Negli
anni 50-60 la cortina di ferro era veramente tale, al punto che noi occidentali
quasi nulla sapevamo di ciò che realmente succedesse in URSS. E non mi
riferisco solo alla politica, ma anche alle più elementari notizie di vita
quotidiana.
Così.
mentre da noi ci si abituava ad avere la tv in salotto e l'auto in garage, si
continuava a credere ( o continuavano a farci credere) che invece "oltre
il muro" tutto fosse rimasto congelato così come si trovava alla fine
della seconda guerra mondiale.
In
realtà, come si potuto vedere all'inizio degli anni '90, dopo la caduta
del muro, anche lì, seppur più lentamente, per la mancanza di una
vera concorrenza che ne "spingesse" la diffusione, nuovi prodotti erano
entrati via via a far parte della vita quotidiana, spesso copiati di sana pianta
da prodotti occidentali. Si pensi per esempio alle macchine fotografiche o alle
stesse automobili ...
Così
non c'è da stupirsi nello scoprire che anche in Russia negli anni '60 si
costruivano fuoribordo.
Il primo modello
costruito in grande serie fu il "Freccia" ( ad usare i nomi originali
in cirillico neppure ci provo) . Apparve
intorno al 1953, ed era un monocilindrico di 170 cc, erogante circa 5 hp. Si
trattava di un motore molto rudimentale, simile ai Seagull nostrani, e come questi
privo di invertitore, carenatura e di qualsiasi organo di isolamento dalle sospensioni. Data
la grossa cubatura dell'unico pistone, è facile immaginare che la navigazione
con il "Freccia 5" non potesse definirsi esattamente tranquilla, veloce
e rilassante..
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La "freccia" rimase
in produzione fino al 1965 negli stabilimenti "Volga" e "Moscow",
ma già alla fine degli anni '50 nuovi prodotti lo soppiantarono sul mercato.
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Il primo fu il "Moscow M",
un bicilindrico di 10 hp che, per non sbagliare, i russi copiarono sin nei minimi
dettagli dal contemporaneo Scott-Atwater 10. L'"ispirazione" fu così
spinta che persino il diametro dei cilindri e delle bronzine di biella rimase
in unità anglosassoni (pollici). Soltanto
per le viti di assemblaggio fu adottato il passo metrico. Al
pari dello Scott, il Moscow -M aveva alcune caratteristiche interessanti, come
la pompa di sentina incorporata, il cambio completo ed il serbatoio separato.
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Lo scorrevole del cambio montato
sull'albero verticale, anch'esso mutuato dal progetto americano, piacque così
tanto ai russi che lo adottarono pure sul "Brezza 8" , costruito negli
stabilimenti Volga a partire dal 1964.
Questo è
uno dei prodotti più riusciti della nautica russa, tanto è vero
che viene tuttora prodotto, ovviamente migliorato nel corso degli anni, e viene
esportato in numerosi paesi. E' arrivato pure in Italia attraverso la MOTEC, ma
da noi non ha avuto molta fortuna. Per
il primo Brezza i russi si ispirarono allo Scott per il piede, a West-Bend per
la capottina e ai vecchi OMC per il resto; il gruppo sterzo/sospensioni del Brezza
in particolare è fotocopiato nei minimi dettagli da quello introdotto sul
Fleetwin Evinrude del 1954-5, e rimasto poi sino al 1960 sui Gale. Anche
il gruppo termico è ispirato ai prodotti americani, pur senza riconoscersi
esattamente in nessuno di essi. Le bobine di accensione sono intercambiabili con
Moscow, Scott e ... OMC!
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| Fu
tentata senza fortuna anche una estensione verso il basso della gamma, con il
"SALYUT" da circa 2hp, realizzato anche in versione pieghevole , ma
che incontrò poco favore presso il pubblico.
Con testimonial così, c'era
poco da dubitarne...
| Del
Brezza fu costruita ben presto una versione ad alesaggio maggiorato da 12 hp,
per la quale vennero realizzati gli ingranaggi del cambio a spirale, per far fronte
alla maggior coppia da trasmettere, ma, ahimè, nessuna modifica fu apportata
a spinotto di biella e supporti di banco, cosicchè le bronzine si ritrovarono
spaventosamente sottodimensionate. Si
arrivò così all'assurdo di una gamma costituita da un 8 indistruttibile,
specialmente dopo l'adozione degli ingranaggi del modello maggiore, ed un 12 al
contrario assolutamente inaffidabile ,
Per completare
verso l'alto la gamma, sulla scia di quanto felicemente fatto con il Moscow, fu
nel frattempo nuovamente preso a modello un fuoribordo occidentale. Stavolta
la scelta fu particolarmente infelice, perchè l'"Operazione fotocopia"
riguardò il Konig 20 tedesco, un modello progettato ( non proprio con felice
intuizione) negli anni '40, assolutamente inferiore alla concorrenza americana,
e che infatti uscì dal mercato quasi contemporaneamente all'entrata in
produzione del suo clone russo "Vortice". Le
caratteristiche strampalate del Konig, come l'impossibilità di variare
l'assetto senza disassemblare il cavalletto, i morsetti di fissaggio con impugnatura
rigida che andavano ad interferire con la capottina a motore ribaltato e l'antidiluviana
termodinamica del gruppo termico, con pesi e consumi da record ( negativi), pedissequamente
replicate sul Vortex, non impedirono a quest'ultimo di diventare il modello più
diffuso, per quanto non apprezzato, in USSR. Non
bastasse, ad ogni tentativo di modernizzare il progetto ci si scontrò con
il sottodimensionamento dei singoli gruppi, con il risultato che il Vortex è
oggi ricordato come il motore russo al contempo più venduto e più
inaffidabile... ... potenza del monopolio!
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Un vero concorrente per il Vortex arrivò
solo a fine degli anni '60, e stavolta il nume ispiratore fu palesemente il Crescent
svedese. La discendenza del nuovo 18-20
hp dai bicilindrici scandinavi è particolarmente evidente nel disegno del
gambale/piede, molto simile al 35-40 hp Volvo e nello schema di alimentazione
" a ciclone" con pistoni senza deflettori. Il
"Neptune" nacque negli stessi fortunati stabilimenti del Moscow- M,
ma garantiva l'intercambiabilità delle parti elettriche anche con il Brezza
8. Nonostante qualche difetto di gioventù
il Neptune si rivelò un buon prodotto ed in tempi più recenti ne
fu realizzata pure ( l'avreste mai sospettato?) una versione tricilindrica da
una quarantina di cv.
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Ormai lanciati
sulla strada dello "spunto" dai modelli occidentali, i russi misero
in cantiere nei primi anni '70 una versione da 15/20 hp del Volga, ispirata ad
analoghi prodotti OMC, ed un ulteriore modello da 20 hp e 350 cc, il "Regards",
molto raffinato nella termodinamica e nella meccanica, con cuscinetti a rulli
(!?) e stampi a cera persa, per la prima volta usati nei fuoribordo oltrecortina. L'estetica
ricorda vagamente i Ducati nostrani, con un profilo basso ed arretrato sullo specchio.
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E si arrivò così al 1978.
Un tragico 1978, per i russi, durante il quale vennero prese, in nome
dell'ecologia, impopolari misure contro la nautica da diporto, con il
raddoppio del prezzo del carburante e di barche e motori.
Non
mi è chiaro il motivo di questa politica, che comunque per l'industria
nautica si rivelò una scelta kamikaze ( meditate, politicanti Europei,
meditate...).
Infatti
il pressochè immediato azzeramento della domanda, portò alla chiusura
di quasi tutte le linee di produzione, con esclusione di piccoli lotti a destinazione
militare e di parti di ricambio per l'esistente.
La Russia tornò sui suoi passi qualche anno dopo, ma
ormai la frittata era fatta: la fiducia degli acquirenti tardò
a tornare, e quando finalmente il mercato riprese vigore, il "Tech-Lag"
rispetto ai concorrenti occidentali che iniziavano a circolare in virtù
della nuova politica di apertura dei mercati, era ormai tornato incolmabile.
Solo
il basso prezzo, contenuto in circa la metà di un pari potenza giapponese,
permette oggi al Brezza e al Neptune di essere concorrenziali e quindi degni di
essere commercializzati.
Le
informazioni contenute in questa pagina sono in gran parte tratte dal sito in
lingua russa www.motolodka.ru.
Se
conoscete la lingua, merita una visita...
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