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Marchi Scomparsi

 

Elios / Carniti - Secondo la mia opinione, il miglior marchio italiano in assoluto! Lottò alla pari con i maggiori prodotti americani senza sfigurare sia sul mercato nazionale sia, soprattutto, sui campi di gara (mai sentiti nominare i bisiluro di Pennati..?).

Nata dalla simbiosi tra la produzione Elios di Vassena e le macchine utensili di Arturo Carniti, colpita a morte dalla crisi energetica del'74, pur con una gamma di prim'ordine ( fu la prima Casa al mondo ad autorizzare la miscela all'1% e tra le poche a proporre motori Diesel) ), fallì nel 1980 dopo una lenta agonia come OMAB-Carniti .

 

Buona parte del materiale produttivo (stampi, documenti) è stata rilevata da due appassionati di Rescaldina che dispongono anche di un parco ricambi abbastanza fornito.

La "memoria storica" della Carniti, invece, è costituita da una collezione privata di proprietà di Angelo Vassena, pilota e dirigente della Carniti, che ha raccolto e salvato dall'oblio una incredibile serie di prototipi, studi ed esemplari rari della produzione Carniti ivi incluso un fantastico 6 cilindri Boxer da 120 hp, di cui presto pubblicherò una monografia.

Solo esaminando queste rarità ci si può rendere conto di quanto in realtà la tecnologia di Carniti fosse avanzata per l'epoca, a dispetto del luogo comune che vuole la produzione nazionale relegata ad un ruolo "di serie B"

 

 

Ducati - Negli anni ''70, durante la gestione VM, la Ducati, per contrastare la crisi del mercato motociclistico, tentò, tra le altre, anche la via del fuoribordo.

Il primo modello fu un piccolo monocilindrico di 5 HP, battezzato "CUCCIOLO", come il suo fortunato micromotore 4T degli anni '40.

In seguito gli furono affiancati tre bicilindrici di 10-15-20 hp, che per tutta la loro vita commerciale furono afflitti, oltre che da un'estetica decisamente poco felice, da cronici problemi di carburazione e di affidabilità in generale.

L' ultimo modello prodotto, il piccolo " Bambi " da circa 3Hp, non fece quasi in tempo ad essere distribuito alla rete di vendita prima della chiusura.

L'intera gamma, infatti, sparì dal mercato all'inizio degli anni '80 .... senza lasciare rimpianti.

 

Piaggio - Una delle realizzazioni nautiche di maggior successo è finita nel 1966 con l'alluvione dell'Arno; peccato perchè, il MOSCONE, nato come copia del Johnson HS, si era poi sviluppato secondo un progetto indipendente, con spunti interessanti!

In particolare l'ultima versione, con posizione di folle ed acceleratore a manopola, fu un ottimo prodotto, con finiture accurate;

Gli unici limiti erano legati al tipo di alluminio usato, di qualità non eccelsa per l'uso in acqua salata, e al "peccato originale" di una pompa acqua ad eccentrico che provocava rapida usura del paraolio e della bronzina;

La carenza di questo ricambio è stata di fatto l'unica reale causa dell'estinzione degli esemplari circolanti.

La Piaggio dell'era Fiat ha di fatto rinnegato il suo passato, tanto che oggi nel sito del museo Piaggio il Moscone solo è citato " en passant" senza che gli sia dedicata neppure una foto.

Vai alla pagina dedicata al Moscone

 

Whitehead - ovvero l'occasione persa!

La Fiat per il suo ingresso nel mondo della nautica, anzichè rinverdire la positiva esperienza Piaggio, si affidò alla Gilardini di Livorno, che evitò di mettersi in concorrenza diretta con gli altri marchi, decidendo di percorrere l'originale strada del motore "essenziale":

Leggeri, semplici ma anche rumorosi e sbatacchioni, gli Whitehead 6 e 12 si caratterizzarono per la regolazione in altezza del gambo e la totale assenza di carenatura del blocco motore;

Anche per il 20 hp, tecnicamente molto convenzionale e singolarmente simile al contemporaneo Selva, si volle andare controcorrente, adottando una veste estetica quantomeno sconcertante.

Volendo proporsi come il nuovo Seagull, si sperava almeno che sotto l'aspetto dell'affidabilità i progettisti avessero preso esempio dal Moscone, ma purtroppo non ho mai sentito di uno Whitehead (escluso forse il piccolo 5 Hp) che abbia funzionato per più di 10 ore senza problemi!

 

Bundy - Marchio italiano ( ma secondo alcuni a capitale americano e secondo altri di proprietà della svedese Crescent), la Bundy Marine appaltò alla Innocenti all' inizio degli anni '60 la produzione di una gamma ex-novo di fuoribordo di media potenza, il cui styling molto curato fu disegnato addirittura da Ghia:
Due i modelli commercializzati: un 16 hp/300cc ed un 30 hp/500 cc, che tra i due fu sicuramente il più diffuso.

Andava infatti ad inserirsi tra i modelli "Top" che ancora era possibile condurre senza patente, all'epoca legata alla sola cilindrata.

La parte termica ed il piede, frutto di un progetto originale dell' Ing. Torre, mostravano una chiara ispirazione OMC, mentre il gambale riprendeva lo West Bend.

Il marchio Bundy, ( esportato anche in USA!) scomparve intorno al 1965 e ben presto anche i pochi esemplari circolanti furono fermati dalla carenza di ricambi...

Una leggenda che gira nell'ambiente sostiene che un congruo lotto di Bundy, rimasti bloccati per questioni finanziarie/burocratiche presso i magazzini dell' importatore, sia stato immesso sul mercato americano a metà degli anni '80 ...

 

 

Squalitalia - Prodotta dalla Motonautica Bellanese, questa linea di fuoribordo da 2 a 7 Hp, economici e di poche pretese, molto simili ai contemporanei MAC e Delfino, fu presente sul mercato negli anni '60-'70 con i due marchi "Squalitalia" e "Swallow".

La MB, analogamente a molti altri marchi "minori", utilizzava gruppi termici monocilindrici raffreddati ad aria di origine Tecumseh, costruiti su licenza dalla Aspera di Torino.

L'unificazione dei ricambi e l'assenza di una propria linea produttiva, permetteva di ridurre all'osso i costi di produzione e gli investimenti in attrezzature, ma la mancanza di uno sviluppo indipendente della a progettazione impedì a tutti questi marchi una evoluzione del prodotto.

Difficile trovare un valido motivo per giustificare l'interesse per questi fuoribordo che non fosse il prezzo più che competitivo .....  

 

Mac - Anche la Mac era entrata nel mercato dei fuoribordo con prodotti economici, derivati da motori per tosaerba (gruppi termici Tecumseh montati su gambali custom );

MAC erano particolarmente apprezzati in Germania, dove l'uso prettamente vacanziero ed in acque lacustri faceva passare in secondo piano i difetti tipici da prodotto "entry-level".

Alla fine degli anni '60, la Casa veneta tentò un clamoroso salto di qualità immettendo sul mercato il Mac 10 Wankel a pistone rotante;

In questo caso il gruppo termico era fornito dalla tedesca Sachs, che a sua volta commercializzò il prodotto finito Mac nel nord europa; nonostante l'estetica grossolana, il progetto si presentava sulla carta molto interessante,

Anche per questo marchio, purtroppo, la crisi energetica del '74 fu fatale e quello che rimane l'unico fuoribordo rotativo prodotto in serie della storia, e di cui era in corso una profonda rivisitazione, tra cui anche una versione con rivoluzionaria propulsione Subjet, fu stroncato sul nascere.

 

Vai alla pagina dedicata al Mac 10 Wankel

Vassena - Già negli anni trenta Pietro Vassena costruiva in Italia fuoribordo di elevata potenza e cubatura che, a differenza dei concorrenti, erano destinati nbonb al diporto leggero bensì alla motorizzazione di scafi da lavoro.

Tra le caratteristiche più originali stava la possibilità di staccare il blocco motore dal gambo, lasciando quest'ultimo a bordo durante i periodi di inutilizzo.

Accantonata per dar spazio alle altre grandi passioni del novello Leonardo (tra cui ricordiamo i motocicli, i generatori di gasogeno e il celeberrimo batiscafo C3), la produzione dei fuoribordo Vassena riprese con gli Elios, modelli "minimi" assai più adatti alle esigenze di mobilità del Paese nell'immediato dopoguerra, che costituiranno negli anni successivi l'ossatura della futura gamma Carniti.

 

Elios - gamma di motori monocilindrici di piccola potenza, con cilindrate tra 33 e 100 cc, dalla linea singolarmente simile a quella degli Elto Cub, creata da Pietro Vassena alla fine della seconda guerra mondiale con l'obbiettivo di soddisfare le esigenze di rimotorizzazione dei laghi del nord italia e molto apprezzata.

L'incontro tra il genio tecnico di Vassena e le linee industriali di Arturo Carniti, affermato produttore di macchine per il settore tessile, diede al progetto Elios la possibilità di crescere nella produzione e nella gamma, dando vita ai ben più noti Carniti.

Nonostante non apparisse più sulla calandra, l'impronta Vassena rimase sempre presente nei fuoribordo prodotti ad Oggiono grazie ad Angelo, figlio di Pietro Vassena, dapprima pilota di motonautica plurititolato proprio alla guida dei Carniti e successivamente anima tecnica e commerciale del marchio.

 

 

Seagull - Ovvero l'icona stessa del fuoribordo: uguale a se stesso per quasi mezzo secolo ( solo negli ultimi anni fu adottato il serbatoio in resina in luogo di quello metallico e l'avviamento SIMPLEX a riavvolgimento automatico); elica a 4, 5, 6 pale e nessuna retromarcia sono altri tratti distintivi di questi veri "muli" del mare.

Vai al sito "Saving old seagull"

" Quel che non c'è non si rompe" era il loro motto, e, considerato che quel poco che c'era era fatto molto bene, si comprende come i Seagull godano tuttora di una fama di indistruttibilità difficile da scalfire...

La loro vita commerciale in Italia fu tormentata negli ultimi anni da frequenti cambi di importatore, data la ormai scarsa appetibilità di questi veri "dinosauri" ...

Inoltre, la necessità di rispettare le varie direttive europee in materia di sicurezza ( obbligo di un dispositivo di retromarcia, obbligo di protezione del volano e delle parti ad alta temperatura da contatti con l'utente), comportarono "aggiornamenti" accrocchiati al prodotto originale, snaturandolo e rendendo "vecchio" il suo stiling classico.

Selva privò il marchio di una dignitosa fine in dissolvenza, utilizzandolo con il suffisso "SPORT" per una propria effimera e poco apprezzata linea "entry level" ... Quasi come usare il marchio Leica per una "Usa e getta" !

Per chi desidera approfondire l'argomento consiglio una visita al sito: saving-old-seagulls

 

Scott-Atwater / Mc. Culloch fu una ditta molto innovativa nel periodo '40-60 in USA ; fu la prima a presentare una gamma completa di modelli con invertitore e a lanciare la pompa di sentina incorporata ( il famoso "Bail-A-Matic"), idea in tempi successivi ripresa da Crescent.

Alla ine degli anni '50 fu acquisita dalla Mc-Culloch, che per quasi un decennio investì parecchio nel marchio, sviluppando sia la gamma commerciale che alcuni modelli "racing"; Il marchio fu dapprima abbreviato in Scott e, nel 1964 sostituito da quello MC-Culloch, La produzione cessò nel 1968, tranne che per i modelli da pesca che continuarono per qualche anno ad essere commercializzati col marchio Ted Williams. Il know-how Scott però non andò del tutto perduto. Proprio in quel periodo la Chrysler immise sul mercato la serie Lo Profile, che presentava molti punti in comune con il "fishing Scott" 7,5 hp, il che fa pensare ad un sostanzioso "travaso di cervelli" da un ufficio tecnico all'altro...

Particolarmente interessanti furono il citato Fishing Scott da 7,5 hp anche nella la sua evoluzione Mc Culloch 9 hp, nonchè il Flying Scott da 60 hp, primo tricilindrico in linea di media potenza con riduttore a due stadi della velocità di rotazione dell'albero motore.

 

Vai alla pagina dedicata al Mc Culloch 9 hp

 

West Bend /Chrysler - Nato come costruttore conto terzi, West Bend si presentò sul mercato con il proprio marchio negli anni ''50-60, proponendo una gamma completa, importata anche in Italia a cavallo del 1960;

Acquisita nel '66 da Chrysler, venne "promossa" a "quarto grande produttore americano" assieme a Mercury, Evinrude e Johnson.

Il marchio WB invece, dopo una prima produzione "Chrysler by Westbend" nel 1965 fu subito abbandonato a favore di quello Chrysler.

Vai al sito "The Chrysler crew"

Nell'84, in seguito alla crisi del settore auto di Chrysler, l'intera linea dei fuoribordo fu ceduta alla Bayliner che la commercializzò con il logo US Marine per un paio d'anni per poi cederla a sua volta alla Brunswick (Mercury) che cambiò il logo in "FORCE"...

Per inciso dirò che l'impegno progettuale durante tutti questi passaggi fu minimo, limitato allo sfruttamento dei progetti originali West Bend con qualche rtitocco estetico... merita una citazione per la sua originalità la sola gamma "Lo Profile", che forse meglio di ogni altro concorrente interpretò il tema del motore da pesca ultracompatto, estendendosi da 5 a 15 hp.

Non più importati direttamente in Italia dalla metà degli anni '90, i FORCE, basati sui monoblocchi originali WB, accoppiati a più moderni piedi Mercury, sino a poco oltre il 2000 hanno continuato ad essere venduti in package con le imbarcazioni del gruppo Brunswick,

Solo un paio di modelli di progettazione Force sono entrati brevemente nei listini Mercury, alla fine degli anni '90: lo sfortunato Mercury 25 Lightning tre cilindri, ottenuto aggiungendo un cilindro all'ex 15 Chrysler e che visse da noi una sola breve ed oscura stagione ( come mai?) ed il 30/40 hp bicilindrico.

Per approfondimenti circa la produzione Chrysler, consiglio una visita al sito non ufficiale: the chrysler crew

 

- Crescent, Penta, Archimedes, Monark - Prodotti ad Uppsala, in Svezia, questi motori si distinsero per la buona qualità ed il prezzo decisamente elevato.

Inizialmente i marchi, di cui Archimedes è il più antico, essendo entrato nel mercato negli anni 20, erano distinti, ciasuno con una propria filosofia progettuale.

Nel 1941, Electrolux acquisì dapprima Archimedes e, successivamente, nel 1944, Penta che era di proprietà di Volvo, ma che stava attraversando un periodo molto difficile.

Alla metà degli anni '50, NV Marine mise in produzione un suo 4 hp monocilindrico con travaso a ciclone, derivato da un propulsore moped, dapprima col proprio marchio, ma ben presto eliminato a favore delle denominazioni Crescent e Monark.

Quando, nel 1965 Electrolux decise di ritirarsi dal mercato nautico, NV Marine acquistò i diritti dei marchi Penta ed Archimedes e li applicò ai suoi motori, aumentando così le livree disponibili.

Si ebbe così, a fronte di una sostanziale continuità progettuale, una continua evoluzione delle sigle commerciali: Agli iniziali "Crescent Marin" e "Monark" si affiancò nel 1966 il "Penta" mentre nella prima metà degli anni '70 si ebbero "Archimedes-Penta" e "Crescent".

Infine nel 1975 Volvo riacquistò tutta la gamma, che rese disponibile come "Volvo Penta" e "Archimedes".

Se discutibile è la scelta commerciale, la qualità del prodotto invece non si discute proprio.

Il 4hp, sdoppiatosi poi in 3,9 e 5, è ricordato come uno dei più affidabili piccoli fuoribordo mai costruiti , e tutti o quasi i gommonauti italiani "impegnati" degli anni '70, invece, ricorderanno di aver avuto un 40 hp VOLVO tricilindrico 500 cc a poppa.

Dopo la chiusura del reparto fuoribordo nel 1979, un rilancio della gamma fu tentato dal marchio tedesco "SOLO", che però si esaurì nell'arco di una stagione.

 

Tomos - Marchio yugoslavo di motocicli, entrò in campo nautico nel nostro paese a metà degli anni '60 proponendo un unico modello di 4 hp, commercializzato anche con il marchio Konig, largamente ispirato al Crescent di pari potenza e come questo di ottima qualità.

Offerto ad un costo competitivo, il motore riscosse buon successo, al punto che la Tomos negli anni '70 decise di provare ad uscire dalla nicchia dei piccolissimi ampliando la propria gamma con due modelli da 10 e 18 hp;

Tozzi e poco attraenti, i Tomos bicilindrici furono di fatto ignorati dall'utenza e non consentirono al marchio di diffondersi come forse avrebbe meritato;

Il settore nautico fu smantellato nella seconda metà degli anni '90, senza neppure assicurare una minima continuità nella fornitura dei ricambi.

 

Gale - Rappresentava la terza gamba dell' OMC, quella più "povera".

I suoi fuoribordo in genere derivavano da modelli dismessi da Evinrude e Johnson ed erano destinati al mercato degli "economici" o ad essere rimarcati con le sigle di grandi catene commerciali;

Ciò non toglie che l'estetica risultasse più moderna di quella dei contemporanei cugini di più alto lignaggio e che alcuni modelli risultassero particolarmente interessanti, come il 15 hp

Di produzione esclusivamente americana ( mentre Evinrude e Johnson erano montati in Belgio), furono importati in Italia tra il '60 e la chiusura dello stabilimento, avvenuta nel '63;

Negli anni successivi un paio di modelli ( 15 e 60 Hp) sopravvissero nella gamma Evinrude, offerti come motori da lavoro ......

 

MOTEC - E' storia di ieri, ma non possiamo ignorare i fuoribordo dell'Est: risale a pochi anni fa il tentativo di un imprenditore lombardo di importare i fuoribordo russi VOLGA.

Vai alla pagina dedicata ai fuoribordo dell'Est

Per quanto ne so, l'impresa non è mai decollata, nonostante il costo estremamente concorrenziale, però sarebbe interessante sapere se e quanti Motec circolano nelle acque italiane (e con quali risultati).

Di questi motori, di cui peraltro conosco molto poco, è curioso osservare come il sistema di sospensione del gambale sia del tipo a molle, anzichè a tamponi di gomma, e risulti pressochè fotocopiato nei minimi dettagli da quello del Fleetwin Evinrude del 1955.

Confesso che, se avessi potuto buttare un paio di milioni a fondo perduto, ne avrei acquistato sicuramente uno se non altro per curiosità .....

Ultimamente i fondi di magazzino di Motec sono tornati in vendita su alcuni mercatini online, anche se appare estremamente improbabile che possano mai essere LEGALMENTE utilizzati, data l'assenza di un importatore abilitato a rilasciare i documenti di circolazione.

 

Oliver - La storia degli Oliver è curiosa e travagliata, e merita di essere raccontata per esteso.

All'inizio degli anni'50, la Chris - Craft aveva deciso di entrare nel mercato dei fuoribordo.

Anzichè farsi costruire i motori da terzi, come altri concorrenti, preferì mettere in piedi una propria linea di produzione, e affidò il disegno delle proprie future "creature", ad una equipe di progettisti "rubati" all'ufficio tecnico Mercury, i quali si mostrarono però poco fantasiosi, ricalcando punto per punto le caratteristiche dei modelli di Kiekhaefer.

Nacquero così il Challenger ed il Commander, da 5 e 15 hp, che al di là delle loro valide caratteristiche, ebbero vita breve e tormentata, oggetto di un lungo contenzioso legale per presunti episodi di spionaggio industriale.

Per togliersi dalle peste, la Chris-Craft ne sospese la produzione e cedette tutto il materiale alla Oliver Tractors, che rimaneggiò profondamente i due modelli esistenti e ve ne affiancò un terzo, l'Olympus da 30 hp, dotato di "Popper Valve", ovvero valvola di scarico comandata..

Alla fine degli anni 50 la linea Oliver fu acquistata dalla Perkins inglese.

A questo punto la storia degli Oliver si incrocia con quella della Franchi.

Quest'ultima era famosa per le sue armi da fuoco, il cui settore però era in crisi. Al pari di Ducati, perciò, per tenere attivi gli impianti tentò di diversificare il suo campo di attività, acquisendo una licenza di produzone dalla Perkins.

Purtroppo, dei Franchi so poco altro, se non che i carburatori originali vennero sostituiti dai Dellorto e che l'esperimento ebbe vita breve..

Vai al sito "Oliver Cibernetic Museum

Agli Oliver è dedicato un ottimo sito, l'Oliver Cibernetic Museum, che decisamente vale una visita.

 

Perkins - I motori Oliver, oltre che con quello Franchi, sono arrivati in Italia tra il '60 ed il '67 anche con quasi tutti gli altri vari marchi assunti nel corso della loro travagliata storia.

Dopo la cessione da parte di Oliver della linea fuoribordo a Perkins, questa commercializzò gli originali 6-16 e 30 hp dapprima con il proprio marchio, poi con quello della Casa Madre Roots.

Dato lo scarso successo ottenuto, nel 1964 la linea passò nuovamente di mano, ceduta alla British Anzani, che la commercializzò pari pari per altri tre anni.

 

Tern-Terhi - I fuoribordo Terhi sono stati prodotti negli anni '70. Della stessa famiglia è anche il marchio Tern.

La gamma di potenze spaziava inizialmente dal 3,5 al 50 HP

Trattasi di fuoribordo di produzione finlandese fabbricati dalla Valmet, nota azienda motoristica, che attualmente hà modificato il nome in Sisu diesel.

Il marchio Terhi continua ad esistere solo per la produzione di piccole barche tipicamente nordiche.

In italia sono stati importati dalla S.C.M. di Milano.

 

 

Zundapp - La gamma di motori fuoribordo della tedesca Zundapp, in Italia importati dalla Silmar di Milano, era alquanto limitata e centrata sulle piccole potenze..

Negli anni '60 proponeva un 2,3 Hp chiamato delphin, che non era un fuoribordo nel senso tradizionale del termine, bensì un "long tail", ovvero un propulsore direttamente collegato all'elica, privo di rinvio a 90° sulla trasmissione.

Questo tipo di motori è molto diffuso nei paesi orientali, studiato prevalentemente per spostarsi sui bassi fondali, ed in genere viene ottenuto dall'adattamento di grossi monoblocchi di origine automobilistica .

Negli anni '70 la gamma comprendeva anche un 5-6 hp tradizionale, anch'esso assai poco diffuso.

Diesella - Sempre dal nord-europa, più precisamente dalla Danimarca, provenivano i fuoribordo Diesella, importati dalla S.V.A., distributrice pure degli Haiwata, versione "badge" degli Scott realizzata per la catena di vendita americana Gambles.

Quale convenienza ci fosse poi a commercializzare motori con un paio di passaggi commerciali in più rispetto agli originali non è dato sapere.

Il Diesella si ispirava chiaramente al pari potenza Crescent svedese, del quale ricalcava molte delle caratteristiche, a cominciare dalla cilindrata di 70 cc,

Come per il prodotto di Uppsala e per il Tomos yugoslavo, il blocco termico era di derivazione moped, ovvero inizialmente dedicato a motorizzare i ciclomotori.

Sicuramente il Diesella era il meno raffinato dei tre, come si vede dall' estetica "ruspante" ed essenziale.

Molti amici continuano a segnalarmi altri marchi di cui hanno sentito parlare, chiedendomi di inserirli nell'elenco.

Io sono ovviamente ben disponibile a farlo, ma la cosa ha un senso solo se è possibile corredare la scheda di qualche informazione precisa relativa alla gamma offerta, al periodo storico e all'origine.

Invito quindi tutti ad accompagnare le loro segnalazioni con qualche dato e possibilmente una o più foto.

 

Enrico D. Venezia ©

 
Last update 14/12/2010
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