Il vino |
Ancora oggi i nostri vecchi ricordano i famosi “vinelli” di Rieti. Qualcuno parla, con poco riguardo di “raspati”, altri invece di produzioni qualitativamente importanti, forse perché non esistevano possibilità di confronto con altri vini. La produzione di vino e le tecniche di viticoltura nel reatino sono rimaste ristrette al fabbisogno familiare, senza mai trovar posto nella grande produzione di mercato. In Sabina abbiamo soltanto tre realtà importanti che, in qualche modo, ci rappresentano nel vasto panorama dell’enologia laziale: la cantina sociale di Magliano Sabina, la cantina di Roccasinibalda, la cantina di Montopoli. Ma, ci chiediamo, si può fare il vino buono a Rieti? Molti ne sono convinti. C’è una iniziativa della Provincia in collaborazione con il delegato AIS di Rieti che tende a valorizzare la viticoltura reatina in alcune, individuate aree vocate. C’è anche un programma che l’IPSAA di Rieti sta portando avanti da tre anni e che già sta dando i primi risultati.
uIl
vino è il risultato finale di un progetto che parte dall’attenta scelta
dei vitigni, dalle pratiche agronomiche in vigna, prosegue con un
attento monitoraggio dell’uva, con la trasformazione in mosto adottando
tecnologie avanzate, e termina con la meticolosa e scientifica cura del
prodotto in cantina.
uInnanzi
tutto è necessario visitare spesso la vigna e, adottando una precisa
tecnica di prelievo di alcuni grappoli, valutare con un mostimetro o con
un rifrattometro il grado zuccherino dell’uva. L’operazione va ripetuta
più volte e a distanza di 4-5 giorni l’una dall’altra, fino a quando il
valore letto rimane costante oppure fino a quando è stato raggiunto il
grado zuccherino che noi vogliamo. Contestualmente è opportuno
effettuare alcuni rilievi di laboratorio per la ricerca del grado di
acidità.
uCon
la vinificazione in rosso il mosto con le vinacce separate dai graspi,
viene trattato con anidride solforosa e trasferito nei tini. Si aggiunge
poi un lievito selezionato che darà inizio alla fermentazione alcolica. |