Il Consacrato - Capitolo 11

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-=Capitolo 11: Ritorno a casa=-

 

Helge rimase ancora qualche minuto sulla riva del fiume. Poi si allontanò di qualche metro, nella direzione opposta al ponte, e cercò di pulirsi alla meno peggio. Soprattutto cercò di levarsi via le il sangue e il terriccio con cui si era sporcato per via del combattimento e a causa della decapitazione del pescatore. Quindi si piegò verso il fiume per bagnarsi le mani e contemporaneamente mugolò per via dei lividi e dei colpi ricevuti. L'addome e la schiena gli facevano ancora male.

Quando ebbe finito, osservò il corpo dell'uomo e la sua testa a qualche passo di distanza. Quindi spostò lo sguardo al ponte poco distante. Fortunatamente quel giorno non si erano viste altre persone e pochi erano stati i veicoli a transitare per la strada poco distante. O se anche ne erano passate molti lui non se n'era minimamente accorto. E dal fatto che non si sentivano in lontananza i suoni di sirene o qualsiasi altro rumore che potesse preannunciare l'arrivo delle forze dell'ordine era da ritenersi una fortuna che nessuno avesse prestato molta attenzione a quanto accadeva di sotto.

Ma ora era meglio non correre ulteriori rischi e andarsene.

Lentamente risalì la riva e, percorrendo il sentiero sull'argine, tornò verso il ponte. Poi seguì la strada fino alla prima fermata dell'autobus. Aveva circa cinque minuti prima che questo arrivasse – ammesso che fosse puntuale - per cui decise di attendere ancora qualche minuto prima di telefonare alla polizia e segnalare la morte di un anziano pescatore in quella zona. Pensò anche che forse sarebbe stato meglio omettere il particolare della decapitazione.

Le forze dell'ordine avrebbero avuto il loro bel da fare a ricostruire gli eventi soprattutto considerando che Helge non aveva la benché minima idea di farsi coinvolgere nelle indagini. D'altronde, cosa avrebbe potuto dire? Come avrebbe potuto sviare gli eventuali sospetti che sarebbero piovuti su di lui, essendo stato l'ultimo ad averlo visto vivo? Avrebbe forse dovuto affermare che il vecchio era stato decapitato da un demone? Da un servitore del Vuoto?

Demoni…maledette creature delle tenebre: quanto dolore ancora continuerete a portare nel mondo?

Quale il vostro scopo finale?

A che pro diffondere il male?

Questi e altri pensieri affollavano la mente di Helge mentre rincasava, prima in autobus e poi a piedi. Era teso e in cuor suo sperava davvero che nessuno si accorgesse dei residui di sangue che ancora aveva addosso. Come del resto sperava che nessun passante, appiedato o in auto che fosse, l'avesse scorto nei pressi del fiume. Sarebbe stato un bel problema. Un problema a cui i guerrieri della Luce ovviavano trasferendosi di continuo da una città all'altra oppure ricorrendo alla magia per coprire le proprie tracce. Anche nei ricordi delle persone con cui avevano avuto a che fare, se ritenuto assolutamente necessario alla causa della Luce.

Ma lui non aveva più questa possibilità né aveva intenzione di trasferirsi altrove. Non ora almeno, quando aveva finalmente incontrato un altro guerriero, qualcuno da cui ottenere risposte e, se lo augurava, salvezza.

Puzzi di demone…

Quelle parole tornarono a tormentarlo: era ancora un guerriero della luce?

Oramai non seguiva più alcuno dei precetti che implicitamente i servitori della erano chiamati perseguire, né si prodigava contro i demoni e contro le forze del vuoto.

Anzi, in un certo senso stava offrendo rifugio e aiuto ad uno di loro…

E per di più dopo i recenti avvenimenti si sentiva davvero poco propenso a credersi ancora “uno dei buoni”.

Ormai era di fronte alla porta di casa. Scosse la testa, quasi a liberarsi di tutti quei pensieri: che andassero al diavolo tutti!

La luce, il vuoto, i demoni!

Tutti!

 

Quando aprì la porta, trovò Balrog ad attenderlo.

Come sempre.

Il demone se ne stava in cucina tutto indaffarato a preparare qualcosa da mangiare: la pasta stava bollendo da qualche minuto mentre su una pentola pomodoro e tonno stavano a soffriggere su di un letto di d'olio extra vergine d'oliva e cipolla tritata.

Non appena sentì la porta aprirsi e poi richiudersi abbandonò per un poco le sue faccende culinarie e fece capolino dalla cucina per salutare Helge.

“Una giornataccia, eh?”

Sorrideva.

Come sempre.

In effetti Helge non aveva un bell'aspetto: sembrava un profugo da poco giunto in una città occidentale in cerca di fortuna. Aveva anche i vestiti strapazzati e la faccia sporca e triste tipica di chi ha sofferto per la fame e la miseria. Per non parlare dei lividi

“Ne parliamo dopo, okey?” rispose seccato.

“Okey, okey, non c'è bisogno di arrabbiarsi…”, il demone alzò le mani in segno di resa e decise di concludere la conversazione. Alacremente tornò ai fornelli per rimescolare la pasta.

Helge invece andrò diretto in bagno, pisciò e poi subito in doccia. L'acqua calda era un toccasana per il corpo e per lo spirito. Tra il calore del getto e i vapori che avvolgevano ogni cosa la sua mente tornò nuovamente ai pensieri che per tutto il viaggio di ritorno l'avevano tormentato.

Non era riuscito a chiuderli fuori casa. E comunque doveva parlare con Balrog e ottenere informazioni in merito a quella donna demone.

Tuttavia non si fidava di lui per cui doveva prima capire quanto poteva rivelargli di ciò che gli era accaduto quel giorno.

Avrebbe dovuto parlargli del guerriero della Luce che l'aveva salvato?

Uscito dalla doccia, avvolto nel suo accappatoio blu scuro si recò nella sua stanza per vestirsi.

Sul corpo altri lividi erano andati ad aggiungersi a quelli riportati la sera prima. O almeno questo quel che credeva Helge fino a quando non si accorse che l'occhio gonfio che aveva al mattino e le altre botte erano praticamente svanite. La cosa lo riempì di speranza: forse quel che sperava non era del tutto infondato, forse la magia stava davvero tornando!

Intanto il demone stava servendo in tavola i piatti la pasta fumante, quasi avesse avuto il tempismo di un orologio svizzero sincronizzato sui tempi di Helge che proprio in quell'istante arrivava nel soggiorno.

“Se vuoi è pronto in tavola”, gli disse mentre già si accomodava al proprio posto.

Anche Helge si avvicinò al tavolo e si sedette.

Puzzi di demone…

Sorrise ripensando a quanto gli aveva detto il guerriero della Luce e afferrò la forchetta.

“Allora?” chiese Balrog, curioso, “cosa ti è successo oggi? Quando sei tornato sembrava avessi avuto a che fare con un branco di alligatori!”

“Un demone”, la laconica risposta del guerriero della luce mentre si portava un po' di pasta alla bocca.

“Ho avuto a che fare con un demone ma fortunatamente sono riuscito a sfuggirle”

“Capisco. Deve essere stata dura…”

“Abbastanza. Anche perché non credevo che oltre a te ci fossero altri demoni in città…”

Balrog mandò giù il boccone di pasta, che trovava davvero squisita – l'aveva preparata lui stesso dopotutto, il risultato non poteva che essere altrimenti - , si pulì la bocca con il tovagliolo e poi rispose con calma.

“Beh, sai com'è…noi demoni siamo in molti, siamo liberi, e possiamo muoverci come ci pare. Agiamo indipendentemente l'uno dall'altro per cui è normale che più di un demone possa trovarsi nello stesso posto…”

“Non è questo quello che intendevo”, Helge attese un attimo, cercando di decifrare le reazioni del suo commensale.

Quanto poteva fidarsi di lui?

Quanto lo conosceva?

A dire il vero erano trascorse solo poche settimane da quando avevano iniziato ad abitare nella stessa casa, per comodità più che per simpatia. Dopotutto Helge non aveva molto da spendere per mantenersi e l'occasione di stare con un demone poteva tornargli comodo. Il vero motivo per cui invece Balrog l'avesse preso in simpatia e tollerava di condividere la stessa casa con un guerriero della Luce era invece assai diverso. Se avesse voluto, nonostante non avesse mai dichiarato di essere un demone particolarmente forte o dotato, avrebbe potuto annientarlo quando voleva. O consegnarlo ai proprio compagni.

Ma non l'aveva fatto.

Mai.

Balrog in realtà sperava di trasformarlo in un demone come lui, di farlo passare dalla parte delle tenebre. Un modo come un altro per infliggere un duro colpo ai nemici della causa del Vuoto. Ma dopo l'incontro di quel giorno, Helge iniziò a sospettare che ci fosse dell'altro. Forse il demone lo stava usando per attirare in trappola altri guerrieri della luce.

Tuttavia, dai suoi occhi anonimi, dalla sua espressione sfuggente e priva di espressività, non riusciva ad ottenere indizi su quali fossero i pensieri e le reali intenzioni del servitore del male che gli sedeva di fronte.

“A cosa ti riferivi, allora?”

Le parole di Balrog interruppero il filo delle sue riflessioni.

“Pensavo che tu fossi a conoscenza di questo fatto e che me l'avessi taciuto”

“Perché mai? Te l'ho detto: tu per me sei un investimento. Sei un'occasione per dimostrare che la Luce è debole e può essere piegata alle tenebre.”

“Già, già…ma se l'avessi saputo, me l'avresti riferito oppure no che altri demoni erano presenti in città? Per loro non sono certo un investimento da tutelare…”

“Non lo so. Sinceramente non lo so. La fiducia non è un concetto che io riconosca o coltivi”.

Bastardo!

Si stava prendendo gioco di lui?

Helge non riusciva a capire se davvero il demone stesse parlando seriamente o lo dicesse solo per irritarlo.

“Però se un altro demone mi uccidesse, i tuoi sforzi e il tuo piano andrebbe perduti, no?”

“Forse…”

Poi un altro boccone di pasta al tonno ad interrompere il discorso.

“Ho capito…” nuovamente Helge, “proprio non ti vuoi esporre tu”

L'altro fece spallucce e sorseggiò dell'acqua leggermente frizzante.

“Non puoi chiedermi di essere sincero: sono un demone dopotutto.

“Comunque si trattava di una demone femmina, una bella donna all'apparenza ma rapida. E letale. Quando si è trasformata aveva delle chele al posto delle braccia…”

“Uhm…Una descrizione che può riferirsi ad una moltitudine di demoni…”

“Si, hai ragione…ma mi domandavo se per caso ne conoscessi qualcuno…”

“Può anche darsi. Dopotutto noi demoni possiamo modificare il nostro aspetto in molti modi...” sorrise, “è una nostra capacità innata, un meccanismo di difesa…”

“…e di offesa…per poco non ci lasciavo le penne…”

“E come hai fatto a salvarti allora? Senza poteri…”

“Se n'è andata lei…mi ha torturato per un poco e poi se n'è andata minacciandomi…avrebbe potuto uccidermi ma non l'ha fatto…”

“Forse non provava gusto ad annientare un ex guerriero della luce, un uomo inerme e privo di magia…”

“Già…però…quando mi hai raccontato di quello che ho fatto l'altra sera…hai accennato alla magia…”

“Non ricordo…”

“Beh, me ne ricordo io. Hai detto che avevo creato delle catene di luce con cui ho legato quella ragazza …”, aveva difficoltà a proseguire il discorso.

“Forse…o magari ho visto male io e semplicemente mi sono confuso…”

Balle!

La vista dei demoni era molto acuta, Helge lo sapeva bene. E di certo non erano così distratti come invece il suo amico voleva dargli a credere. Anzi, pazienti e calcolatori i demoni erano in grado di architettare piani elaborati e molto articolati che si evolvevano per lunghi mesi. Anni addirittura.

“…non credo che uno come te si confonda su simili particolari…forse, un po' alla volta la magia sta tornando in me…forse tutto tornerà come prima…”

 

 

Leonardo Colombi

 

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