Il nuovo arrivato era un uomo massiccio e decisamente molto alto. Indossava un lungo impermeabile scuro e aveva la testa rasata.
Nella destra reggeva una grossa spada dalla lama nera e attorno al suo corpo balenavano filamenti di energia violacea. L'armatura della luce lo ricopriva: una massa liquida costituita da puro potere magico.
Fronteggiava il demone con fierezza e al contempo, vista la posizione in cui stava, cercava di proteggere il ragazzo a terra.
Helge nonostante il dolore per i colpi ricevuti e la difficile situazione davanti ai suoi occhi, stava sorridendo.
Finalmente, pensò, finalmente ne ho trovato un altro!
La ragazza demone nel frattempo aveva iniziato a mutare forma: le braccia e le mani trasformate in chele mentre sulla schiena le erano spuntate due orrende ali da pipistrello. Anche il suo volto era cambiato e ora appariva sempre più orribile mentre la trasformazione proseguiva e la pelle lasciava spazio a nuove e crescenti parti di ossa acuminate.
Il guerriero della luce prese l'iniziativa.
Mosse la spada in diagonale, dall'alto in basso, in una rapida serie di colpi, come se la sua nemica si trovasse ad appena pochi passi da lui. E da quei fendenti a distanza si originarono delle lame magiche che, tagliando la terra e la vegetazione della riva, avanzavano minacciose verso il demone.
Ma lei schivò rapidamente e, più veloce degli occhi di Helge, si portò sul fianco del nuovo venuto.
Cercò di colpirlo da sinistra con una delle chele che ora aveva al posto delle mani. Prontamente, quasi aspettandosi una mossa del genere, egli parò con la spada in verticale per poi spostarla rapidamente in orizzontale cercando di colpirla all'altezza dell'addome. Ma l'altra si era già spostata di qualche metro.
“Sei veloce, mostro” le parlò con voce profonda e decisa.
“Te la cavi anche tu, guerriero: sono pochi coloro che riescono a seguire i miei movimenti con gli occhi.”
L'altro sorrise con il volto ancora rivolto a sinistra.
Aveva un occhio solo: Helge se ne accorse solo in quell'istante. Il volto del guerriero della luce giunto in suo soccorso era infatti sfigurato da tre profondi tagli verticali che gli avevano deturpato la parte sinistra del volto, ferite che andavano dalla fronte alla guancia e che con tutta probabilità gli avevano causato la perdita dell'occhio.
Un piccolo sacrificio per aver salvato delle vite umane o un nemico troppo forte?
La spada dell'uomo prese allora a illuminarsi intrappolando luce sulla lama: lentamente stava mutando colore mentre lui assumeva una posizione d'attacco con il braccio destro piegato all'indietro e l'arma all'altezza degli occhi rivolta verso il nemico. La corazza magica che lo ricopriva sembrò irrobustirsi assumendo un colore violaceo ancora più cupo a proteggerlo con maggior efficacia in vista di un nuovo scontro ravvicinato.
Voleva concludere il combattimento alla svelta. Ma la donna era di un altro parere:
“Non mi aspettavo di imbattermi in un altro guerriero della luce: la tua presenza non mi era stata segnalata. E visto che non intendo rischiare la vita inutilmente…”
L'uomo la ascoltava con attenzione mentre Helge condivideva le sue medesime intuizioni.
Chi avrebbe dovuto segnalare al demone la presenza dell'altro guerriero della luce?
C'era più di un demone in città oltre a lei e a Balrog, quindi.
La spada dell'uomo continuava ad accumulare energia, minacciosamente, rivestendosi di energia violacea.
“Cosa intendi fare, allora?” chiese il guerriero, “Hai intenzione di fuggire?”
“Ho intenzione di andarmene, non di fuggire. Non ti temo, sappilo! Semplicemente non mi va di combattere con te ora. Tanto più che ti sei intromesso tra me e lui: pensavo che voi servitori della luce rispettaste le regole dei duelli!”
“Umpf, duello? Non si trattava certamente di un duello, ma di un combattimento impari! Anzi, forse si tratta addirittura di una violazione: è proibito iniziare un combattimento magico contro chi non può difendersi!”
“Ma contro gli umani possiamo agire diversamente, come più ci pare e piace. Questo vale per voi della Luce come per noi demoni! Oppure le regole non sono uguali per tutti? Ma in ogni caso non ha senso che io stia a discutere con uno come te.”
Poi spostò il suo sguardo sull'uomo a terra, sporco e ancora provato per i colpi subiti: “Ci rivedremo, sappilo, e la prossima volta non ci sarà nessuno ad aiutarti!”
E dopo aver lanciato quella minaccia ad Helge, in un istante creò un vortice d'aria che lanciò in direzione dei due. Il guerriero neutralizzò l'incantesimo con la magia accumulata sulla lama ma non appena tornò ad osservare laddoov se ne stava l'altra scoprì che era già fuggita.
“Maledizione!” imprecò l'uomo che già aveva mosso qualche passo lanciandosi al suo inseguimento: sperava almeno di riuscire a seguirne le tracce magiche lasciate nell'aria.
“Aspetta!”, gridò Helge che vedeva le sue speranze fuggire assieme a quell'uomo misterioso.
Lui quindi si fermò, voltandosi verso il giovane ancora a terra. Il suo sguardo truce non mostrava compassione o pietà ma lasciava intuire una fredda determinazione.
E disprezzo: Helge ebbe questa fugace percezione.
Quello era davvero un guerriero della luce?
Il ragazzo se lo chiese mentre lo osservava, imponente e minaccioso, con la barba incolta, l'unico occhio fisso su di lui e la spada ancora stretta in pugno.
Da molto sperava di incontrare un altro guerriero della luce, qualcuno che potesse aiutarlo o spiegargli perché la Luce l'avesse abbandonato e condannato ad un triste destino di sofferenza e torture.
Ma quell'uomo lo metteva a disagio. Non si aspettava di incontrarne uno così. Sperava in una maggior comprensione, sperava di trovare qualcuno che lo trattasse come un amico, come un alleato da confortare e aiutare...
E invece lui se ne stava lì, fermo di fronte a lui, apparentemente intenzionato ad abbandonarlo per inseguire il demone che un attimo prima era lì di fronte a loro.
Attorno al suo corpo massiccio e muscoloso la corazza magica si muoveva autonoma, quasi dotata di vita propria, trasparente e liquida, docile e indistruttibile.
“Sei ferito?”, gli chiese.
“No”, rispose più freddamente di quel che intendeva essere. Poi aggiunse “Volevo ringraziarti per avermi salvato”.
L'altro, impassibile, non rispose.
“Mi chiamo Helge e..”
“Lo so: sei un guerriero della luce.”
“Già. Lo ero fino a quando essa non mi ha ripudiato…”
“Ti sbagli”
Parlava con fermezza, schietto, dolorosamente sincero.
“ La Luce non abbandona nessuno. Mai. Sono gli uomini che decidono di abbracciare le tenebre e di vivere nel buio rifiutando di seguirla”
Cosa stava dicendo?
Il dubbio e la perplessità erano più che evidenti sul volto di Helge.
“La luce non ha mai smesso di cercarti, sei tu…” ora lo indicava con la sua spada, la lama nuovamente di colore nero, “sei tu che hai smesso di ascoltarla! Guardati! Sei a terra, ferito, sconfitto da un demone che nemmeno hai saputo riconoscere. Sei diventato cieco, Helge, e vivendo nel buio credi che ovunque siano le tenebre.”
“Cosa stai dicendo? Non capisco…la luce mi ha preso i poteri…mi ha condannato…”
Con fatica si era rimesso in piedi, ancora dolorante per i colpi ricevuti dalla donna, e ora avanzava verso l'altro
“…tu non sai cosa significa…non ne hai nemmeno idea di quanto dolore ho sofferto, di quanto sia doloroso…e per cosa poi? Perché ho deciso di sacrificarmi per quella gente! E tu, tu vieni a dirmi che la luce non mi ha abbandonato?”, stava gridando mentre un misto di rancore e frustrazione accompagnava le sue parole.
“Esatto”, rispose in tono sommesso, una constatazione.
Helge rise, una risata amara.
“E allora vorresti farmi credere che non mi sono stati presi i poteri? Che la luce è con me anche quando mi contorco e soffoco per il dolore? Vorresti dire che sono ancora un guerriero della Luce nonostante non mi abbia più parlato dal giorno del combattimento contro Mirinon? Sarei ancora un guerriero della luce, quindi? ”
“Questo non lo so più ormai: puzzi di demone”.
Quell'affermazione lo investì come un tir lasciandolo attonito.
“Cosa…?”
“Stammi bene a sentire, ragazzo: ora non ho tempo per litigare con te. Hai visto anche tu, no? C'è un demone in libertà ed è mio compito fermarlo prima che combini altri disastri. Ne avremo altre di occasioni per discutere”.
Helge era nuovamente a terra, seduto, a meditare su ciò che l'altro gli aveva rivelato.
Puzzo di demone?
Cosa significa?
L'uomo ora gli dava le spalle mentre con la spada scandagliava la zona alla ricerca di emanazioni di potere magico: doveva capire alla svelta in quale direzione doveva muoversi per rintracciare il demone.
“Forse ancora non sei pronto per comprenderlo ma sappi che non hai mai smesso di essere un guerriero della luce”.
“Non capisco…hai appena detto che puzzo di demone. E poi…non ho più alcun potere, né sogni o visioni. Senza contare che la luce non mi ha più parlato: da quando ho deciso di salvare quelle persone la mia vita è precipitata…”
“Nel buio?” continuò l'uomo.
“Sì” ammise Helge mentre lo osservava utilizzare la magia per potenziare i muscoli delle sue gambe e per rendersi evanescente, appena visibile. Di lì a poco si sarebbe lanciato all'inseguimento del demone.
“Aspetta” supplicò Helge, “non andartene…”.
L'uomo tese la destra verso Helge, il palmo illuminato di una luce azzurrognola che ben presto lo investì completamente senza lasciargli il tempo di protestare o di scansarsi. L'incantesimo lo investì in pieno.
“Almeno così darai meno nell'occhio”.
Non appena il bagliore svanì, Helge si accorse di essere meno sporco di prima: la terra e il sangue suo e del pescatore soprattutto, erano scomparsi. Di sicuro sarebbe stato più facile passare inosservati evitando di attirare l'attenzione. Subito non ci pensò ma qualche istante dopo il giovane si domandò se quel misterioso guerriero della luce che ora nuovamente era tornato ad utilizzare la magia su di sé, l'avesse notato scendere dall'autobus. Questo avrebbe spiegato la sua precauzione e il suo tempestivo intervento.
“Mi dispiace ragazzo”, le sue parole strapparono Helge dalle proprie tacite congetture, “ma le nostre strade si sono incontrate solamente per caso. Sono altri i compiti che mi hanno condotto in questa città”.
Poi un movimento fulmineo e di lui non c'era più alcuna traccia
“Forse ci rivedremo ancora…” le sue ultime parole prima di allontanarsi, non visto, da quel luogo.
Helge era esterrefatto.
Ma che diamine!
Lo stava abbandonando lì senza farsi alcuno scrupolo!?
Aveva atteso tanto e ora quel guerriero se ne andava senza avergli nemmeno dato il tempo di capire cosa stava accadendo?! Nemmeno si era presentato, cazzo!
E poi, come aveva fatto ad arrivare in così poco tempo? Forse, malgrado quanto mi ha detto, era già sulle mie tracce. Dopotutto, le precauzioni che ha adottato per evitare che dessi nell'occhio con tutto quel sangue addosso le forse le ha adottate perché mi ha visto scendere da un mezzo pubblico! Che mi stesse seguendo, quindi? O forse davvero la Luce non mi ha abbandonato e ha sempre cercato di proteggermi a distanza?
Dopotutto, se l'era chiesto in continuazione sin dal giorno dello combattimento contro Mirinon, cosa poteva fare senza poteri magici? Non aveva speranze contro un demone: era totalmente inerme! Il recente scontro con quella donna misteriosa glielo aveva fatto comprendere anche fin troppo bene.
Poi si immobilizzò trafitto da un'improvvisa consapevolezza: si accorse solo in quell'istante che, grazie alla sua rapidità fulminea, quella donna avrebbe potuto ucciderlo in qualsiasi istante. Addirittura avrebbe potuto annientarlo una volta superato il guerriero della luce giunto in suo soccorso: le sarebbe bastato avvicinarsi a lui nella sua forma demoniaca per ucciderlo.
Ma non l'aveva fatto.
Con lui aveva solo giocato e, nonostante la minaccia con cui l'aveva salutato, l'aveva risparmiato.
E poi, cosa aveva voluto dire quell'uomo quando si riferiva al puzzo di demone?
Stava forse divenendo un demone?
Se davvero aveva abbandonato la luce e scelto il buio come gli aveva fatto intendere, allora forse il suo destino era già segnato..
Alchor dovette darsi da fare per un po' prima di riuscire a raggiungere la donna demone. Era fuggita procedendo a zig zag, muovendosi ad una velocità sorprendente cercando di far perdere le sue tracce.
Ma qualcuno doveva esser stato più veloce di lei.
Il corpo della donna infatti era a terra, inerme in un vicolo della periferia a nord della città.
Aveva il petto squarciato e la sua essenza demoniaca era stata estinta con la magia. Di essa rimaneva solo una macchia putrescente sul cemento.
L'uomo imprecò per essere arrivato troppo tardi, un gesto di stizza subito sostituito da una domanda a cui doveva trovare risposta: chi poteva essere stato?
Leonardo Colombi
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