SULL’AVVENTO
DELLO ZOMBIE IN DIVISA
Lo zombie odierno non è altro che l’antico scriba o leguleio, detto fariseo. È insomma il tipo d’uomo moderno che lavora in Equitalia o in qualsiasi altro ufficio burocratico di Stato, oppure è il ragazzino con l'ideale di Equitalia... È il poliziotto, o il vigile, o chiunque lavori con una divisa (materiale o immateriale) di Stato.
Un problema
con una qualsiasi di queste persone è come quello con un qualsiasi criminale
nazista. Egli insisterà sempre nel dire di aver rinunciato per sempre alle sue
caratteristiche personali, e di non aver fatto mai nulla di sua spontanea
volontà: di non avere avuto mai nessuna intenzione, non importa di che tipo
fosse, buona o cattiva, poiché non fece e non farà mai altro che obbedire agli
ordini, alla legge, alle regole. Questa tipica scusa statalista (nazista o
comunista che sia) spiega come il più grave e terribile male del mondo sia
commesso da questi cosiddetti irresponsabili “signor Nessuno”, cioè dai
cosiddetti “anonimi” dipendenti dallo Stato. Loro non hanno mai colpa, proprio
perché il male che commettono è commesso da uomini senza moventi, senza
convinzioni, senza alcuna crudeltà, o senza menti diaboliche. Perché sono esseri
umani che si rifiutano principalmente di essere persone.
Ecco perché nel quadro del nazismo o del bolscevismo (statalismi estremi),
proprio per lo spaventoso e completo cedimento morale a cui i nazisti diedero
vita nella rispettabile e tranquilla società europea, fu impossibile resistere a
questi zombie. E questo non avvenne (e non avviene) soltanto in Germania ma
anche in tutti gli altri paesi. E soprattutto non avvenne (e non avviene) solo
tra i persecutori ma anche tra le vittime. Ci sono vittime che godono a fare le
vittime. Sono i lamentosi, i masochisti, i buonisti, i senza io.
Ciò che più sconcerta è comunque un fatto
terribile: la maggior parte dei lamentosi CREDE FERMAMENTE E INDISCUTIBILMENTE
IN CIARLATANI E/O TRUFFATORI COME ALBERT EINSTEIN E/O NELLE LORO IDIOZIE come se
queste fossero il “non plus ultra” della scientificità... (cfr. “Le
scomode verità della relatività di Einstein”; “Sul
buio”, “Louis Essen.
Relatività: scherzo o truffa?”). E ciò diventa indiscutibilmente automatica
limitazione della vera ricerca, sia in campo culturale, che in quelli economici
e giuridici. La degenerazione sta procedendo da quasi tre secoli e nessuno se ne
accorge: nel 1776 Benjamin Franklin affermava: “Chi rinuncia alla libertà per
raggiungere la sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza”. Ebbene, nel
carteggio fra Einstein e Freud del 1932 queste due persone sono, ad es., perfettamente
d’accordo sul contenuto della seguente affermazione del 2011 di Mario Monti (da
lui stesso riconosciuta come distorsione mentale) circa la rinuncia alla sovranità in
nome di astratti “passi avanti” per un’Europa altrettanto astratta: “I passi
avanti per l’Europa sono per definizione cessione di parti delle sovranità
popolari a un livello comunitario”. Ed Einstein chiamava suo “primo assioma”
questa distorsione del futuro alienato e alienante Monti Mario, vale a dire
l’aberrato ed aberrante fatto così espresso: “la
ricerca della sicurezza internazionale implica che ogni Stato rinunci
incondizionatamente a una parte della sua libertà d’azione, vale a dire alla sua
sovranità, ed è assolutamente chiaro che non v’è altra strada per arrivare a
siffatta sicurezza” (vedi carteggio accennato anche qui:
http://www.iisf.it/discorsi/einstein/carteggio.htm). Freud, dal canto suo,
rispondeva come segue, prontamente e da deficiente a tale deficienza del
pensare: “La comunità deve [...] istituire organi che [...] provvedano
all’esecuzione degli atti di violenza conformi alle leggi [...]. Le leggi di
questo sodalizio determinano allora fino a che punto debba essere limitata la
libertà di ogni individuo di usare la sua forza in modo violento, al fine di
rendere possibile una vita collettiva sicura” (ibid.).
Ecco dunque la società malata in cui viviamo: malata, in quanto mancante di
pensare. Un fatto tragicamente invisibile, mascherato dal concetto di “unione”:
“unione europea”, “UE”, “Stati Uniti d'Europa”. Certo: l’unione della forza
muscolare fa la forza maggiore. Ma l’unione di imbecilli cosa fa? L’unione europea non potrà mai
esistere, né potrà mai essere un copione degli Stati Uniti o
dell’ONU o di una wilsoniana Società delle Nazioni alla Wilson, non solo perché
nel pensiero di Woodrow Wilson (1856-1924), presidente degli Stati Uniti
d’America dal 1912 al 1920 c’era qualcosa di patologico che anziché rientrare
nella sfera della psichiatria sociale poggiava (e poggia) ancora su un
pessimismo creduto scientifico, consistente nella giustificazione malthusiana
del genocidio dei popoli, ma anche perché un’Europa dei popoli, come è predicata
dai più stupidi o ingenui d’Europa, è impossibile se manca un’unità di
linguaggio. Non si può imitare l’America o gli anglofoni se non si diventa
anglofoni. E perché mai un italiano dovrebbe mettersi a parlare in inglese? Per
dire puttanate alla Mario Monti? Chi parla come lui opta per il genocidio dei
popoli in nome della risoluzione del problema della cosiddetta sovrappopolazione
del pianeta. Non l’avete ancora capito. E forse neanche lui lo sa, essendo
poco intelligente, o essendo intelligente come uno zombie, appunto. Ma le cose stanno proprio così. Chi ricorda
la (o chi sa della) “Bibbia della società Pugwash”,
creata dal duo Russell-Einstein, della quale nessuno più parla? Perché mai la
cultura di Stato, i media, le scuole dell’obbligo, ecc., non hanno mai parlato
della “società Pugwash”, antesignana del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale? Non si tratta di
essere pro o contro i nazisti, o pro o contro gli ebrei, o pro o contro i
partigiani, ecc.
Così come i nazisti cercarono di negare agli ebrei lo status di esseri umani,
allo stesso modo
oggi qualsiasi persona che lavori al di là dello sportello nega tale status al
contribuente, che considera razza da sterminare come quella ebraica perché
inferiore, o perché il pianeta sarebbe sovrappopolato. Perciò se ne nutre come si fa con
la razza suina (PIGGS). Pensate che anni fa, dopo aver pubblicato nel 1995 e nel
1998 due libri cartacei sulla meravigliosa matematica della lingua ebraica, per
avere detto nel web queste cose sono stato giudicato come antigiudeo, oltretutto
da un sedicente libertario. Questo per dire dell’alto
grado di incultura in cui viviamo oggi, tempo di inizio inoltrato del terzo
millennio! Ma queste cose vanno dette e ripetute ogni giorno e dovrebbero
diventare materia di studio della psichiatria sociale: il crimine contro
l’umanità è qualcosa che non termina con la fine del nazismo ma che procede con qualsiasi
mezzo di ogni altro statalismo. Ecco perché oggi siamo immersi in un vero e
proprio terrorismo di Stato che conduce le persone al
suicidio o a pene atroci nella misura in cui esse non dimostrano burocraticamente di
essere “contribuenti” alla mafia
del “diritto di Stato”, come Mario Monti, Napolitano, Antonio Fazio, Andreotti,
ecc.
Conciliare la scioccante mediocrità dell’essere umano con le sue azioni
sconcertanti è impossibile senza cercare di comprendere il concetto di
uguaglianza là, dove sorge la dinamica di sottomissione e quindi di
ineguaglianza fra “statalisti” e “contribuenti” allo statalismo. Anzi FRA UN UOMO E UN ALTRO
UOMO, e soprattutto fra “persona giuridica” e “persona”. Proprio lì dovrebbe
vivere il sentimento di
uguaglianza. Tu Stato (o persona giuridica) non hai alcun diritto di concedere
ad una persona (giuridica o non giuridica) un monopolio di impresa. Puoi avere
tale diritto se qualcuno te l’ha conferito. Ma chi te l’ha conferito? La
Costituzione? E la Costituzione da chi è stata scritta? È stata scritta da
uomini uguali o non uguali a me? Se esiste un diritto di Stato come fa
contemporaneamente ad esistere uno Stato di diritto senza che il diritto stesso
sia mafia? Se tu coi tuoi monopoli mi imponi una moneta,
monopolizzi tutto il mio imprendere, cioè tutta la mia voglia di creare beni o
servizi da scambiare coi miei simili. E questo non è democrazia, NEANCHE QUANDO MI CONCEDI IL LUSSO DI ELEGGERE CHI SI DEVE OCCUPARE DELLE MIE TASCHE.
Credo sia responsabilità di tutti cercare di capire, ed è la precisa
responsabilità di chiunque abbia il coraggio di voler scrivere su argomenti come
questi. Fin dai tempi di Socrate e Platone siamo soliti considerare il pensare
come quel silenzioso dialogo che c’è tra noi e l’universalità che il pensare
comporta. Rifiutando totalmente di essere una persona, lo statalista sceglie
invece di rinunciare completamente all’unica e più peculiare qualità umana,
quella di essere capaci di pensare. Di conseguenza egli non è più in grado di poter
dare alcun giudizio morale. Questa sua incapacità di pensare offre la
possibilità a molti dei cosiddetti esseri umani ordinari di commettere azioni
riprovevoli su vasta scala mondiale, molte azioni che nessuno ha mai visto
prima o inaudite, appunto.
Oggi questa dinamica è chiamata semplicemente corruzione ma è molto di più. È
come un nuovo sterminio. Non solo degli ebrei ma di tutti coloro che non
dimostrano di essere “contribuenti”.
Oggi un computer vale
molto meno di ieri perché è costruito dalle macchine. Grazie al pensare umano
varrà sempre meno, come tutto il lavoro compiuto dalle macchine. Eppure non
siamo ancora arrivati a capire come mai la mancanza di lavoro umano è un bene
per l’umanità,
grazie al pensare.
Nei video “2015 il paradosso
dell’imbecille permane” (http://youtu.be/n9cxEp7vxs0)
e “Legge Boyle-Mariotte & MINIMO VITALE”
(http://youtu.be/KF5_vXKPgyk) ho
mostrato in che senso dovremmo considerare benefica la liberazione dell’uomo
dall’obbligo del lavoro.
L’unico rimedio possibile in cui spero è quello di riconsiderare un fenomeno
come quello del lieto evento del pensare, la cui nascita non è un’abitudine, né
un’automatica conoscenza di ciò che è bene o di ciò che è male in base a regole
eterodirette, o di Stato, ma la possibilità di essere persone umane, riconsiderando ogni volta se
questo o quello è bene o è male, bello o brutto, universale o partitocratico.
Non si tratta di essere anarchici ma semplicemente creatori di uno Stato di
diritto basato sull'universalità del pensare, dunque non più sul fratricidio e
sul sequestro o su qualsiasi altro elemento forzoso e violento del “civis
romanus” come, ad es., i fatti (storici o mitologici che siano) di Romolo e Remo
o del ratto delle Sabine, basi anticristiane della nostra odierna e decadente
“civiltà”.
Quindi, non ubriacandomi, né drogandomi, ecc., voglio ancora sperare che l’universalità
del pensare doni alle persone la forza di saper prevenire terribili e sempre
peggiori catastrofi in ogni momento come questo...