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22 febbraio 2002

Finalmente, un nuovo libro: esce Next. Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verrà.

Cosi si legge dalla scheda:
"Un piccolo libro per capire. Nato come pamphlet autonomo. Scandito in quattro puntate sulle pagine di Repubblica. Maturato al fuoco delle polemiche."

>> I commenti su Next pubblicati in Francia su Le Monde e Libération in occasione del Salone del Libro di Parigi e le recensioni de La Repubblica L'Indice e di CaffeEuropa>> 

A prima vista, la si potrebbe definire un po' un'operazione di marketing (mia opinione personale :), dato che in fondo sono stati semplicemente ripresi articoli già scritti e pubblicati su La Repubblica a ottobre 2001 (bellissimi peraltro, e che si possono ritrovare qui)... Ma in fondo è stato così anche per i Barnum, e ne valeva la pena. E stavolta? Stavolta pure, anche perché abbiamo diritto a qualcosa in più rispetto a quanto già letto sulle pagine del quotidiano; già, ai lettori del libro sono stati riservati dei bonus tracks piuttosto interessanti.

La scheda dell'editore cerca di spiegare meglio, e riporto:
"Un piccolo libro. Un grande tema. Esiste davvero la globalizzazione? O, in altri termini, esiste davvero un nemico radicale chiamato globalizzazione? Alessandro Baricco prende le mosse da un assunto molto preciso: non dare nulla per scontato. Ecco perché, posto il primo quesito, lo scrittore procede attraverso una serie di ulteriori quesiti e di esemplificazioni alla ricerca di una nitida percezione del fenomeno che abbiamo imparato a chiamare globalizzazione. Prima conclusione: quel che sta accadendo ha certamente un fondamento reale, ma quanta parte del pianeta coinvolge? Ciò che viene avvertito come globale non è piuttosto una direzione, un correre indistinto seguendo le "indicazioni"? Sì, però, come la ferrovie nel West hanno cambiato il mondo, anche ciò che ora punta verso il futuro cambierà il mondo. E allora i no-global? Da che parte vanno? Resistono a un processo sentito come irrimediabilmente "cattivo", sapendo contemporaneamente che in esso sono veicolati degli elementi positivi. Ma in realtà, dice Baricco, "la globalizzazione buona è fatta con gli stessi mattoni della globalizzazione cattiva". E allora? La risposta è molto articolata, ma sostanzialmente fa perno intorno alla capacità di immaginare e anche di sognare. "Così come ce la stanno vendendo la globalizzazione non è un sogno sbagliato: è un sogno piccolo. Arrestato. Bloccato. Ostaggio dell’immaginario di manager e banchieri. Sognare quel sogno al posto loro: questo, e nulla meno di questo, sarebbe il nostro compito".

e ancora:
"L'opinione dello scrittore Alessandro Baricco sulla globalizzazione e il futuro dei movimenti antisistemici. Un libro che non mancherà di far discutere. Si sa, ogni libro ha un suo personalissimo destino. Ma quale esso sia, se il successo, la fortuna di una stagione, o l'oscurità, non è dato saperlo in anticipo, neppure a colui che l'ha messo al mondo. Ci sono poi alcuni libri il cui destino è più singolare di altri. Libri che hanno l'occasione di far discutere ancora prima di arrivare nelle mani di un ipotetico lettore. Uno di questi è Next di Alessandro Baricco, un piccolo libro di 90 pagine sulla globalizzazione (e il mondo che verrà), composto da quattro articoli che l'autore ha pubblicato nei mesi scorsi su 'Repubblica', sollevando da subito un coro di polemiche generalizzato. Il titolo è chiaramente allusivo. 'Next' sta per qualcosa che ancora non c'è, che è da venire; per dirla in termini televisivi, è la 'prossima puntata del mondo'. Una puntata che, se portiamo avanti l'immagine del West usata da Baricco come metafora della globalizzazione, si giocherà tutta tra chi nel sogno del West crede ancora ciecamente e chi di questo sogno ha da tempo cominciato a diffidare. Ma, andando più a fondo al problema, siamo poi tutti così sicuri di intendere il concetto di globalizzazione nello stesso modo? Esiste una definizione di globalizzazione sulla quale ci sia consenso unanime e rispetto a cui le nostre posizioni si determinino chiaramente? Baricco parte da qui per mostrare come tutti in fondo siano in grado di schierarsi a favore o contro il fenomeno della globalizzazione, ma come davvero in pochi sappiano dire che cosa veramente sia. Insomma, una definizione ci sfugge, e forse nemmeno esiste vista la complessità del problema. Quel che però è peggio è che, interrogati su che cos'è la globalizzazione, la tendenza collettiva sia quella di rispondere con esempi (o frasi fatte?) di cui non si è mai sognata di mettere in dubbio la veridicità. Questo non significa che essi siano necessariamente falsi - Baricco lo ribadisce più volte a chiare lettere - ma che le cose sono più complicate di quel che sembrano. Che parlare di 'impero della Coca Cola' o di 'liberalizzazione del mercato finanziario' o di 'omologazione culturale' o ancora di 'strapotere dei brand' non ci autorizza a scivolare in facili generalizzazioni né tanto meno a demonizzare i tipi di esperienza che possono suggerire i simboli di quella che con pressapochismo abbiamo imparato a chiamare 'globalizzazione'. Non c'è dubbio: le pagine di Next non possono lasciare indifferente nessuno. Potranno irritare, e già lo hanno fatto, suscitare lo sdegno di chi è convinto che il mestiere dello scrittore sia quello di fare lo scrittore e non di salire in cattedra. Ma una cosa è certa: Next, con la sua ironia provocatrice e la lucidità a volte spietata con cui mette alla prova opinioni preconcette, dà molto da pensare. E prima ancora che sui fatti preoccupanti che turbano l'assetto geopolitico del nostro pianeta, sull'atteggiamento, troppo spesso inquinato da pregiudizi, con cui tendiamo a interpretarli."

Il libro è snello e scritto, al solito, in modo accattivante e con un approccio fuori dagli schemi (basta leggere questo piccolo estratto). Probabilmente darà la possibilità a chi non lesse quegli articoli a suo tempo di scoprirli per la prima volta. Pare che Baricco abbia ricevuto parecchie lettere (prevalentemente di protesta) da parte dei lettori de "La Repubblica" che evidentemente non hanno apprezzato  fosse uno scrittore a parlare di questi temi.

Per riprendere una recensione di U. Galimberti pubblicata proprio su "La Repubblica" del 19 marzo 2002:
"...Alessandro Baricco non è un esperto di globalizzazione e quindi può porre tutte quelle domande, ivi compresa quella che si chiede se la globalizzazione esiste davvero, che nessun esperto di globalizzazione si porrebbe mai. Questo metodo di indagine, tipico dei non esperti, è il classico metodo adottato dai filosofi che, a differenza dei sapienti (gli esperti), non hanno una competenza sulla cosa, e, proprio a partire dalla loro incompetenza, pongono domande. Domande non ingenue, che vogliono mettere alla prova la competenza dei competenti, per vedere se regge, se sta in piedi, o se è solo un modo per assopire le coscienze in un presunto sapere..."

Se vi va, fatemi sapere le vostre impressioni o condividetele con tutti gli iscritti nella mailing list o nel forum.

 

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Ultimo Aggiornamento_Last Update: 4 Apr. 2002