La chiesa di San Bartolomeo al Bosco di Appiano Gentile
Vuoi sapere cosa c’entra questa chiesa costruita proprio nel bel mezzo dell’attuale Parco Pineta di
Tradate ed Appiano con la storia di Vedano Olona? Vieni a scoprirlo in sede!
Vuoi aiutarci a ricostruire la storia degli Umiliati sul nostro territorio?
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San Bartolomeo al Bosco. Una chiesina semplice e tanti perché. Perché venne costruita
lontano dalle vecchie strade consolari romane? Perché ospitò a lungo l'urna di Valperto,
probabile fonte battesimale oggi esposta al Museo Archeologico di Milano? Perché il
Capitolo del Duomo di Milano accorse qui dopo il Mille fuggendo dalle truppe imperiali del
Barbarossa? E perché accanto alla chiesa sorgeva un "Ospitale", segno di
accoglienza non episodica? Dalla lettura attenta di alcuni documenti storici si ipotizza
che nel XII secolo San Bartolomeo fosse in realtà un luogo in pieno sviluppo con una
prepositura e diversi canonici. E poi un tale Guglielmo Boltraffio, un patrizio, donò
diversi fondi al prevosto e ai canonici di San Bartolomeo affinché potesse sorgere
adiacente alla chiesa un piccolo ospedale e si distribuissero elemosine ai poveri.
Successivamente, dopo la lotta tra i Comuni e l'Imperatore, il territorio diventò
proprietà dei Visconti. E San Bartolomeo venne donato dall'arcivescovo Ottone Visconti al
Capitolo del Duomo di Milano. Nel 1470 il Capitolo del Duomo cedette la località alla
famiglia Pusterla pur mantenendone il diretto dominio fino al 1799. Nel 1760 ai Pusterla si
sostituirono via via proprietari diversi. San Bartolomeo al Bosco era diventato comune con
tanto di scuola con un'aula per i soli maschi e una chiesa - San Bartolomeo, appunto. Ma
solo alla fine dell'Ottocento, quando il comune era un ricordo e San Bartolomeo era stata
assorbita da Appiano, la chiesa venne restaurata e si riprese a celebrare la messa
domenicale. Fu allora che il prefetto Grilloni si adoperò affinché San Bartolomeo fosse
dichiarata monumento nazionale. Attualmente la chiesa è di proprietà di Francesco Rusconi.
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” San Bartolomeo al Bosco
risulta incluso nella pieve di Appiano e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della
“strata da Bolà” come “le cassine de san Bartholomeo al Boscho” (Compartizione delle fagie 1346). Nei
registri dell’estimo del ducato di Milano del 1552 e dei successivi aggiornamenti sino al XVIII secolo,
San Bartolomeo risulta ancora compreso nella pieve di Appiano (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano,
cartt. 2 e 3) dove ancora lo si ritrova nel 1644 (Relazione Opizzone 1644). Nel “Compartimento
territoriale specificante le cassine” del 1751, San Bartolomeo al Bosco era sempre inserito nel ducato
di Milano, ancora nella pieve di Appiano (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45
quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava in tutto 37 anime, aveva
come unico ufficiale il console, scelto a rotazione annuale tra i massari della comunità, che svolgeva
la propria attività sotto la direzione del possessore unico (conte Federico Pusterla). Data le piccole
dimensioni del comune e la presenza di un unico possessore, il comune non disponeva di esattore né di
cancelliere.Il comune era sottoposto alla giurisdizione del Vicariato del Seprio di Gallarate a cui il
console prestava giuramento (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3039). Sempre inserito nella pieve di
Appiano, San Bartolomeo compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 già
unito con il comune di Cassina Fontana, con la denominazione di San Bartolomeo con Cassina Fontana,
ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). [D. Qua.]
Presso il museo archeologico di Milano si trova un blocco di marmo lungo e largo
88 cm, alto 66 cm. L'oggetto proviene dalla canonica di San Bartolomeo al Bosco
nella Pieve di Appiano ed è comunemente noto come "Urna di Walperto".
La lavorazione del blocco di marmo rende difficile l'identificazione del suo utilizzo.
E' infatti lavorato all'esterno su 3 lati con soggetti marini, il quarto lato lasciato
grezzo.
All'interno sono state scavate 4 vasche cilindriche angolari, collegate tra loro con
condotti che fanno defluire un eventuale liquido all'esterno. Le sculture sono databili
intorno al I-II secolo d.C. Nella canonica di San Bartolomeo al Bosco l'urna svolse
funzioni di acquasantiera. In una faccia laterale compare la seguente iscrizione:
WALPERTUS SUBDIACONUS FIERI IUSSIT.
E' probabile che la canonica di San Bartolomeo al Bosco sia nata intorno al XII secolo d.C.
Nei quattro bordi della faccia superiore si leggono queste incisioni:
HOC FABRICAVIT OP WALPT AMORE PARENTUM
ORENT UT REDDAT PMIA DIGNA DEUS
QUOD MEDIOLANIO MULTO DEFERRE LABORE
HIC STUDUIT CURENS OPTINUISSE SUO
attorno alle vasche angolari si legge:
REDUC
CARPENTUM
BONA NOCTE
VADE DORMITUM
Circa l'utilizzo originale dell'urna, molti studiosi si sono affaticati, ipotizzando un
abbeveratoio, un'urna cineraria, appunto un'acquasantiera o una fonte battesimale, per
battesimo da infusione.
La chiesa di San Bartolomeo al Bosco di Appiano Gentile
Vuoi sapere cosa c’entra questa chiesa costruita proprio nel bel mezzo dell’attuale Parco Pineta di Tradate ed Appiano con la storia di Vedano Olona? Vieni a scoprirlo in sede!
Vuoi aiutarci a ricostruire la storia degli Umiliati sul nostro territorio? Contattaci
San Bartolomeo al Bosco. Una chiesina semplice e tanti perché. Perché venne costruita lontano dalle vecchie strade consolari romane? Perché ospitò a lungo l'urna di Valperto, probabile fonte battesimale oggi esposta al Museo Archeologico di Milano? Perché il Capitolo del Duomo di Milano accorse qui dopo il Mille fuggendo dalle truppe imperiali del Barbarossa? E perché accanto alla chiesa sorgeva un "Ospitale", segno di accoglienza non episodica? Dalla lettura attenta di alcuni documenti storici si ipotizza che nel XII secolo San Bartolomeo fosse in realtà un luogo in pieno sviluppo con una prepositura e diversi canonici. E poi un tale Guglielmo Boltraffio, un patrizio, donò diversi fondi al prevosto e ai canonici di San Bartolomeo affinché potesse sorgere adiacente alla chiesa un piccolo ospedale e si distribuissero elemosine ai poveri.
(Tratto da Corriere di Como on line, Luoghi ed Itinerari: Appiano Gentile)
Inizio pagina
Successivamente, dopo la lotta tra i Comuni e l'Imperatore, il territorio diventò proprietà dei Visconti. E San Bartolomeo venne donato dall'arcivescovo Ottone Visconti al Capitolo del Duomo di Milano. Nel 1470 il Capitolo del Duomo cedette la località alla famiglia Pusterla pur mantenendone il diretto dominio fino al 1799. Nel 1760 ai Pusterla si sostituirono via via proprietari diversi. San Bartolomeo al Bosco era diventato comune con tanto di scuola con un'aula per i soli maschi e una chiesa - San Bartolomeo, appunto. Ma solo alla fine dell'Ottocento, quando il comune era un ricordo e San Bartolomeo era stata assorbita da Appiano, la chiesa venne restaurata e si riprese a celebrare la messa domenicale. Fu allora che il prefetto Grilloni si adoperò affinché San Bartolomeo fosse dichiarata monumento nazionale. Attualmente la chiesa è di proprietà di Francesco Rusconi.
(Tratto da Corriere di Como on line, Luoghi ed Itinerari: Appiano Gentile)
Inizio paginaIl Comune di San Bartolomeo
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” San Bartolomeo al Bosco risulta incluso nella pieve di Appiano e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata da Bolà” come “le cassine de san Bartholomeo al Boscho” (Compartizione delle fagie 1346). Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1552 e dei successivi aggiornamenti sino al XVIII secolo, San Bartolomeo risulta ancora compreso nella pieve di Appiano (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 2 e 3) dove ancora lo si ritrova nel 1644 (Relazione Opizzone 1644). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, San Bartolomeo al Bosco era sempre inserito nel ducato di Milano, ancora nella pieve di Appiano (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava in tutto 37 anime, aveva come unico ufficiale il console, scelto a rotazione annuale tra i massari della comunità, che svolgeva la propria attività sotto la direzione del possessore unico (conte Federico Pusterla). Data le piccole dimensioni del comune e la presenza di un unico possessore, il comune non disponeva di esattore né di cancelliere.Il comune era sottoposto alla giurisdizione del Vicariato del Seprio di Gallarate a cui il console prestava giuramento (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3039). Sempre inserito nella pieve di Appiano, San Bartolomeo compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 già unito con il comune di Cassina Fontana, con la denominazione di San Bartolomeo con Cassina Fontana, ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). [D. Qua.]
(Tratto da “Le istituzioni storiche del territorio lombardo XIV-XIX secolo – Progetto Civita”, Regione Lombardia, Milano, 2000)
Inizio paginaIl mistero dell’urna di Valperto
Presso il museo archeologico di Milano si trova un blocco di marmo lungo e largo 88 cm, alto 66 cm. L'oggetto proviene dalla canonica di San Bartolomeo al Bosco nella Pieve di Appiano ed è comunemente noto come "Urna di Walperto". La lavorazione del blocco di marmo rende difficile l'identificazione del suo utilizzo. E' infatti lavorato all'esterno su 3 lati con soggetti marini, il quarto lato lasciato grezzo.
All'interno sono state scavate 4 vasche cilindriche angolari, collegate tra loro con condotti che fanno defluire un eventuale liquido all'esterno. Le sculture sono databili intorno al I-II secolo d.C. Nella canonica di San Bartolomeo al Bosco l'urna svolse funzioni di acquasantiera. In una faccia laterale compare la seguente iscrizione:
WALPERTUS SUBDIACONUS FIERI IUSSIT.
E' probabile che la canonica di San Bartolomeo al Bosco sia nata intorno al XII secolo d.C.
Nei quattro bordi della faccia superiore si leggono queste incisioni:
HOC FABRICAVIT OP WALPT AMORE PARENTUM
ORENT UT REDDAT PMIA DIGNA DEUS
QUOD MEDIOLANIO MULTO DEFERRE LABORE
HIC STUDUIT CURENS OPTINUISSE SUO
attorno alle vasche angolari si legge:
REDUC
CARPENTUM
BONA NOCTE
VADE DORMITUM
Circa l'utilizzo originale dell'urna, molti studiosi si sono affaticati, ipotizzando un abbeveratoio, un'urna cineraria, appunto un'acquasantiera o una fonte battesimale, per battesimo da infusione.
[Dario Dell'Aere]
Inizio pagina(Testo e immagini tratte da I luoghi del Mistero)