Roberto Monti (1986)

 

A proposito di tutto quello che so

e che voi vorreste sapere

 

A cura di [ndc] Nereo Villa

Nel numero di Gennaio-Febbraio 1985 di "Frigidaire", Filippo Scòzzari (fumettista di "Frigidaire") invitava il fisico Roberto Monti a scrivere un articolo su Einstein che fosse alla portata di tutti. Qui di seguito la risposta di Monti [vedi le mie considerazioni in merito alla fine del pezzo - ndc]:

Caro Filippo,
sto faticando a cominciare questo articolo. Mi inviti a scrivere tutto quello che so, ma è più facile che un ago passi per la cruna di un cammello, eccetera. Non basterebbero due Poli per contenere tutto quello che so e quello che potrei sapere. Figuriamoci poi un solo "Frigidaire".

Quello che più mi mette in imbarazzo, comunque, è l'idea di dover scrivere "per i lettori, in modo comprensibile".

Pensavo di aver già dato il mio meglio, a questo proposito, nel "Grande Bluff", e di essermi con ciò sbarazzato delle mie obbligazioni in fatto di comunicazione sociale.

Devo invece, a quanto pare, essere ancor più chiaro e semplice. Proverò.

Ma io ho scritto sempre, in primo luogo, per me stesso, e continuerò a farlo. La prima cosa che mi viene in mente è la conclusione del Trattato di Maxwell e ciò che ad esso segue in Campo ed etere:

"Così tutte queste teorie fanno capo all'idea di un mezzo nel quale la propagazione (delle onde elettromagnetiche) ha luogo, e se noi ammettiamo questo mezzo in via di ipotesi io penso che esso debba occupare un posto preminente nelle nostre indagini e che noi dobbiamo cominciare a costruirci una rappresentazione mentale di tutti i dettagli della sua azione, e questo è stato il mio costante proposito in questo trattato [...]. Nelle sue lettere a Boyle troviamo che Newton si sforzò fin dall'inizio di spiegare la gravità per mezzo della pressione di un mezzo, e che la ragione per cui non pubblicò queste ricerche fu data esclusivamente dal fatto di non riuscire a rendere conto in maniera soddisfacente, sulla base dell'esperimento e dell'osservazione, di questo mezzo e delle modalità della sua azione nel produrre i principali fenomeni della Natura [...]. Qual é la struttura elementare dell'etere? È molecolare o continua? Sappiamo che l'etere trasmette delle vibrazioni trasversali a grandissima distanza senza una sensibile perdita di energia per dispersione [...]. Non è stata finora elaborata alcuna teoria dell'etere che spieghi come questi moti [...]. si mantengano per un tempo indefinito senza che la loro energia sia un po' alla volta dispersa in quel movimento irregolare del mezzo, che nei mezzi ordinari si chiama calore. Ma per quante difficoltà possiamo incontrare nella formulazione di una valida teoria della struttura dell'etere, non vi può essere dubbio che gli spazi interplanetari e interstellari non sono vuoti, ma sono occupati da una sostanza o corpo materiale, che è certamente il corpo più esteso e probabilmente il più uniforme che si conosca".

E io non dubito che, col suo "Trattato" in mano, Maxwell si sentisse pronto a questa nuova, più grande avventura.

Ora, questo Einstein viene a dirmi invece che l'etere non esiste.

Io ascolto chiunque, purché si spieghi bene. Ma costui comincia male.

Dice che "non è necessario introdurre uno spazio assolutamente in quiete corredato di particolari proprietà". E poi che "la luce nello spazio vuoto si propaga con una velocità determinata V indipendente dalla velocità del corpo emittente". Queste due affermazioni fanno cosi chiaramente a pugni una con l'altra che lui per primo è costretto a prenderne atto: "Le due affermazioni sono incompatibili ma solo apparentemente".

La contraddizione la sento e la vedo. Solida come un armadio che qualche buontempone mi avesse messo in mezzo alla stanza dicendomi che per andare a pisciare potevo attraversare tranquillamente anche al buio. Adesso sono curioso di vedere come fa a spiegarmi che è apparente. E infatti non me lo spiega. E pretende, per di più, di sorvolare anche sulla contraddizione. Non passa.

Perché io ricordo bene come si fa tirare un sasso, e cosa succede. Ovunque passi la mia "particella" provoca delle "onde".

 
E quando voglio colpire un bersaglio più lontano, più forte e più in fretta, prendo la rincorsa. Ma non mi sogno più di prendere la rincorsa per far andare la mia voce più in fretta. Perché ho imparato che la velocità del suono, che è un'onda, dipende dalle particolari proprietà dell'aria, che è il suo "mezzo". E con quest'onda, nel suo mezzo, io posso colpire più lontano e più forte, ma non più velocemente. Ora, se constato che la luce si propaga con la stessa velocità "con o senza rincorsa" immagino, appunto, che sia un'onda e che ciò accada perché la sua velocità dipende unicamente da alcune particolari proprietà del suo mezzo, che è l'etere. Se poi sono in grado di individuare, definire e misurare queste "particolari proprietà" e vedo che, misurandole, posso determinare a priori la velocità di tutte le onde elettromagnetiche, non ho più dubbi. E non c'è Einstein che tenga. Perché il secondo postulato [della teoria della relatività einsteiniana - ndc] io lo leggo cosi: "La luce nell'etere si propaga con una velocità determinata V che dipende solo dalle particolari proprietà dell'etere".
 

E voglio vedere come fa a metterlo d'accordo col primo.

"Dichiaro la contraddizione apparente per definizione, e naturalmente dichiaro, sempre per definizione, che è apparente anche la contraddizione: una velocità finita è infinita, che segue dalla precedente. Firmato Einstein". Vai, vai.

 

E andando avanti si va di male in peggio.
 

Infatti questo Einstein prosegue dicendo che ha scoperto il moto perpetuo. E naturalmente l'avevamo sotto gli occhi da sempre: la luce!


Le onde elettromagnetiche propagandosi in un mezzo che non c'è [Roberto Monti racconta la teoria di Einstein come una barzelletta, dato che è di fatto una teoria per macellai della logica! - ndc] non incontrano resistenza, dunque non perdono energia e il loro moto è perpetuo e incorruttibile come i cieli di Aristotele!

 
Ora, se costui non avesse trovato qualcuno disposto a fargli credito io non sarei costretto a stilare il seguente elenco di banalità. E io odio sprecare il mio tempo scrivendo banalità. Comincio dunque a seccarmi, ma andiamo avanti lo stesso. Riprendiamo da Maxwell: "Sappiamo che l'etere trasmette delle vibrazioni trasversali a grandissima distanza senza una sensibile perdita di energia per dispersione". In altri termini: "Per quelle che, ai miei tempi, sono distanze grandissime (le distanze stellari) l'attuale tecnologia (quella dell'800) non mi consente di misurare alcuna apprezzabile perdita di energia delle onde elettromagnetiche mentre viaggiano nell'etere. Perciò, in prima approssimazione decido di trascurare il termine di smorzamento che compare nelle mie equazioni d'onda quando siamo in presenza solo di solo etere". Ma da qui a dichiarare nullo o inesistente questo termine e perpetuo e incorruttibile il moto, ce ne passa.


Infatti, non appena si prendono in considerazione distanze grandissimamente più grandi di quelle grandissime di Maxwell come le distanze intergalattiche e si risolve l'equazione di Maxwell completa mettendoci dentro i dati disponibili oggi, la dispersione di energia, divenuta visibile, è misurabile. Ad esempio: dopo 10 milioni di anni un'onda elettromagnetica ha perduto circa un millesimo della sua energia (la sua lunghezza d'onda si "sposta verso il rosso" [a proposito dello "spostamento verso il rosso si veda il mio video "Sulla comunità scientifica o nuovo sinedrio col botto" - ndc] di un corrispondente ammontare). Il che, su scala planetaria e "stellare" si traduce, appunto, in una perdita "poco sensibile".


Inoltre, non appena si hanno gli strumenti adatti, diventa sensibile e misurabile la dispersione dell'energia elettromagnetica "in quel movimento irregolare del mezzo, che nei mezzi ordinari si chiama calore" e che nell'etere si chiama "radiazione elettromagnetica di fondo [...] a 3 °K di temperatura".

 
Ma nel momento in cui il primo di questi effetti della dispersione (lo "spostamento verso il rosso") si è "fatto vedere", i fisici del '900 hanno preferito "scomodare l'Universo intero (che dovrebbe espandersi) per non mettere qualche alterazione nel cielo di Einstein". E lascio volentieri la ricerca e l'interpretazione dei "motivi profondi" di questa sconcertante conclusione a sociologi e psicoanalisti (a questo proposito devo dire tuttavia che trovo molto interessante la teoria della mente bicamerale di Jaynes). Quando poi è saltato fuori il secondo (la "radiazione di fondo") questi stessi fisici hanno fatto letteralmente i fuochi d'artificio, con la variante del grande botto ("big bang") all'inizio, anziché alla fine, dello spettacolo.

 
Ora, a me i fuochi artificiali sono sempre piaciuti e potevo anche passarci sopra. Quella che non mi è andata giù è stata la controrivoluzione tolemaica, anche, dopo il revival di Aristotele, c'era da aspettarsela.

 

Perché siccome, ovviamente, risulta che lo spostamento verso il rosso è uguale in tutte le direzioni in cui si guarda, se si accetta la teoria del "Big bang" bisogna rimettere la Terra al centro dell'Universo. Se poi aggiungiamo la pretesa einsteiniana di aver individuato le nuove Colonne d'Ercole nella velocità della luce per cui il mare delle galassie, l'oceano degli anni luce, hanno ancora una volta come unico scopo far da contorno a questo pianeta di schizofrenici, io francamente, in questo pianeta, comincio a sentirmi un po' stretto.


E in effetti costoro non promettono nulla di buono.
 

Ma sto divagando. Un'altra nota "fisica" e poi chiudo.

 
Dopo Aristotele e Tolomeo, dopo la perpetuità, l'incorruttibilità, la centralità, non poteva mancare l'ubiquità.
 

C'è infatti: il suo regno è la Meccanica Quantica.
 

E per non gravare me stesso e i miei lettori del tedio di un argomento così ponderoso, per quanto finale, mi produrrò nella seguente imitazione di Esopo. Supponiamo dunque che un buon selvaggio tiri nell'acqua, limpida come si conviene ai tempi e ai luoghi che possono ospitarlo, due sassi uno dietro l'altro a distanza ravvicinata. Mentre planano compostamente verso il fondo, i due gruppi di onde che essi generano in superficie danno luogo a svariati, interessanti e piacevoli fenomeni di interferenza.


Supponiamo ora che da quelle parti stia transitando, in quel momento, uno di quei missionari che i popoli civili si dilettano di inviare per il mondo affinché si guadagnino pane e paradiso facendo strage di idoli pagani e di false credenze. Relatività e Meccanica Quantica faranno certo parte del suo bagaglio, ed egli saprà sicuramente riconoscere tali circostanze come favorevoli ad una nuova conversione.
 

Quanto al nostro buon selvaggio, come dicevo, era per caso uno di quella razza d'animali che fioriva ai tempi di Esopo e che quindi non soltanto parlava diverse lingue, ma era ben addentro alle faccende degli uomini.
 

Cedo dunque a costoro la parola e colgo l'occasione per accomiatarmi aggiungendo solamente che ciò che segue ne è la fedele trascrizione.
 

M [missionario - ndc]. "Buon giorno figliolo. Io...",
 

S [selvaggio - ndc]. "Basta così. Stai forse insultando mia madre?".
 

M. "Insult ... Ma no. Volevo solo dire che noi abbiamo un grande padre in comune".
 

S. "Stai forse insultando mio padre? Ma no... basta guardarti. Comunque trovo che queste insinuazioni sul conto di tua madre siano indegne di un figlio. E se continui di questo passo finirò per gettarti nell'acqua".
 

M. "L'acqua, appunto! Vedi figl... ehm. Insomma ecco quello che devo dirti: l'acqua non esiste. Proprio così... l'acqua non esiste! E neppure quelle onde esistono e, a guardar bene, neppure quei sassi che tu vedi. Cioè: siccome l'acqua non esiste ma tu vedi dei fenomeni di interferenza tipici delle onde d'acqua, la cui causa prima sono certamente i sassi, allora quelle onde sono il sasso stesso. O meglio: quei sassi hanno una certa probabilità di essere dove non sono e queste probabilità di presenza sassosa occupano proprio il posto dell'acqua che tu credi di vedere, e quando si scontrano si hanno quei fenomeni di interferenza 'acquosi' ma in realtà sassosi, che tu vedi. Questa è la loro quiddità! Quanto poi al posto dove tu credi di vederli, in realtà non ci sono ma hanno solo una buona probabilità di esserci. E questa è la loro ecceità! Insomma sono qui e là, in cielo in terra e in ogni luogo tranne, naturalmente, nell'acqua, che non c'è. Ubi onda? qui! Ecce sassus? là! Ubi qui, ecce là, il tutto fa? Ubiquità! Chiaro? E quando avrai capito bene questa verità relativamente superficiale sarai pronto per le nuove e più profonde rivelazioni che ho in serbo per te".


S. "Altolà! Secondo me tu hai proprio bisogno di un bagno".

 

M. "Cosa fai!? Un momento!.. No! Non so nuotare!".
 

S. "Questo l'immaginavo, dato che dici che per te l'acqua non esiste. Ma io ho parlato di bagno non di annegamento. Comunque stavo scherzando e adesso ne ho abbastanza. Riprendo la mia astronave e me ne torno a casa. Addio e buona fortuna".

Mie considerazioni

Come si è visto, verso la fine del pezzo, accennando alla teoria quantistica, R. Monti per tagliar corto, si produce in un'interessante imitazione di Esopo, creando due personaggi, M e S, cioè un Missionario ed un Selvaggio. Il selvaggio evoca l'uomo comune o l'uomo della strada, non addetto ai lavori. Il missionario mi ha fatto pensare a Diego Fusaro, per la sua difesa ad oltranza di Karl Marx nonostante i suoi errori ideologici. Sì, perché Lenin, credette di poter dimostrare che il "socialismo" era "scientifico". E così credettero tutti i suoi amici o amici-avversari, da Rosa Luxemburg, teorica del socialismo rivoluzionario marxista, al comunista A. Bordiga (R. Luxemburg, "L'accumulazione del capitale", Ed. Pigreco. 2005), tutti persuasi che il marxismo fosse scienza sociale politica. Di fatto però fu un abbaglio scientifico come del resto fu ed è un abbaglio scientifico il darwinismo per la biologia, e per la fisica il newtonismo prima e l'einsteinismo poi, poggiante sulla volontà più che sulla verità. Oggi, anzi, la cosiddetta volontà di potenza si è liberata della verità. E in ciò è diventata estremamente coerente nel non aprire più gli occhi sulla contraddizione in termini che comporta la relatività assoluta (il relativo è infatti il contrario dell'assoluto). Ma, fino a quando qualcuno non mi dimostrerà il contrario, a me pare che si tratti di una coerenza dell'alienazione o della follia. Se tutto è relativo tranne la relatività, credere questo è come credere alle vicende della corazzata Potionkim, appunto... Al tempo di Einstein, d'altra parte, cioè dall'altra parte di questa follia, c'erano invece le altre patologie mentali, consistenti negli assoluti del Duce e di Hitler. Perciò, credo, la falsa scienza della relatività prese piede, assieme al marxismo, in tutto il pianeta fino agli eventi di Hiroschima e Nagasaki, e fino ad oggi, a quanto pare, in cui si crede che la bomba atomica sia la prova provata delle giustezza del "pensiero" di Einstein. Se si parte dalla definizione sintetica, ricorrente (in Fusaro specialmente) ma sbagliata che "il marxismo è una scienza", con lo stesso criterio bisognerebbe dire che anche "l'einsteinismo è una scienza". In verità erano e restano solo religioni. Però mentre la prima si dimostrò fallimentare col crollo del comunismo, che equivale ad un esperimento con risultato negativo nell'ambito scientifico, la seconda, cioè il religionismo della relatività, perdura. E perdura più del comunismo, perché poggia di più sulla decisione, cioè sulla volontà di credere giusto ciò che sperimentalmente non può essere giustificato. In altre parole per avere il crollo dell'einsteinismo occorre la certezza interiore che sia impossibile realizzare la macchina del tempo. Però il logista non avrà mai questa certezza, tanto più che oggi la cultura di Stato non consente di insegnare la fisica escludendo la relatività di Einstein, che sostanzialmente è la teoria di un folle o di un diversamente abile (se vogliamo usare il "politicamente corretto" alla Fusaro)

Nereo Villa, Castell'Arquato, 8 giugno 2018