Il Consacrato - Capitolo 15

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-=Capitolo 15: Aggressione =-

 

Ciononostante si sentiva uno stupido, un vigliacco.

Se l'era ripetuto e continuava a ripeterselo ma ogni volta situazioni come quella che aveva vissuto poco prima, lo mettevano a disagio.

Percepiva ancora la contraddizione nel proprio cuore. Ma d'altro canto non voleva più tornare ad essere un consacrato della causa persa, una vittima della propria missione.

Gli dispiaceva per quella donna. Ma sarebbe sopravvissuta. Magari la sua vita sarebbe stata un po' più triste, un po' più difficoltosa, ma se la Luce l'avesse voluto avrebbe provveduto ad aiutarla.

O forse l'avrebbe abbandonata al suo destino, come aveva fatto con lui. Era solo un'umana.

Poco più avanti Balrog invece sembrava soddisfatto: precedeva il carrello guidandolo con una mano.

Avanzava a testa alta: aveva compiuto la sua azione malvagia quotidiana e ciò lo rendeva fiero, orgoglioso, pensava Helge.

O forse era tutta la situazione che lo rendeva felice, soddisfatto di aver dimostrato ancora una volta che il Vuoto ha sempre la meglio su tutto, sugli uomini, sul destino. Su tutto.

“Non ti crucciare per lei”, gli disse senza nemmeno voltarsi.

Ma lui non ci riusciva. Continuava invece a tormentarsi, a chiedersi se avrebbe agito diversamente se avesse avuto l'ausilio della magia e l'appoggio della Luce, se avesse potuto scorgere l'anima di quella donna, intuire brandelli del suo futuro.

Giunti in prossimità dell'auto, un'utilitaria grigia dall'assetto ribassato lasciata nel parcheggio sotterraneo, Balrog aprì il bagagliaio. Helge aveva appena sollevato una borsa dal carrello quando il demone gli parlò. Era teso e preoccupato: l'uomo lo avvertì all'istante.

“Abbiamo visite”.

Da tre direzioni opposte, delle persone venivano loro incontro: a giudicare dall'espressione arrogante dei loro volti non avevano intenzioni amichevoli.

Fortunatamente, pensò Helge guardandosi attorno, il parcheggio non era del tutto vuoto e altri clienti entravano e uscivano dal centro commerciale. Se le cose si mettevano male poteva sperare in un aiuto. Forse.

Tuttavia contava di sbagliarsi e di poter risolvere la situazione senza troppe complicazioni. Forse conoscevano Balrog.

O forse ci avrebbe pensato lui.

Uno dei tre, un ragazzone alto con capelli lunghi ed occhiali, prese la parola.

“Guarda guarda chi si incontra da queste parti…”

Helge rimase in silenzio, pensoso, cercando di capire dove avesse già incontrato quel tizio. Non gli pareva di aver mai visto prima quel ragazzo. Nemmeno la maglietta con un'illustrazione presa da qualche album metal gli era familiare.

Quando si tolse gli occhiali, per pulirli sul bordo della camicia che portava sopra la maglietta, aperta sul davanti, Helge capì che non si stava riferendo a lui. Aveva gli occhi rossi: era un demone.

“Ce ne abbiamo impiegato un po' ma alla fine ti abbiamo trovato. Dimmi un po', come mai da queste parti Balrog?”

Il demone non rispose, sembrava come bloccato.

Dannazione! Questo proprio non ci voleva, pensò Helge! Se quello era un demone, allora anche gli altri due potevano esserlo. Le cose si mettevano male per entrambi. O forse soltanto per lui.

“Uh uh, ha così paura che non parla nemmeno!”, lo derise Aglàr, il ragazzo rasato e con gli orecchini, mentre si appoggiava ad un'auto alla destra delle due prede.

Balrog era teso, serio.

Helge sapeva che tra i demoni non esisteva quella collaborazione che il rapporto tra guerrieri della luce prevedeva ma sperava davvero che non ci fossero attriti tra i demoni che aveva di fronte e il suo amico.

Se si fossero scontrati, lui non avrebbe potuto far nulla.

L'unica speranza risiedeva nella forza di Balrog, nella sua capacità di combattimento, nel suo potere.

“E' una tua preda?”, Baled parlò ancora indicando Helge.

Il ragazzo impallidì. Non tanto per come era appena stato chiamato ma perché si rese conto solo in quell'istante che lui era un umano, una risorsa e basta per i demoni. Per Balrog era in un certo senso un investimento, ma non era affatto scontato che si fosse battuto anche per lui, per difenderlo. Forse a tratti aveva avuto l'impressione che ci fosse una sorta di amicizia tra loro, ma ora, sentendosi chiamare a quel modo, non ne era molto convinto.

Per tutta risposta, il demone si voltò in direzione di Helge, osservandolo preoccupato. E in quegli occhi azzurri il ragazzo non riuscì a decifrare emozioni di sorta: attaccamento, compassione, preoccupazione...

Nulla.

Il demone che aveva parlato, probabilmente il più forte del gruppo, si fece più vicino.

“Non ho sentito”, affermò spazientito. Alla loro destra Aglàr intanto stava giocherellando con la sua magia: reggeva in mano una piccola fiammella violacea che faceva saltellare sui polpastrelli.

Alla loro sinistra, Chelor, più alto e massiccio degli altri due, stava in silenzio.

“Si”, ammise infine Balrog mentre ancora guardava l'umano.

Dietro di loro alcune persone passavano con i carrelli della spesa oppure proseguivano in direzione della rampa che conduceva al centro commerciale. Non appena transitavano nelle vicinanze dei cinque però affrettavano il passo, desiderosi di non immischiarsi. Non volevano guai.

Uno schiaffo, rapido e beffardo, colpì Balrog mentre tornava a guardare in faccia il suo interlocutore.

“Risposta sbagliata, rinnegato”

Chelor sghignazzò divertito. Amava quei siparietti, apprezzava quando Baled si comportava così. Un tempo era lui ad agire in prima persona, ma poi aveva scoperto che era molto più divertente osservare i sui sottoposti agire in vece sua. Si correvano meno rischi e al contempo poteva gustarsi le emozioni di dubbio e paura delle loro vittime.

Balrog, furente, tornò ad osservare il demone.

“Cosa volete da noi?”

Helge ruppe il silenzio. Aveva ancora la borsa della spesa in mano ed era ben consapevole di non poter fare molto contro di loro. Tuttavia sapeva di dover sbloccare la situazione se voleva uscirne in qualche modo.

In quell'istante Aglàr lanciò la piccola fiammella in direzione dell'uomo. Scorrendo rasente al fondo della borsa, essa la ruppe facendo in modo che il suo contenuto cadesse a terra. Una bottiglia d'olio si frantumò a contatto col suolo e sparse liquido attorno. Terminato il suo dovere, fedele, la fiamma viola tornò dal suo padrone che riprese a farla scorrere tra le dita. Era un passatempo che lo divertiva.

“Non è educato interrompere gli altri, non lo sapevi? Ma non avere fretta: poi giocheremo anche con te, umano. Te lo garantisco”. Il sorriso sadico che Helge riuscì a scorgere sul suo volto prometteva sofferenza e gratuito tormento.

Poi Baled tornò a volgere la propria attenzione su Balrog.

“Perché ti fai accompagnare da lui? E' perché hai nostalgia di quando eri uno di loro, forse? Oppure è perché ti ricorda come eri un tempo?”

Helge rimase in silenzio.

“Forse”, la laconica risposta di Balrog.

“L'hai sentito Chelor?” chiese divertito, “Mi sa che questo qui ancora non ha ben compreso cosa significhi essere un vero demone”

Poi, repentino e brutale, colpì con forza Helge all'addome. Il giovane, colto alla sprovvista, subì il pugno senza nemmeno riuscire a difendersi e si piegò in avanti. Quindi un altro colpo andò a segno facendolo cadere a terra.

“Gli umani sono feccia! Loro sono come bestie per noi, sono nutrimento, sono risorse da usare e gettare! Tu sei un demone!”, Baled stava gridando per l'indignazione ora.

”Non devi mescolarti a loro! Tu sei superiore!”

Balrog rimase impassibile di fronte a quella lezione. Era uno degli insegnamenti del Vuoto.

“Forse è per colpa della vicinanza di quest'uomo che negli ultimi mesi ti sei comportato in modo così strano”.

Era Chelor a parlare ora, calmo. Mentre si avvicinava alle proprie prede lanciò uno sguardo severo ai danni di Baled il quale subito si fece indietro di un paio di passi. In silenzio. Aveva sbagliato ad alzare la voce: rischiava di attirare troppo l'attenzione.

Non che gli umani rappresentassero un problema, ma l'anonimato e la discrezione erano una pratica che Chelor amava seguire. Erano in tre, ma ugualmente non era saggio sfidare la sorte e rischiare di farsi individuare da qualche seguace della Luce. Con Aglàr aveva dovuto dimostrarsi pazienze e concedergli una piccola eccezione: era ancora giovane, immaturo e quel giocherellare costantemente con la magia gli donava sicurezza. Tuttavia un conto era usare con discrezione qualche sortilegio di bassa lega, un altro era utilizzare la violenza gratuitamente senza aver prima considerato le reazioni che essa poteva scatenare. Ma ora la situazione rischiava di sfuggirgli di mano e se la violenza rappresentava l'unica soluzione a cui appoggiarsi per aver la collaborazione di quel bastardo preferiva esser lui a condurre i giochi.

“Perdonalo. Baled è un tipo che si irrita facilmente…”

Sulla destra Aglàr sghignazzava.

“..tuttavia c'è del vero in quel che dice”, la creatura del vuoto continuò a parlare con la sua voce profonda. Aveva le sembianze di un uomo massiccio, con i capelli corti e due occhi che erano ora completamente neri, privi di sclera.

“Ultimamente mi hai dato molto da pensare. Hai sviluppato un insano attaccamento a quest'umano e hai iniziato ad essere sempre più schivo e distaccato nei nostri confronti. Dimmi: cosa stai tramando in realtà?”

Balrog non rispose.

Helge, ancora dolorante e con la testa che pulsava per via del colpo subito, seguiva in silenzio ma non riusciva a comprendere bene cosa stesse accadendo: erano troppe le informazioni che gli mancavano.

“Capisco”.

Ora era Chelor in persona a condurre il gioco mentre Baled aveva preso il suo posto sulla sinistra per controllare chiunque osasse avvicinarsi. Non vi erano tracce di guerrieri della Luce nelle immediate vicinanze ma la prudenza non era mai troppa.

Il leader del trio chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Poi li riaprì e con una mano afferrò Balrog per il collo sollevandolo da terra. Quindi, con le dita dell'altra mano, quasi fossero lame affilate, gli penetrò le carne facendo ben attenzione a tenere il corpo dell'altro molto vicino al suo. Il demone strinse i denti e chiuse un occhio per il dolore.

“Stammi bene a sentire, rinnegato” la voce usciva in un sussurro rabbioso “sono stato fin troppo paziente ma non tollererò oltre questo tuo silenzio. Ricordati che sono molto più potente di te. Ora dimmi dove...”

L'occhio aperto di Balrog smise per un attimo di fissare il demone che lo stava torturando per osservare un punto alle sue spalle, vuoto, vicino ad una delle colonne del parcheggio che reggevano la struttura soprastante.

“Dove l'hai nascosta?”

Chelor intercettò quel fugace movimento mentre ancora stava parlando. Quindi si zittì intuendo che qualcosa gli stava sfuggendo.

Balrog sorrise beffardo e, in un sussurro arrogante, disse: “Troppo tardi..”

La lama nera saettò e colpì Baled: penetrò le sue carni dal collo fino all'addome. Subito dopo la spada avvampò e una fiamma azzurra bruciò l'essenza del demone. L'incantesimo che lo rendeva invisibile e non individuabile venne quindi spezzato: Alchor era infine arrivato.

Chelor non si scompose e si limitò ad osservare il volto truce del nuovo arrivato. Helge, a terra, ancora intontito, scorse l'estinzione di Baled ed il possente guerriero della Luce alle sue spalle, la spada nera stretta in pugno, l'armatura di magia liquida attorno al corpo.

Scosso per la perdita del compagno e dall'improvvisa apparizione del nemico, Aglàr stava per lanciarsi contro il nuovo arrivato per ottenere vendetta quando Chelor gli intimò la calma.

“Fermo!”

Aveva un'idea migliore.

 

 

 

Leonardo Colombi

 

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti su Fantasy Story :

da Caladan Brood (19 giugno 2007):

manteniamo la tradizione del commento ogni 3 capitoli ^_^. poco per volta le idee di Helge cominciano a farsi più chiare. di tempo perchè se le chiarisca del tutto, probabilmente, ancora ce ne vuole ma il percorso, per così dire, dei suoi pensieri è molto buono, realistico potremmo dire. come sempre, dal punto di vista psicologico, bravo. il sogno che fa Helge (che quasi sicuramente avrà un significato recondito che a me è sfuggito ^_^) non mi è dispiaciuto affatto e resto dell'idea che balrog sia un grand'uomo. ora come ora cominciano a sorgermi dei dubbi sul perchè si sia trasferito da Helge ma come prova a rigirarsi ogni volta il compagno d'appartamento è uno spasso. ma veniamo al piatto forte. l'aggressione ^_^. non tanto per quello che succede (che comunque non è male) ma per quello che chelor ha detto riguardo a una certa cosa nascosta. la cosa mi ha incuriosito parecchio.
belli questi 3 capitoli. basta eliminare qualche ripetizione qua e là, rivedere un paio di frasette e, secondo me, anche con la forma siamo a posto. complimenti e al prossimo capitolo (che spero sarà prestissimo, la fine del capitolo è concisa con l'arrivo di alchor ^_^)

 

 

 

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