Nel dizionario della toponomastica lombarda si ritiene che il nome Vedano derivi da
un aggettivo latino della parola abete. Abete in latino classico è abies, abetis;
l’aggettivo corrispondente sarebbe stato abetanus; successivamente sarebbero avvenute
le trasmissioni della labiale, della dentale e la caduta della a; per cui, concludendo
avremmo: abetanus > avedanus > vedanus > vedanium > vedano. Una seconda
ipotesi è avanzata da N. Sormani, secondo cui il termine Vedano discende dalle dee
Vedane, divinità poste come custodi di località che dominavano le pianure sottostanti,
proprio come nel caso di Vedano Olona.
La chiara origine latina del nome fa supporre una consolidata presenza romana sul
territorio del nostro Comune. Infatti Vedano sorge su di una terrazza posta
sulla sponda sinistra del fiume Olona, compresa tra due strade romane: la
Milano-Varese, che partiva da porta Giovia e arrivava a Bizzozzero e che
presentava due punti di contatto con il territorio vedanese (alla Cascina Ronco
e al Ponte di Vedano), e la Como-Varese, che passava da Binago, Concagno e
Malnate. Probabilmente qui sorgeva, staccato dal fondo valle e poco propizio
allo sviluppo di centri abitati, ma vicino alle vie di comunicazione, uno di
quei tanti agglomerati agricoli di cui pullulava la piana in età romana.
Proprio questo primo insediamento ha costituito il nucleo originario del futuro
paese, la cui esistenza nel Medioevo è attestata da parecchi documenti. In
particolare il Giutini ricorda come nel 1122 i Vedanesi, accorsi in aiuto degli
abitanti di Binago, aggrediti dai Comaschi, furono anch’essi "battuti e
posti in fuga".
Al 1200 risale l’origine della chiesetta romanica di S. Pancrazio e nello stesso
secolo Vedano annoverava sicuramente la presenza di due case di Umiliati,
religiosi e lavoratori della lana, il cui nome nel XIII e nel XIV secolo era
diventato sinonimo di buon panno. Durante l’occupazione spagnola, avvenne
l’infeudazione di Vedano, le cui terre passarono definitivamente al senatore
Giacinto Arrigoni il 3 Aprile 1648. Poiché la concessione feudale in epoca
spagnola consentiva al Signore la proprietà fondiaria di tutto il feudo, la
nobile famiglia degli Odescalchi cominciò ad acquistare l’intera proprietà di
Vedano intorno al 1622 fino a diventarne i maggiori possidenti, come documenta
il catasto del 1753. Il palazzo, residenza della potente famiglia, debitamente
ristrutturato nel 1933, è diventato la sede del Comune. La figura più
significativa della famiglia fu Benedetto Odescalchi, divenuto Papa col nome di
Innocenzo XI e beatificato nel 1956.
Con la fine del secolo scorso, anche Vedano fu interessata allo sviluppo
industriale: nel 1873 erano presenti due filande e tre opifici, lungo l’Olona.
I suoi abitanti lavoravano però soprattutto nelle fabbriche di Varese e della
Valle Olona, quando non emigravano per sfuggire alla miseria (nel solo 1901 i
vedanesi emigrati furono 400, in particolare verso Svizzera e Germania). La
prima forma di associazionismo operaio fu la “Società di Mutuo Soccorso fra
operai e contadini” sorta nel 1883. Ad essa si aggiunsero presto iniziative
d’ispirazione socialista: la Cooperativa di Consumo, fondata nel 1898, la Lega
dei Muratori, aperta nel 1903 e prima struttura sindacale a Vedano; la
Cooperativa per Costruzioni Case Popolari costituita nel 1909. Nel primo
dopoguerra anche i cattolici si impegnarono in campo sociale, promuovendo con
don Perego L’Ufficio del Lavoro.
Su tutte queste opere si abbatté la scure del fascismo: in particolare furono
occupate le cooperative socialiste per costruzioni di case e furono arrestati i
due sacerdoti, don De Maddalena e don Monza. Quest’ultimo ritornò a Vedano nel
1937 per fondare la prima di oltre 30 case della Nostra Famiglia, istituto di
laiche consacrate dedite alla riabilitazione di ragazzi handicappati. Numerosi
furono anche a Vedano i combattenti per la libertà durante il biennio di resistenza
(1943-1944). Tra i caduti per cause di guerra ricordiamo Mario Chiesa, a cui è
dedicata la lapide posta in via 1° Maggio.
“Capito che voleva proprio andarsene, cercò trattenerlo, aveva dei marroni di
Venegono che stavan cuocendo, li offerse. Ma né i marroni né gl'improperi
di Pasotti valsero a vincere il signor Giacomo che partì con lo spettro dell'I.
R. Commissario nel cuore e insieme con una sensazione molesta nella coscienza,
con un vago malcontento di sé ch'egli non sapeva spiegare a se stesso, col dubbio
istintivo che le ingiurie della perfida servente fossero preferibili, in fin de'
conti, alle moine di Casotti…”
La storia del Comune di Vedano Olona
Nel dizionario della toponomastica lombarda si ritiene che il nome Vedano derivi da un aggettivo latino della parola abete. Abete in latino classico è abies, abetis; l’aggettivo corrispondente sarebbe stato abetanus; successivamente sarebbero avvenute le trasmissioni della labiale, della dentale e la caduta della a; per cui, concludendo avremmo: abetanus > avedanus > vedanus > vedanium > vedano. Una seconda ipotesi è avanzata da N. Sormani, secondo cui il termine Vedano discende dalle dee Vedane, divinità poste come custodi di località che dominavano le pianure sottostanti, proprio come nel caso di Vedano Olona.
La chiara origine latina del nome fa supporre una consolidata presenza romana sul territorio del nostro Comune. Infatti Vedano sorge su di una terrazza posta sulla sponda sinistra del fiume Olona, compresa tra due strade romane: la Milano-Varese, che partiva da porta Giovia e arrivava a Bizzozzero e che presentava due punti di contatto con il territorio vedanese (alla Cascina Ronco e al Ponte di Vedano), e la Como-Varese, che passava da Binago, Concagno e Malnate. Probabilmente qui sorgeva, staccato dal fondo valle e poco propizio allo sviluppo di centri abitati, ma vicino alle vie di comunicazione, uno di quei tanti agglomerati agricoli di cui pullulava la piana in età romana. Proprio questo primo insediamento ha costituito il nucleo originario del futuro paese, la cui esistenza nel Medioevo è attestata da parecchi documenti. In particolare il Giutini ricorda come nel 1122 i Vedanesi, accorsi in aiuto degli abitanti di Binago, aggrediti dai Comaschi, furono anch’essi "battuti e posti in fuga".
Al 1200 risale l’origine della chiesetta romanica di S. Pancrazio e nello stesso secolo Vedano annoverava sicuramente la presenza di due case di Umiliati, religiosi e lavoratori della lana, il cui nome nel XIII e nel XIV secolo era diventato sinonimo di buon panno. Durante l’occupazione spagnola, avvenne l’infeudazione di Vedano, le cui terre passarono definitivamente al senatore Giacinto Arrigoni il 3 Aprile 1648. Poiché la concessione feudale in epoca spagnola consentiva al Signore la proprietà fondiaria di tutto il feudo, la nobile famiglia degli Odescalchi cominciò ad acquistare l’intera proprietà di Vedano intorno al 1622 fino a diventarne i maggiori possidenti, come documenta il catasto del 1753. Il palazzo, residenza della potente famiglia, debitamente ristrutturato nel 1933, è diventato la sede del Comune. La figura più significativa della famiglia fu Benedetto Odescalchi, divenuto Papa col nome di Innocenzo XI e beatificato nel 1956.
Con la fine del secolo scorso, anche Vedano fu interessata allo sviluppo industriale: nel 1873 erano presenti due filande e tre opifici, lungo l’Olona. I suoi abitanti lavoravano però soprattutto nelle fabbriche di Varese e della Valle Olona, quando non emigravano per sfuggire alla miseria (nel solo 1901 i vedanesi emigrati furono 400, in particolare verso Svizzera e Germania). La prima forma di associazionismo operaio fu la “Società di Mutuo Soccorso fra operai e contadini” sorta nel 1883. Ad essa si aggiunsero presto iniziative d’ispirazione socialista: la Cooperativa di Consumo, fondata nel 1898, la Lega dei Muratori, aperta nel 1903 e prima struttura sindacale a Vedano; la Cooperativa per Costruzioni Case Popolari costituita nel 1909. Nel primo dopoguerra anche i cattolici si impegnarono in campo sociale, promuovendo con don Perego L’Ufficio del Lavoro.
Su tutte queste opere si abbatté la scure del fascismo: in particolare furono occupate le cooperative socialiste per costruzioni di case e furono arrestati i due sacerdoti, don De Maddalena e don Monza. Quest’ultimo ritornò a Vedano nel 1937 per fondare la prima di oltre 30 case della Nostra Famiglia, istituto di laiche consacrate dedite alla riabilitazione di ragazzi handicappati. Numerosi furono anche a Vedano i combattenti per la libertà durante il biennio di resistenza (1943-1944). Tra i caduti per cause di guerra ricordiamo Mario Chiesa, a cui è dedicata la lapide posta in via 1° Maggio.
(Tratto da www.comune.vedano-olona.va.it)
I dintorni nella letteratura
“Capito che voleva proprio andarsene, cercò trattenerlo, aveva dei marroni di Venegono che stavan cuocendo, li offerse. Ma né i marroni né gl'improperi di Pasotti valsero a vincere il signor Giacomo che partì con lo spettro dell'I. R. Commissario nel cuore e insieme con una sensazione molesta nella coscienza, con un vago malcontento di sé ch'egli non sapeva spiegare a se stesso, col dubbio istintivo che le ingiurie della perfida servente fossero preferibili, in fin de' conti, alle moine di Casotti…”
Antonio Fogazzaro, Piccolo Mondo Antico, 1895.
La storia del comune di Saltrio