"Fra tutte le città della Lombardia Milano è lodata come la rosa o il giglio fra i
fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l'aquila fra gli
uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e
la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini".
Tale è la descrizione effettuata nel sec. XIII da Fra Bonvesin da la Riva
"Ke sta im borgo Legnian",
appartenente all'Ordine degli Umiliati, che si ritiene abbia insegnato grammatica
a Legnano, al cui ospedale di S. Erasmo legò parte della sua sostanza. Tra i borghi che
fecero degna corona a Milano nella lontananza dei tempi, tra l'alternanza delle passioni
e il luccicare delle armi, troviamo Legnano, situata sulla riva dell'Olona che la divide
da Legnanello, con le spalle addossate all'attuale statale del Sempione e con le braccia
protese all'interno già produttivo in biade, gelsi, fieni e buoni vini.
E' stata avanzata l'ipotesi che "Legnano" debba identificarsi con la Liciniacum
dei Latini, così chiamata dal console Lucio Licinio Crasso. Altri ritengono che il nucleo
originario dell'attuale città fosse formato da agricoltori i quali, trovato un terreno
fertile, costruirono le loro primitive abitazioni sulle rive dell'Olona, costretti a
difendersi dai lupi annidati nei boschi vicini e ancora presenti nella zona durante la
prima metà dell'Ottocento. Non mancano quelli che hanno definito Legnano come Vicus agri
Sepriensis, cioè come un villaggio del Seprio, del cui comitato faceva parte e come
attestato dal largo omonimo. Nelle antiche carte la denominazione varia da Liniano, Livian,
Legniano e in dialetto Legnàn e pr. esso Legnarell, alterato da Legnanell. Si pensa anche a
Ledegnanum, da rifiutare però perché riferito a località forse oltre il Po. Suggestiva, ma
puro frutto di fantasia e da scartare la derivazione da lignum anus o legno della vecchia.
Secondo il dizionario toponomastico dell'Olivieri, prima del 1000 Legnano era detta Lemnianum,
diventato Legnanum nelle Gesta Friderici imperatoris. Sulla base di questo accostamento si
può pensare a un personale romano Limenius / Laenius.
Etimologia a parte, l'antichità del borgo è fuori discussione. Ne fanno fede i ritrovamenti
archeologici, ora dovuti a scavi per costruzione di edifici, ora a una esplorazione
sistematica del territorio. Le più antiche tracce della presenza umana sul territorio
legnanese sono fornite da pochi frammenti di un vaso a forma di campana rinvenuti tra il
1926 e il 1928 nella zona della Montagnola, risalenti alla cultura di Remedello
(fine 2000-1800 a.C.). Da corredi gallici di corso Sempione sono emersi bronzi, vasi della
cultura di La Tène (IV-I sec. a. C.). Importanti i reperti romani tratti nel 1925 dalla
necropoli di via Novara.
Si tratta di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi, utensili in ferro. Altre
sepolture sono venute alla luce nel 1985 in via P. Micca e nel 1991 durante i restauri della
chiesa di S. Ambrogio. La tarda età romana è documentata in Legnano e dintorni da sepolture
alla cappuccina con rito inumatorio. Il corredo è costituito da olpi, ciottoli, coltelli,
rasoi, fibbie. Tutto il materiale è conservato al Museo Sutermeister.
La prima sicura traccia storica risale al 789. Si tratta di un atto di cessione di una corte
sita in Leunianello fatta da Pietro, arcivescovo di Milano, al monastero di S. Ambrogio.
Documento importante non solo perché ci segnala la comparsa del toponimo, ma anche perché
testimonia dei rapporti con l'autorità religiosa. Inserita nel Seprio, Legnano ne seguì
di riflesso le vicende, tenuto conto della crescita di potere dell'arcivescovo che non era solo
un ecclesiastico, ma anche un capo civile e militare. Legnano fu quasi certamente coinvolta
nelle lotte di carattere religioso e sociale che videro S. Arialdo aggirarsi per le campagne e
infiammare con la sua predicazione le popolazioni contro l'arcivescovo Guido da Velate, finché
questi dovette rifugiarsi nel fortilizio posseduto in città da Erlembaldo Cotta. Non è rimasto
traccia del castello, ma l'arcivescovo milanese accrebbe il potere sul borgo tramite i grandi
monasteri. Della forza di questi testimonia un atto del 1148, in cui si accenna a beni posseduti
in Legnano dalla badessa di S. Maurizio di Milano.
Fatti e leggende si intrecciano nella descrizione dello scontro avvenuto il 29 maggio 1176 tra
le forze della Lega e le truppe di Federico I. Dopo un avvio negativo, nella seconda fase della
lotta gli uomini della Lega, rinserratisi attorno al carroccio, grazie anche all'arrivo di truppe
fresche di rinforzo, riuscirono a respingere l'attacco avversario e a costringere alla fuga il
Barbarossa. Colorito, sia pure con qualche indulgenza alla fantasia, il racconto della battaglia,
effettuato nel sec. XIV dal domenicano Galvano Fiamma che fece di Alberto da Giussano un simbolo
di grandezza e di valore. A quest'ultimo fu dedicato, dopo il VII Centenario della battaglia, il
monumento opera del Buzzi, destinato a sorgere inizialmente in una zona vicina alla chiesa di S.
Maria delle Grazie. Il nome di Legnano ritorna costantemente alla ribalta nel sec. XIII con
l'arcivescovo Leone da Perego, che morì nel 1259 in città, arricchita poi di un altro prezioso
palazzo da Ottone Visconti, al quale è fatta risalire la costruzione della maggior parte del
Castello. Questo, attorno al 1437, fu donato da Filippo Maria Visconti a Oldrado Lampugnani, che
lo fece restaurare nel 1448, dopo il saccheggio subito da parte di Francesco Sforza. Ereditato
dall'Ospedale Maggiore di Milano, ceduto da questi ai Cornaggia, il Castello è passato
definitivamente al Comune dopo la seconda guerra mondiale.
Sul piano strettamente religioso interessa segnalare a Legnano, nel 1300 la presenza di diverse
chiese, tra le quali importanti quelle di S. Ambrogio, S. Martino, S. Salvatore, S. Maria, S.
Agnese, S. Nazaro, per non parlare di una casa di Umiliati esistente già nel 1298. A loro
si deve la fioritura dell'industria della lana. Risultato eloquente fu dato dalla costituzione
delle classi dei mercanti imprenditori che, acquistata la materia prima, l'affidavano per la
lavorazione ad operai specializzati. La matricola dei mercanti del 1393 registra l'iscrizione dei
vari Ambroxinus, Antonius, Antoninus, Bernardinus, Francischus, Galeaz de Legnano, con i relativi
marchi impressi sui prodotti. Tutte le chiese rientravano nella pieve di Olgiate Olona, trasferita
poi a Busto Arsizio (dal cui distretto Legnano dipendeva in civilibus), finché Legnano stessa
divenne capopieve nel 1584, per l'accresciuta importanza economica e per l'eccellenza della sua
basilica. Minacciata nel 1303 da Cressone Crivelli che inutilmente cercò di occuparla, nel 1339
Legnano vide piazzare le tende di Lodrisio Visconti nel tentativo non riuscito di spodestare Azzo
Visconti, Signore di Milano che, con l'aiuto dello zio Luchino, lo battè nella battaglia di
Parabiago. L'epoca viscontea-sforzesca rappresentò dunque per Legnano una stagione di florido
sviluppo economico basato sull'agricoltura favorita dalla presenza di mulini appartenenti a
famiglie nobili e alla Mensa arcivescovile milanese; ma anche sostenuto da una discreta attività
commerciale. A darle ulteriore rinomanza provvide Giovanni Oldrendi, illustre canonista, notaio,
autore di numerosi trattati di carattere giuridico, scientifico, sociale, religioso, Vicario del
papa, professore all'università di Bologna, di cui fu Podestà e dove mori nel 1383, compianto da
tutta la popolazione. Toccò a lui rogare l'atto di acquisto della città, ceduta dai Pepoli ai
Visconti, che ne volevano fare l'epicentro di una confederazione da opporre a Firenze e a Venezia.
Nel periodo compreso tra la metà del 1400 e quella del 1600 Legnano annoverò molte famiglie nobili,
tra cui i Visconti, i Borromeo, i Crivelli, i Bossi, i Vismara, i Lampugnani. Di questi ultimi piace
ricordare il maniero di Legnanello dalla caratteristica eco simile a quella di Villa Simonetta a
Milano; ma anche le imprese del cavaliere di Malta Giuseppe Lampugnani che, con un seguito numeroso
di bravi, terrorizzava la zona, tanto da costringere il Vicario del Seprio ad emanare nel
1647 un bando contro di lui, con il quale gli si comminava una pena di duemila scudi qualora non
si fosse astenuto dal compiere misfatti nel peggiore disprezzo della giustizia.
Il 1500 si apre con il completamento della basilica di San Magno, attuato tra il 1512/13, quasi a
compensare il sacco operato due anni prima dalle truppe di M. Schinner. Crebbe intanto la popolazione
arrivata a circa 2500 anime, verso la fine del secolo. Da ricordare che nel 1583 i terrieri della
zona verso S. Giorgio decisero di costruire, in sostituzione di una cappella già esistente alla fine
del 1400, una chiesetta dedicata alla Vergine che oggi va sotto il nome di S. Maria delle Grazie.
L'atmosfera fu però turbata dagli scoppi a ripetizione della peste e dal bando di infeudazione emesso
dai dominatori spagnoli, sventato nel 1652 dal versamento di L. 6680 effettuato da B. Lampugnani per
riscattare i 258 focolari esistenti.
Sotto la dominazione austriaca fu avviato il riordino del catasto e anche le proprietà di Legnano
furono suddivise in beni di prima stazione comprendenti i terreni prevalentemente di tipo aratorio
vitato; e di seconda stazione relativi alle case. Con la tavoletta pretoria, così chiamata dal suo
inventore, furono redatte mappe gigantesche misurate in trabucchi. Legnano risultò divisa in nove
Comunetti dotati di amministrazione autonoma: Dominante, Lampugnani, Morosino grande, Morosinetto,
Personale, R. R. Monache di Legnano, Trotti, Visconti, Vismara. Verso la fine del secolo l'imperatore
Giuseppe II visitò Legnano e il suo pellagrosario allestito nel soppresso convento di S. Chiara e
affidato alle cure del Dr. Strambio. A prova dell'attività commerciale sta la concessione del
mercato settimanale autorizzato nel 1795, dopo le richieste presentate nel 1499 a Ludovico il Moro,
nel 1627 a Filippo IV.
Con l'inizio dell'Ottocento iniziò per Legnano una fase di trasformazione graduale che segnò il
passaggio al ruolo di città assunto nel 1924. Ricordato che alla metà del 1500 commerciavano in
cotone i Cornacchia soci dei Prata, da un rapporto del 1807 deduciamo che in Legnano esistevano
filature di seta, di cotone sia pure esercitate in forma artigianale ed uscite dall'anonimato nel
1821 con lo svizzero C. Martin, che impiegava 200 operai nel 1863. Lo spirito di intraprendenza e
l'entità dei capitali impiegati, la disponibilità di mano d'opera a baso prezzo favorirono
l'apertura delle filature Krumm, Borgomaneri, degli stabilimenti Fr. Dell'Acqua (1871), A. Bernocchi
(1872/73), De Angeli (1875), del Cotonificio Cantoni (1879). Da questo ultimo venne F. Tosi,
fondatore dell'omonima officina nel 1882. Rallentato il ritmo produttivo periodicamente a causa dello
scoppio del colera (1836), del tifo, del vaiolo (1887), i Legnanesi diedero il loro contributo per il
riscatto dalla dominazione autriaca, con patrioti come Saule Banfi ed Ester Cuttica e salutarono
festosamente Garibaldi presente nel 1862. Naturale il sostegno dato alle industrie legnanesi dagli
Istituti di credito come la Banca di Legnano (1887), dal Credito Legnanese (1923), dalla attivazione
della ferrovia Milano-Gallarate (1860), dalla tramvia Milano-Legnano (1880).
Allo sviluppo industriale si accompagnarono nel 1900 l'aumento della popolazione e la trasformazione
del centro abitato, arricchito da nuovi edifici. Nei primi anni fu avviata la costruzione del nuovo
Ospedale, fu inaugurata la nuova sede del Municipio (1909), già disposta in una casa di proprietà
Cornaggia. Dopo il primo conflitto mondiale, al quale i Legnanesi diedero un grosso contributo di
sangue, difficile, ma graduale la ripresa economica accompagnata dalle elezioni del 1919 che
assicurarono la vittoria al Partito Socialista. Quindi l'avvento al potere del fascismo, con la
visita di Mussolini a Legnano, nel 1924, per l'inaugurazione della Scuola di Avviamento al lavoro A.
Bernocchi che, con l'Istituto Tecnico C. Dell'Acqua (nato nel 1917) favorì il cammino ascensionale
scolastico, dopo la nascita di istituzioni private, la prima delle quali risaliva all'epoca di
S.Carlo. Data dal 1935 l'inizio delle manifestazioni della Sagra del Carroccio, interrotta durante il
secondo conflitto e ripresa nel 1952. Quindi il verificarsi della seconda guerra mondiale con i suoi
drammatici avvenimenti segnati da bombardamenti, scioperi, arresti, deportazioni e dal costituirsi di
gruppi clandestini fino all'azione dell'aprile 1945, nel corso della quale furono sbaragliati i vari
presidi fascisti e tedeschi, dopo di che il CNL assicurò il controllo della città. L'albo delle
medaglie d'oro, dopo A. Robino, C. Borsani, R. Achilli, si arricchì del nome di M. Venegoni.
La storia del comune di Legnano
"Fra tutte le città della Lombardia Milano è lodata come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l'aquila fra gli uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini".
Tale è la descrizione effettuata nel sec. XIII da Fra Bonvesin da la Riva "Ke sta im borgo Legnian", appartenente all'Ordine degli Umiliati, che si ritiene abbia insegnato grammatica a Legnano, al cui ospedale di S. Erasmo legò parte della sua sostanza. Tra i borghi che fecero degna corona a Milano nella lontananza dei tempi, tra l'alternanza delle passioni e il luccicare delle armi, troviamo Legnano, situata sulla riva dell'Olona che la divide da Legnanello, con le spalle addossate all'attuale statale del Sempione e con le braccia protese all'interno già produttivo in biade, gelsi, fieni e buoni vini.
E' stata avanzata l'ipotesi che "Legnano" debba identificarsi con la Liciniacum dei Latini, così chiamata dal console Lucio Licinio Crasso. Altri ritengono che il nucleo originario dell'attuale città fosse formato da agricoltori i quali, trovato un terreno fertile, costruirono le loro primitive abitazioni sulle rive dell'Olona, costretti a difendersi dai lupi annidati nei boschi vicini e ancora presenti nella zona durante la prima metà dell'Ottocento. Non mancano quelli che hanno definito Legnano come Vicus agri Sepriensis, cioè come un villaggio del Seprio, del cui comitato faceva parte e come attestato dal largo omonimo. Nelle antiche carte la denominazione varia da Liniano, Livian, Legniano e in dialetto Legnàn e pr. esso Legnarell, alterato da Legnanell. Si pensa anche a Ledegnanum, da rifiutare però perché riferito a località forse oltre il Po. Suggestiva, ma puro frutto di fantasia e da scartare la derivazione da lignum anus o legno della vecchia. Secondo il dizionario toponomastico dell'Olivieri, prima del 1000 Legnano era detta Lemnianum, diventato Legnanum nelle Gesta Friderici imperatoris. Sulla base di questo accostamento si può pensare a un personale romano Limenius / Laenius.
Etimologia a parte, l'antichità del borgo è fuori discussione. Ne fanno fede i ritrovamenti archeologici, ora dovuti a scavi per costruzione di edifici, ora a una esplorazione sistematica del territorio. Le più antiche tracce della presenza umana sul territorio legnanese sono fornite da pochi frammenti di un vaso a forma di campana rinvenuti tra il 1926 e il 1928 nella zona della Montagnola, risalenti alla cultura di Remedello (fine 2000-1800 a.C.). Da corredi gallici di corso Sempione sono emersi bronzi, vasi della cultura di La Tène (IV-I sec. a. C.). Importanti i reperti romani tratti nel 1925 dalla necropoli di via Novara.
Si tratta di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi, utensili in ferro. Altre sepolture sono venute alla luce nel 1985 in via P. Micca e nel 1991 durante i restauri della chiesa di S. Ambrogio. La tarda età romana è documentata in Legnano e dintorni da sepolture alla cappuccina con rito inumatorio. Il corredo è costituito da olpi, ciottoli, coltelli, rasoi, fibbie. Tutto il materiale è conservato al Museo Sutermeister.
La prima sicura traccia storica risale al 789. Si tratta di un atto di cessione di una corte sita in Leunianello fatta da Pietro, arcivescovo di Milano, al monastero di S. Ambrogio. Documento importante non solo perché ci segnala la comparsa del toponimo, ma anche perché testimonia dei rapporti con l'autorità religiosa. Inserita nel Seprio, Legnano ne seguì di riflesso le vicende, tenuto conto della crescita di potere dell'arcivescovo che non era solo un ecclesiastico, ma anche un capo civile e militare. Legnano fu quasi certamente coinvolta nelle lotte di carattere religioso e sociale che videro S. Arialdo aggirarsi per le campagne e infiammare con la sua predicazione le popolazioni contro l'arcivescovo Guido da Velate, finché questi dovette rifugiarsi nel fortilizio posseduto in città da Erlembaldo Cotta. Non è rimasto traccia del castello, ma l'arcivescovo milanese accrebbe il potere sul borgo tramite i grandi monasteri. Della forza di questi testimonia un atto del 1148, in cui si accenna a beni posseduti in Legnano dalla badessa di S. Maurizio di Milano.
Fatti e leggende si intrecciano nella descrizione dello scontro avvenuto il 29 maggio 1176 tra le forze della Lega e le truppe di Federico I. Dopo un avvio negativo, nella seconda fase della lotta gli uomini della Lega, rinserratisi attorno al carroccio, grazie anche all'arrivo di truppe fresche di rinforzo, riuscirono a respingere l'attacco avversario e a costringere alla fuga il Barbarossa. Colorito, sia pure con qualche indulgenza alla fantasia, il racconto della battaglia, effettuato nel sec. XIV dal domenicano Galvano Fiamma che fece di Alberto da Giussano un simbolo di grandezza e di valore. A quest'ultimo fu dedicato, dopo il VII Centenario della battaglia, il monumento opera del Buzzi, destinato a sorgere inizialmente in una zona vicina alla chiesa di S. Maria delle Grazie. Il nome di Legnano ritorna costantemente alla ribalta nel sec. XIII con l'arcivescovo Leone da Perego, che morì nel 1259 in città, arricchita poi di un altro prezioso palazzo da Ottone Visconti, al quale è fatta risalire la costruzione della maggior parte del Castello. Questo, attorno al 1437, fu donato da Filippo Maria Visconti a Oldrado Lampugnani, che lo fece restaurare nel 1448, dopo il saccheggio subito da parte di Francesco Sforza. Ereditato dall'Ospedale Maggiore di Milano, ceduto da questi ai Cornaggia, il Castello è passato definitivamente al Comune dopo la seconda guerra mondiale.
Sul piano strettamente religioso interessa segnalare a Legnano, nel 1300 la presenza di diverse chiese, tra le quali importanti quelle di S. Ambrogio, S. Martino, S. Salvatore, S. Maria, S. Agnese, S. Nazaro, per non parlare di una casa di Umiliati esistente già nel 1298. A loro si deve la fioritura dell'industria della lana. Risultato eloquente fu dato dalla costituzione delle classi dei mercanti imprenditori che, acquistata la materia prima, l'affidavano per la lavorazione ad operai specializzati. La matricola dei mercanti del 1393 registra l'iscrizione dei vari Ambroxinus, Antonius, Antoninus, Bernardinus, Francischus, Galeaz de Legnano, con i relativi marchi impressi sui prodotti. Tutte le chiese rientravano nella pieve di Olgiate Olona, trasferita poi a Busto Arsizio (dal cui distretto Legnano dipendeva in civilibus), finché Legnano stessa divenne capopieve nel 1584, per l'accresciuta importanza economica e per l'eccellenza della sua basilica. Minacciata nel 1303 da Cressone Crivelli che inutilmente cercò di occuparla, nel 1339 Legnano vide piazzare le tende di Lodrisio Visconti nel tentativo non riuscito di spodestare Azzo Visconti, Signore di Milano che, con l'aiuto dello zio Luchino, lo battè nella battaglia di Parabiago. L'epoca viscontea-sforzesca rappresentò dunque per Legnano una stagione di florido sviluppo economico basato sull'agricoltura favorita dalla presenza di mulini appartenenti a famiglie nobili e alla Mensa arcivescovile milanese; ma anche sostenuto da una discreta attività commerciale. A darle ulteriore rinomanza provvide Giovanni Oldrendi, illustre canonista, notaio, autore di numerosi trattati di carattere giuridico, scientifico, sociale, religioso, Vicario del papa, professore all'università di Bologna, di cui fu Podestà e dove mori nel 1383, compianto da tutta la popolazione. Toccò a lui rogare l'atto di acquisto della città, ceduta dai Pepoli ai Visconti, che ne volevano fare l'epicentro di una confederazione da opporre a Firenze e a Venezia. Nel periodo compreso tra la metà del 1400 e quella del 1600 Legnano annoverò molte famiglie nobili, tra cui i Visconti, i Borromeo, i Crivelli, i Bossi, i Vismara, i Lampugnani. Di questi ultimi piace ricordare il maniero di Legnanello dalla caratteristica eco simile a quella di Villa Simonetta a Milano; ma anche le imprese del cavaliere di Malta Giuseppe Lampugnani che, con un seguito numeroso di bravi, terrorizzava la zona, tanto da costringere il Vicario del Seprio ad emanare nel 1647 un bando contro di lui, con il quale gli si comminava una pena di duemila scudi qualora non si fosse astenuto dal compiere misfatti nel peggiore disprezzo della giustizia.
Il 1500 si apre con il completamento della basilica di San Magno, attuato tra il 1512/13, quasi a compensare il sacco operato due anni prima dalle truppe di M. Schinner. Crebbe intanto la popolazione arrivata a circa 2500 anime, verso la fine del secolo. Da ricordare che nel 1583 i terrieri della zona verso S. Giorgio decisero di costruire, in sostituzione di una cappella già esistente alla fine del 1400, una chiesetta dedicata alla Vergine che oggi va sotto il nome di S. Maria delle Grazie. L'atmosfera fu però turbata dagli scoppi a ripetizione della peste e dal bando di infeudazione emesso dai dominatori spagnoli, sventato nel 1652 dal versamento di L. 6680 effettuato da B. Lampugnani per riscattare i 258 focolari esistenti.
Sotto la dominazione austriaca fu avviato il riordino del catasto e anche le proprietà di Legnano furono suddivise in beni di prima stazione comprendenti i terreni prevalentemente di tipo aratorio vitato; e di seconda stazione relativi alle case. Con la tavoletta pretoria, così chiamata dal suo inventore, furono redatte mappe gigantesche misurate in trabucchi. Legnano risultò divisa in nove Comunetti dotati di amministrazione autonoma: Dominante, Lampugnani, Morosino grande, Morosinetto, Personale, R. R. Monache di Legnano, Trotti, Visconti, Vismara. Verso la fine del secolo l'imperatore Giuseppe II visitò Legnano e il suo pellagrosario allestito nel soppresso convento di S. Chiara e affidato alle cure del Dr. Strambio. A prova dell'attività commerciale sta la concessione del mercato settimanale autorizzato nel 1795, dopo le richieste presentate nel 1499 a Ludovico il Moro, nel 1627 a Filippo IV.
Con l'inizio dell'Ottocento iniziò per Legnano una fase di trasformazione graduale che segnò il passaggio al ruolo di città assunto nel 1924. Ricordato che alla metà del 1500 commerciavano in cotone i Cornacchia soci dei Prata, da un rapporto del 1807 deduciamo che in Legnano esistevano filature di seta, di cotone sia pure esercitate in forma artigianale ed uscite dall'anonimato nel 1821 con lo svizzero C. Martin, che impiegava 200 operai nel 1863. Lo spirito di intraprendenza e l'entità dei capitali impiegati, la disponibilità di mano d'opera a baso prezzo favorirono l'apertura delle filature Krumm, Borgomaneri, degli stabilimenti Fr. Dell'Acqua (1871), A. Bernocchi (1872/73), De Angeli (1875), del Cotonificio Cantoni (1879). Da questo ultimo venne F. Tosi, fondatore dell'omonima officina nel 1882. Rallentato il ritmo produttivo periodicamente a causa dello scoppio del colera (1836), del tifo, del vaiolo (1887), i Legnanesi diedero il loro contributo per il riscatto dalla dominazione autriaca, con patrioti come Saule Banfi ed Ester Cuttica e salutarono festosamente Garibaldi presente nel 1862. Naturale il sostegno dato alle industrie legnanesi dagli Istituti di credito come la Banca di Legnano (1887), dal Credito Legnanese (1923), dalla attivazione della ferrovia Milano-Gallarate (1860), dalla tramvia Milano-Legnano (1880).
Allo sviluppo industriale si accompagnarono nel 1900 l'aumento della popolazione e la trasformazione del centro abitato, arricchito da nuovi edifici. Nei primi anni fu avviata la costruzione del nuovo Ospedale, fu inaugurata la nuova sede del Municipio (1909), già disposta in una casa di proprietà Cornaggia. Dopo il primo conflitto mondiale, al quale i Legnanesi diedero un grosso contributo di sangue, difficile, ma graduale la ripresa economica accompagnata dalle elezioni del 1919 che assicurarono la vittoria al Partito Socialista. Quindi l'avvento al potere del fascismo, con la visita di Mussolini a Legnano, nel 1924, per l'inaugurazione della Scuola di Avviamento al lavoro A. Bernocchi che, con l'Istituto Tecnico C. Dell'Acqua (nato nel 1917) favorì il cammino ascensionale scolastico, dopo la nascita di istituzioni private, la prima delle quali risaliva all'epoca di S.Carlo. Data dal 1935 l'inizio delle manifestazioni della Sagra del Carroccio, interrotta durante il secondo conflitto e ripresa nel 1952. Quindi il verificarsi della seconda guerra mondiale con i suoi drammatici avvenimenti segnati da bombardamenti, scioperi, arresti, deportazioni e dal costituirsi di gruppi clandestini fino all'azione dell'aprile 1945, nel corso della quale furono sbaragliati i vari presidi fascisti e tedeschi, dopo di che il CNL assicurò il controllo della città. L'albo delle medaglie d'oro, dopo A. Robino, C. Borsani, R. Achilli, si arricchì del nome di M. Venegoni.
[Autore Egidio Gianazza]
(Tratto da Retecivica del Comune di Legnano, Profilo storico)