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Scott-Atwater
è un nome pressoché sconosciuto ai diportisti
italiani, e molti degli amici del sito probabilmente lo sentono
per la prima volta ...
Eppure
negli USA nel ventennio 40-60 il marchio era assai diffuso
ed apprezzato, potendosi tra l'altro vantare di aver introdotto
per primo molte caratteristiche innovative, come il cambio
completo A-F-R e la pompa di sentina incorporata ( il famoso
Bail-a-Matic, poi ripreso da Volvo Penta)
Alla
fine degli anni '50, al pari di altri produttori di fuoribordo
di piccole dimensioni ( Mercury con Brunswick, West - Bend
con Crysler, Oliver con Perkins) attirò l'attenzione
di un grosso gruppo industriale, che nel suo caso fu Mc Culloch,
Società leader nel campo di tosaerba, motoslitte e
motoseghe.
Ma a differenza
di Brunswick, Mc Culloch già operava nel settore dei
motori a scoppio, a differenza di Perkins credeva nel mercato
dei fuoribordo e quindi contribuì attivamente all'espansione
e al rinnovamento della gamma Scott-Atwater; A differenza
di Chrysler, infine, non cercava una gamma già pronta
su cui applicare il proprio marchio, tant'è che il
marchio Scott resistette per ben otto anni dopo la cessione,
prima di essere affiancato e poi sostituito da quello Mc Culloch
nel 1964.
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Insomma,
le premesse per un accordo che desse ottimi frutti
per entrambi i marchi c'erano, e la già valida
gamma Scott sotto la gestione Mc Culloch si espanse
verso l'alto, con modelli molto interessanti come
il Flying Scott a tre cilindri, che per primo introdusse
la trasmissione con riduzione intermedia (oggi da
molti addetti di settore ritenuta invenzione esclusiva
di Suzuki) ed impegnandosi con successo anche nelle
corse...
McCulloch,
proseguendo nella tradizione Scott, fornì poi
i propri prodotti anche ad importanti catene di vendita
per corrispondenza americane, come Sears, Wizard ,
Elgin, integrando anche le quote precedentemente coperte
da West-Bend e Oliver, il che rese i suoi motori di
piccola potenza molto diffusi tra i pescatori .
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Ma
nonostante gli sforzi, il tentativo di elevare l'immagine di Scott dal rango di
outsider a quello di marchio paritetico di OMC e Mercury fallì, e nel 1969
Mc Culloch decise di ritirarsi dal mercato, chiudendo il proprio settore nautico.
Gli ultimi esemplari del "9
", ultimo alfiere di una vasta
famiglia di motori da pesca, di potenza compresa tra i 6 e i 9 hp, furono commercializzati
con il marchio "Ted Williams" dalla Sears nel 1970. | |
| Parliamo
ora del motore oggetto del test, uno degli ultimi prodotti come testimonia la
presenza del marchio Mc Culloch. Evolutosi
dal preesistente modello SCOTT da 7.5 hp,
la cui estetica risultava sinceramente assai più armonica, è palesemente
un prodotto destinato ad entrare in concorrenza con il contemporaneo "Gobbo"
OMC, rivolgendosi al medesimo target di mercato, ma con un approccio diverso
ai medesimi problemi. Rispetto
al concorrente presenta infatti una ricerca della compattezza e della leggerezza
ancor più spinte, ma senza indugiare nella ricerca di prestazioni esclusive
di dubbia utilità. Favorito
anche da una cilindrata molto più contenuta ( 165 cc contro 250), il che
potrebbbe alimentare qualche dubbio sulle reali possibilità di esprimere
i 9 hp promessi, ferma la bilancia sui 24 kg, valore decisamente da record per
questa classe di potenza. |
Ma per raggiungere
questo risultato i progettisti hanno dovuto spingere al max la ricerca della razionalità,
riducendo ai minimi termini, oltre alle dimensioni globali, anche il numero di
componenti, a volte a scapito della comodità d'uso. Mancano
per esempio completamente le maniglie di movimentazione, sia davanti che dietro. Come
appiglio per il trasporto, si usa direttamente il canotto dello sterzo, sulla
cui fusione sono ricavate alcuni rilievi a simulare un'impugnatura ergonomica.
Contrariamente a quanto si può immaginare a prima vista, la cosa risulta
abbastanza comoda e funzionale. Decisamente
scomodo risulta invece spostare o sollevare il motore quando si trova in verticale,
per esempio per scavalcare lo specchio di poppa... Anche per via della forma tondeggiante,
scivola via da tutte le parti, né offre garanzie di solidità la
minuscola maniglia ricavata alla sommità della capote, in materiale plastico
molto flessibile e deformabile e posizionata troppo in avanti. |
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| L'estetica
non appare particolarmente aggraziata, e di sicuro questo motore non ha mai vinto
alcun concorso per il miglior design, anche se visto dal vivo il motore risulta
meno disarmonico di quanto appaia nelle foto, ove la capottina spigolosa mal si
accoppia al gambale tondeggiante. Già
nell'apertura la carenatura appare inconsueta per gli standard attuali. Non
risulta infatti amovibile come di consueto, bensì incernierata sul lato
posteriore, ben coibentata all'interno ma priva di guarnizione sulla battuta,
con una linea di giunzione alla vasca molto tormentata e discontinua. Incorpora
anche i piedini d'appoggio, scelta a mio avviso decisamente criticabile, dato
che porta a graffiarla immediatamente e a stressarne inutilmente gli attacchi. Le
plastiche utilizzate sia per la capottina che per il pannello frontale appaiono
alquanto povere quanto a qualità, trattandosi di termoplastici altamente
deformabili tipo Moplen o ABS anziché di stratificazioni in VTR come consueto
in questa classe di potenza. |
Visto dal pannello
frontale in plastica flessibile, il MC Culloch risulta simile più a un
contenitore per circuiti elettronici in kit che a un motore. Si
noti il pulsante di stop privo della tipica cupola in gomma di protezione antispruzzo
e l'originale selettore di guida della leva frontale del cambio sagomato "a
saetta", a protezione dell'integrità dell'invertitore contro le cambiate
troppo "sportive" (qua sostare sul folle nelle inversioni di marcia
avanti-indietro è d'obbligo!). |
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| La barra guida tubolare
si ripiega verso il basso, come sul concorrente OMC, ma è montata in posizione
pressoché centrale in una nicchia sul pannello frontale, per cui va sollevata
necessariamente prima di montare il motore sulla barca, altrimenti rimane prigioniera
al di là dello specchio. Una volta
sollevata in posizione normale, la ridiscesa spontanea viene inibita grazie ad
una levetta basculante che va inserita manualmente. Non dispone di posizioni fisse
a scatto. Il cavalletto di fissaggio è
decisamente ridotto ai minimi termini. Anche se i morsetti di fissaggio grazie
ad una staffetta di rinvio sono diventati due, ("reali e coincidenti",
verrebbe da dire parafrasando un termine matematico, visto che sono tra loro vicinissimi),
anziché uno come sul 7.5, il complesso appare sottodimensionato anche per
un 2 hp. Non si hanno però notizie
di cedimenti generalizzati, a dimostrazione che a volte certi "catafalchi"
assolvono più alla necessità di appagare l'occhio che a reali esigenze
strutturali. |
Il gambale è molto pulito,
simile a quello di molti attuali 4t, e porta ad un piede, differente da quello
dello SCOTT originale, apparentemente tradizionale ma con due caratteristiche
che oggi si direbbero "molto Racing": -le
prese d'acqua laterali poste molto in basso -
lo scarico dei gas che avviene lungo una apertura ricavata sulla sezione posteriore
della pinna, sopra alla piastra anticavitazione, praticamente a pelo d'acqua,
con buona pace dei moderni scarichi nel mozzo. Qualche
dubbio sulla silenziosità di marcia assicurata da questa soluzione è
stato fugato in occasione della prova in acqua dell'esemplare ritratto, durante
la quale ha anche mostrato una inaspettata vivacità. Insomma, per quanto
strano possa sembrare, i 9 hp promessi ci sono.... L'elica,
di notevole diametro, è del tipo con spina di sicurezza ma non dispone
di alcun dado di fermo, sostituito da una copiglia celata sotto l'ogiva in gomma. Criticabile
il fatto che la spina a frattura è trattenuta a sua volta in sede solo
dall'ogiva in gomma morbida. Nel caso in cui questa dovesse rompersi o sfilarsi,
andrebbe inevitabilmente persa ... |
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| Torniamo
al gruppo motore e apriamo la capottina, manovrando due sganci di blocco laterali
indipendenti. La capottina si rovescia
agevolmente all'indietro e viene trattenuta da un cordino in nylon. Difficile
immaginare un interno più pulito e ordinato. La
capote mette a nudo praticamente tutto, ma lo spazio disponibile è minimo,
e l'accessibilità al carburatore o ai leveraggi del cambio non è
certo da primato... d'altra parte c'è ben poco altro cui accedere. Il
blocco termico è estremamente compatto e montato molto in basso. Il
meccanismo d'avviamento non è del tipo a rocchetto laterale come suggerirebbe
la posizione della manopola sul frontale a motore chiuso, bensì a castello
tripode posto sopra il volano. Si notino
i due tappini di plastica che coprono i fori che permettono di accedere al carburatore
e , più in basso, la presa per la pompa di sentina automatica. |
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Non contenta del primato in peso ed ingombbri raggiunto,
a Mc Culloch ne realizzò anche una versione ad avviamento elettrico, della
quale si ammira l'estrema compattezza più che l'estetica, se possibile
ancor più sgraziata di quella del modello manuale... ma come diamine possono
esser riusciti, vien da chiedersi, ad inserire un motorino d'avviamento e tutto
quel che lo circonda praticamente nello stesso ingombro del modello normale? Ed
ecco svelato l'arcano. Il motorino è montato su un castello tripode in
tutto e per tutto simile all'avviatore normale, di cui ricalca l'ingombro, sia
pur sviluppandosi leggermente di più in altezza... Criticabile
il fatto che, così facendo, venga a mancare la possibilità di avviare
manualmente il motore in caso di necessità... |
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Per
chi ne volesse uno.... Si tratta di
un motore da noi abbastanza raro, per cui non è facile trovarne un esemplare,
specialmente in buone condizioni. Se del caso, verificate la presenza dell'elica
e del serbatoio carburante originale con relativo connettore, di tipo non compatibile
con nessuno di quelli in commercio, nonché l'integrità di capottina
e parti in gomma strutturali, come ammortizzatori di supporto e ogiva dell'elica.. Fondamentale
la presenza del libretto di circolazione, integro e leggibile .. ottenerne un
duplicato sarebbe impossibile per indisponibilità di un importatore italiano
che rilasci l'indispensabile Certificato di Conformità. La
reperibilità di ricambi o di un secondo esemplare da cannibalizzare è
in Europa pressoché nulla, per cui ne è altamente sconsigliato l'acquisto
per l'uso prettamente diportistico. Oltretutto
la potenza dichiarata di 9 hp è decisamente ottimistica e misurata all'albero
motore. La reale classe di potenza di questo propulsore è quella degli
attuali 8 hp. Una prova in acqua per verificare
il reale funzionamento è essenziale. Se si dovessero verificare sin da
subito problemi di circolazione dell'acqua di raffreddamento o irregolarità
di accensione, lasciate perdere... Ripararlo potrebbe costare ben di più
del motore stesso, ammesso di trovare qualcuno disponibile a farlo...A titolo
di esempio, una girante compatibile, per il momento ancora reperibile nei soli
USA attraverso la rete Mercury
Express, costa ben 41$, imballo e trasporto esclusi... Enrico
D. |
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