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La Vespa del mare - il Moscone

All'inizio degli anni ''50 la Piaggio decise di entrare nel mondo della nautica da diporto con un prodotto che ricalcasse anche in questo ambiente la filosofia della Vespa.

Così il target che i dirigenti di Pontedera si posero non fu di entrare in competizione con l'alto di gamma dei prodotti di importazione, peraltro poco diffuso e richiesto, bensì soddisfare le esigenze del vasto pubblico degli utenti minori, con un prodotto di massa semplice ma completo e di qualità.

A prima vista il Moscone sembra una fotocopia del Johnson HS, un 2.5 hp molto diffuso negli States a cavallo tra gli anni '40 e i '50.

A meglio guardare, però, il Moscone mostra una sua personalità tecnica molto spiccata, con una cura maniacale dei particolari tesa ad ottimizzarne la facilità d'uso.

Così le due parti che compongono la carenatura inferiore sono incernierate tra loro posteriormente e fissate con comodi godroncini a vite antiperdita, lo starter è a "cicchetto", è prevista una comoda manopola per regolare il co-pilota.

 

Paradossalmente, l'unico vero tallone d'Achille del Moscone fu l'unica soluzione presa integralmente dal TD, ovvero la pompa dell'acqua ad eccentrico calettata sull'albero elica.

Il serbatoio incorporato prevede una "riserva" ed è servito da un bocchettone di riempimento posto in posizione disassata e di diametro almeno doppio rispetto ai prodotti contemporanei.

Il tappo del serbatoio poi è un piccolo capolavoro, incorporando in un unico pomolo a doppio movimento (assiale e a rotazione) le funzioni di rubinetto della benzina, vite di sfiato per l'aria e commutatore della "riserva".

Anche la realizzazione dell'avviatore a riavvolgimento automatico è particolare: attraverso un coperchio a pressione si accede, senza necessità di rimuovere il sistema principale, ad una puleggia per l'avviamento di emergenza solidale all'avviatore anziché al volano, per cui in caso di rottura del cordino principale si mantiene comunque la funzione di riavvolgimento per la fune di emergenza, mentre nel più improbabile caso di rottura della molla, è possibile continuare ad utilizzare la fune originale riavvolgendola a mano semplicemente ruotando la puleggia.

Cosa più importante, in ogni situazione non vi sono parti in rotazione esposte, con positivi riflessi sulla sicurezza.

Il gruppo termico bicilindrico, con immissione regolata da luci sull'albero motore, appare estremamente pulito e razionale, con poche flangiature e bulloneria inox.

Il carburatore Dell'Orto a depressione costante tradisce le origini motociclistiche del progetto.

A metà degli anni '50, compare la seconda serie del Moscone.

 

Ad uno sguardo frettoloso, il nuovo Moscone sembra assai più simile al predecessore di quanto in realtà non sia.

L'unica differenza che si nota è nel serbatoio, percorso da due nervature laterali e , come detto, più simile a quello dell'HS, con l'avvolgitore a filo serbatoio.

In realtà buona parte dei componenti è stata rivista; per esempio, il nuovo serbatoio ha richiesto il redesign del volano, più largo e basso e del sottostante piatto d'accensione, mentre lo sterzo è montato ora su supporti in gomma anziché su cuscinetti a rulli antifrizione.

Ma le novità maggiori sono celate all'interno dell'apparentemente immutata scatola piede.

Sul frontale, appena sopra il canotto dello sterzo, si nota una levetta ricurva. E' il comando del folle, prestazione realizzata dai tecnici Piaggio in un modo estremamente originale ed ingegnoso.

 

A differenza di quasi tutte le altre realizzazioni, anche quelle attualmente sul mercato, in cui il cambio A-F utilizza un semplice sistema di frizione (in pratica per ottenere il folle si fa "slittare" un manicotto a molla inserito a bagno d'olio tra l'albero elica e l'ingranaggio) quello del Moscone è un vero cambio, con tanto di innesto dentato scorrevole, ma a comandarlo non è un'astina ausiliaria bensì... l'albero motore stesso!.

Azionando la famosa levetta, infatti, tramite una sorta di cremagliera, si fa traslare assialmente verso il basso l'intero albero, la cui estremità inferiore spingendo contro una superficie conica ricavata sull'innesto scorrevole, lo sposta orizzontalmente allontanandolo dall'ingranaggio.

Ancor più ardita è la soluzione studiata per assicurare il funzionamento della pompa acqua anche in folle: un doppio albero elica, coassiale, di cui l'esterno collega permanentemente l'ingranaggio della trasmissione con l'eccentrico di comando della pompa, mentre quello interno aziona effettivamente l'elica e prende il moto attraverso l'innesto dentato... il tutto con interposizione di tenute e supporti antifrizione... e senza minimamente toccare la fusione originale del piede!

Ciliegina sulla torta, alla famosa levetta è collegato uno snodo che meccanicamente va a limitare la corsa della leva acceleratore in folle per prevenire dannosi fuorigiri... Esempio probabilmente unico su un 3 Hp.

Nel 1960 appare la terza ed ultima versione del Moscone, ancora una volta con modifiche che non toccano il riuscito blocco motore bicilindrico ma bensì mirate ad aumentare la funzionalità d'uso complessiva.

Invariato il piede, (a parte l'introduzione di una versione con "piedone" da spinta ad alta riduzione) il lavoro dei tecnici stavolta si concentra su serbatoio e comandi, con modifiche tecniche ed estetiche così profonde al punto che è difficile riconoscere nel nuovo prodotto la discendenza dai precedenti modelli.

Il serbatoio è estremamente squadrato, con verniciatura bicolore azzurro/panna anziché verde e apparentemente privo di bocchettone di riempimento

Manca anche il comando frontale dell'acceleratore, pionieristicamente inserito ora nella barra di guida e sui morsetti di fissaggio sono montate maniglie "ergonomiche" in luogo del precedente traversino in tondino d'ottone.

In realtà è il coperchio dell'avviatore di emergenza ad esser divenuto un ampio pannello incernierato che si estende a quasi tutta la superficie superiore del serbatoio.

Il tappo serbatoio è ora celato sotto il pannello superiore, in posizione frontale, ma , vuoi per motivi di ingombro , vuoi per motivi di costo, è realizzato con un semplice tappo di gomma stile "thermos", fissato a pressione, scomodo da mettere e togliere e la cui tenuta spesso e volentieri lascia a desiderare.

La cosa è ulteriormente aggravata dal fatto che i piedi di appoggio sono rimasti sul davanti, per cui durante il trasporto ogni accenno di trafilamento diventa un dramma...

Il commutatore della riserva ed il rubinetto del serbatoio sono inglobati, secondo il più classico stile motociclistico, in una levetta basculante a tre posizioni posta frontalmente alla base del serbatoio, subito sopra al tradizionale comando del "cicchetto", mentre la carenatura amovibile inferiore è ora realizzata in due semigusci indipendenti.

Tutte queste modifiche, però, se da un lato rendono più moderna ed accattivante la linea del Moscone, dall'altro lasciano spazio ad alcune "ingenuità" progettuali che fanno perdere parte delle caratteristiche di funzionalità che da sempre l'hanno caratterizzato.

Così le due semicarene inferiori, fissate con viti passanti tra loro anziché ancorate singolarmente al monoblocco, oltre a richiedere un cacciavite per lo smontaggio, devono essere rimosse contemporaneamente, con possibile rischio di perdita fuoribordo (quantomeno delle viti NON munite di rondella antiperdita..)

Anche l'idea di un ulteriore sportellino ausiliario di accesso alle candele, che eviti la rimozione totale della carena, ( idea in seguito ripresa, anche recentemente, da vari prodotti di diverse marche) si rivela mal realizzata:

Dato che utilizza una delle viti passanti posteriori come asse di rotazione, è destinato a cadere in mare appena distrattamente si rimuove quest'ultima per smontare la carenatura principale, come probabilmente è successo all'esemplare della foto...

Nb: Un ultimo accenno alla verniciatura:

La qualità della verniciatura non è certamente uno dei punti di forza del Moscone, in nessuna delle sue versioni.

Tende infatti a staccarsi facilmente dalle numerose superfici in ottone e/o bronzo ( come il serbatoio) ed il trasparente originale steso sopra la vernice metallizzata col tempo tende fortemente ad ingiallire ..

Osservando le foto qualcuno avrà notato la tonalità verdastra del gambale dell'esemplare di terza serie..

In realtà questo dovrebbe essere azzurro come la capottina, dalla quale lo strato rovinato è stato pazientemente in buona parte rimosso e ricostruito.

L'esemplare ritratto ( in rara versione con piede lungo da spinta) è stato infatti sinora solo in parte restaurato.

Quanto vale?

Enrico D. Venezia ©

 

   
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