietramala. Era un giovane di 20 anni, ricco ma bene educato e formato spiritualmente nella propria fede cristiana, amava la preghiera, si dedicava al digiuno 3 volte la settimana, si rendeva utile ai fratelli bisognosi con la sua generosità. Il giovane Benedetto di fronte alla predicazione e alla vita austera e gioiosa di Francesco, lasciò tutti i suoi beni terreni per dedicarsi alla propria continua conversione e alla predicazione del Vangelo per la salvezza delle anime.

Ricevette l'abito francescano dalle mani del Serafico Padre prendendo il nome di fra Benedetto d'Arezzo e alla sua sequela ben presto imparò a vivere nello spirito di povertà, di obbedienza e di castità. Da S. Francesco stesso apprese quelle virtù e quello stile di vita francescana che lo resero ben presto stimato e venerato dai suoi confratelli e dai suoi concittadini.
Per le sue qualità umane e cristiane fu ben presto nominato, a soli 27 anni, da S. Francesco Ministro Provinciale per la regione delle Marche e dopo pochi anni avendo chiesto di andare missionario per morire come martire per la gloria di Dio, fu inviato missionario in Grecia, in Romania per rendere concreta l'unità tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa; in Turchia, e in Terra Santa per far conoscere anche ai mussulmani la salvezza portata da Cristo.

Anche qui fu eletto Ministro Provinciale per la Terra Santa e l'Oriente; a lui si attribuisce la costruzione del primo convento francescano a Costantinopoli. Si dice che lo stesso imperatore d'Oriente abbia ricevuto dalle sue mani l'abito di terziario francescano e l'imperatore Giovanni di Brienne prima di morire, ispirato dal Signore, chiese a Fra Benedetto d'Arezzo di indossare l'abito dei Frati Minori.
Tornato in patria fu di comunità nel convento di Arezzo, che a quel tempo sorgeva nella zona di Poggio del Sole. Qui morì nel 1282. Si racconta che alla sua morte avvennero vari miracoli compiuti per sua intercessione per cui gli aretini lo proclamarono subito BEATO a voce di popolo.



La sua vita è stata caratterizzata da due devozioni particolari apprese da S. Francesco: l'amore verso Gesù crocifisso e la devozione alla Vergine Maria.
Purtroppo non si conservano scritti del Beato, rimangono però i frutti perenni della sua vita spirituale.
Per quanto riguarda la sua devozione alla Passione del Signore, rimane la bellissima Croce detta del B. Benedetto, che sovrasta l'altare maggiore della Basilica di S. Francesco e che ha seguito il corpo del Beato Benedetto Sinigardi dalla chiesa di Poggio del Sole, quando questa fu abbattuta, alla monumentale Basilica di S. Francesco, iniziata nel 1290 nel centro della città di Arezzo. In questa grandiosa Croce si può vedere tutto l'amore del Beato verso il Crocifisso, raffigurato dal pittore, il Maestro di S. Francesco al quale aveva suggerito tutti i particolari. In essa è espressa tutta la sofferenza fisica del Cristo secondo la nuova impostazione dei frati mendicanti. Non più il Cristo in trono anche nella croce, ma l'umanità del Cristo sofferente per la flagellazione, la Via Crucis e la crocifissione.


Ai piedi di Gesù è raffigurato San Francesco che bacia i piedi e il sangue di Gesù con un ardore indicibile; non viene dimenticata la Madre di Gesù: ella è posta sotto la Maestà della Gloria, Gesù, ed è circondata da due angeli che tengono in mano due ceri accesi, la stella sta ad indicare la sua Verginità, ma è Lei la prescelta da Dio Padre per essere la Madre del "Re della Gloria", come è scritto sulla parte trasversale del legno. Maria, la madre poverella, come la chiama S. Francesco, è associata al mistero della redenzione.Chiunque guarda questa croce non può non rimanere impressionato dalla sofferenza e dall'amore di Cristo per la nostra salvezza.
La sua devozione alla Vergine, unita intimamente a quella di Cristo, è l'altra componente della spiritualità del Beato Benedetto d'Arezzo. Già di San Francesco, il Beato Tommaso da Celano diceva che il Padre Serafico aveva una devozione tenerissima verso la Vergine Maria. Anche il nostro beato, alla scuola del Serafico Padre, aveva una devozione e un amore tutto speciale per la Madre di Dio. Ammirava in Maria la sua disponibilità, la sua docilità alla Parola di Dio. Voleva emulare la sua carità con la donazione della propria vita per la salvezza delle anime: per questo aveva chiesto di andare missionario. Il suo amore alla Vergine rimane ancora presente e attuale in mezzo al popolo di Dio con la preghiera dell'ANGELUS, da lui composta rifacendosi all'annuncio della Incarnazione a Maria ad opera dell'arcangelo Gabriele.


Il Santo Padre Giovanni Paolo II venendo ad Arezzo e sostando presso la tomba del nostro Beato nella Basilica di S. Francesco ebbe a dire: ' E' sempre molto suggestiva questa sosta a metà della giornata per un momento di preghiera mariana. Lo è oggi in modo singolare, perchè ci troviamo nel luogo dove, secondo la tradizione, è nata l'usanza di recitare "l' Angelus Domini".


Si narra che , proprio qui ad Arezzo, il Beato Benedetto Sinigardi, uno dei primi discepoli del Poverello di Assisi, introdusse la pia pratica di recitare spesso l'antifona "Angelus locutus est Mariae", "L'Angelo parlò a Maria". Consuetudine che si estese ben presto a tutto l'Ordine francescano, dando così origine a quel mirabile condensato di preghiera e di dottrina cristiana che è appunto l' "Angelus Domini" '.


Il Signore si è servito del suo diletto Benedetto per compiere sia durante la vita che dopo la morte numerosi miracoli. Il nostro Beato è sempre pronto ad intercedere presso Dio anche per ciascuno di noi, se ci rivolgiamo a lui con fede; egli desidera però anche per noi la salvezza eterna e per questo ci ripresenta la sua vita donata totalmente a Dio perchè anche noi lo imitiamo.




Il Signore vi doni la Sua pace.


PREGHIERA DELL'ANGELUS


L'angelo del Signore portò l'annuncio a Maria. - Ed Ella concepì per opera dello Spirito Santo.
Ave maria, piena di grazia, il Signore è con te ...

Ecco l'ancella del Signore - Si faccia di me secondo la tua parola.
Ave maria, piena di grazia, il Signore è con te ...

E il Verbo si fece carne - E venne ad abitare in mezzo a noi.
Ave maria, piena di grazia, il Signore è con te ...


V. Prega per noi santa Madre di Dio.
R. E saremo fatti degni delle promesse di Cristo

Preghiamo
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, Signore; Tu che all’annuncio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del Tuo Figlio, per la Sua passione e la Sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo... ( tre volte ).