Tutto era cominciato in quel lontano giorno di aprile.
Seguendo le indicazioni della Luce, dei sogni e dei messaggeri inviatigli, aveva raggiunto la città di Veon sulle tracce del demone Mirinon.
Questi era un essere abbietto e meschino a cui da molto lui e i suoi compagni, guerrieri della luce anch'essi, avevano dato la caccia. Un demone astuto e inafferrabile, famoso per la sua crudeltà. Era solito elaborare piani complessi e agiva sempre in modo da avere sempre una possibilità di fuga qualora degli emissari della luce giungessero a contrastarlo. Era molto astuto e scaltro. Seminava odio e discordia tra le genti fomentando la criminalità e inducendo le persone alla via del male. Agiva sempre su più individui in modo che gli effetti delle sue azioni avessero una più rapida e ampia diffusione giacché il male è solito creare tanti piccoli focolai pronti ad esplodere all'improvviso piuttosto che creare un grande ed immenso falò facilmente individuabile.
Di conseguenza, i suoi piani ed il suo operato corrompevano e traviavano la vita di più persone ed il compito dei guerrieri della luce diveniva più arduo. Anche perché molto spesso questi ultimi si erano visti costretti a lasciarlo fuggire piuttosto che abbandonare poveri innocenti alla morte a causa delle trappole e degli inganni orditi dal demone.
E anche Helge era rimasto vittima delle trame del demone: quando era intervenuto era oramai troppo tardi.
Alcune persone traviate dal demone vagavano quindi per le vie del paese seminando odio e violenza, sparando all'impazzata e creando numerose morti tra i civili. Tanto più che sembravano folli incapaci di tornare in sé, sempre più smaniosi di sangue e di morte.
Helge avrebbe dovuto agire in modo da riportare l'ordine, agendo con pazienza e con cautela al fine di sanare l'animo di quei folli attraverso la magia e la non violenza.
Avrebbe dovuto cercare di isolarli e di agire contro di loro singolarmente, strappandoli al nefasto influsso del demone mentre quest'ultimo sarebbe stato libero di fuggire e di andare altrove a recare danno e malvagità.
Ma il guerriero della luce si era fatto prendere dagli eventi e, incapace di contrastare quei folli, incapace di bloccarli tutti, aveva visto molti innocenti morire sotto i suoi occhi.
Sin dal primo momento in cui aveva messo piede in città, secondo quanto indicatogli dalle visioni della Luce, si era recato da questa o quell'altra persona aiutandola a scacciare l'oscurità dal proprio cuore, aiutandola a ritrovare la serenità e la volontà di agire per il bene.
Ne aveva salvati alcuni, ma non tutti. E quelli che non era stato in grado di raggiungere ed aiutare avevano dato il via al piano criminale del demone.
Nonostante i suoi sforzi, nonostante avesse aiutato e riportato alla ragione alcune delle persone traviate e corrotte da Mirinon, il piano di quest'ultimo stava riuscendo: una folle ondata di violenza si riversò per le strade della città.
Il demone desiderava il terrore ed il caos.
Voleva la paura delle genti, il loro odio, voleva che cominciassero a guardare all'umanità con gli occhi di chi non si aspetta nient'altro che malvagità dagli altri, nient'altro che violenza e sopraffazione a cui reagire con la stessa moneta.
Ed il suo piano era riuscito grazie ad un manipoli di folli armati di tutto punto, da lui abilmente corrotti, che avevano portato morte e barbarie nel centro della cittadina.
Helge si era quindi visto costretto ad intervenire per contrastarli ma questi agivano indipendentemente l'uno dall'altro, creando scompiglio e confusione in punti diversi della città. Cercò di proteggere i civili e di bloccare quei folli fino a quando non vide il demone.
L'aveva visto ridere e fuggire mentre tutt'attorno era la follia e i colpi d'arma da fuoco dei suoi seguaci. E poi auto che cozzavano l'una contro l'altra, rumore di vetri infranti e allarmi che scattavano, esplosioni perfino.
Civili e innocenti cadevano a terra sanguinanti mentre per le strade del centro il panico si diffondeva accompagnato dalle urla delle persone in fuga o di chi, sfortunatamente, giaceva a terra ferito.
Il guerriero aveva quindi dovuto agire e, non vedendo altra soluzione, ricorrere alla violenza per annientare quegli uomini corrotti.
Non era abituato a simili situazioni essendo sempre stato coinvolto in missioni più tranquille e meno movimentate. Di guarigione soprattutto, esorcismi e altre azioni volte ad aiutare qualcuno più che a contrastare demoni. Molto probabilmente, dovette ammetterlo mentre ripensava a quegli eventi, un guerriero con maggior esperienza e potere avrebbe agito diversamente. O quanto meno non si sarebbe fatto prendere dagli eventi agendo impulsivamente come lui.
Ad ogni modo quelle persone, quei folli, sembravano immuni ad molti degli incantesimi che conosceva, probabilmente difesi da qualche sortilegio o amuleto demoniaco. Era a causa di questo che non riusciva a bloccare le loro azioni o a rinchiuderli all'interno di barriere energetiche.
Di conseguenza aveva dovuto cercare un altro modo per fermarli.
Dapprima aveva cercato di tramortirli; ma poi, vista l'impossibilità di gestire la situazione, dovendo porre fine a quell'assurda follia al più presto e al contempo cercare di non perder di vista il demone, si era macchiato di una prima gravissima colpa che per sempre avrebbe segnato la sua vita.
Quasi senza accorgersene, totalmente sopraffatto dalla situazione, cedendo a sentimenti ed emozioni che un guerriero della luce avrebbe dovuto essere in grado di controllare, agendo d'istinto e con una furia che non avrebbe dovuto possedere aveva finito con l'ucciderli.
Un atto improprio per un agente della luce come lui, un'azione che avrebbe segnato profondamente la sua vita ma alle cui conseguenze, in quel momento, non aveva minimamente pensato, unicamente determinato a catturare il demone che ancora una volta rischiava di fuggire.
Usando la magia per cercarlo, cedendo a sentimenti di rabbia e vendetta che sentiva crescere dentro a causa di quanto era accaduto, riuscì ben presto a raggiungerlo. Aveva sbagliato, e lo sapeva. Ma oramai l'unica cosa che poteva fare era bloccare Mirinon l'unico vero responsabile di tutto.
Il demone, braccato, nel frattempo si era procurato anche un ostaggio: una giovane donna che urlava disperata mentre la trascinava con sé allontanandola dal proprio bambino agonizzante sul margine del marciapiede, raggiunto al petto da alcuni colpi d'arma da fuoco.
Nonostante le grida della donna, nonostante le urla di dolore e la sofferenza delle genti cadute vittime della follia del piani di Mirinon, nonostante il sangue e le vite che si spegnevano sull'asfalto grigio di quella cittadina da sempre nota per la sua tranquillità, Helge appariva distante da tutto.
Sopraffatto dagli eventi, impreparato a gestire una simile situazione che riconosceva tragicamente al di là dei propri limiti e della propria esperienza, aveva dimenticato lo scopo primario della sua missione e le responsabilità che essere un guerriero della luce comportano.
Negando l'aiuto ed il soccorso ai bisognosi, aveva anteposto il proprio spirito di vendetta alla vita di molti innocenti macchiandosi di un'altra gravissima colpa.
Era furente e al contempo disperato: si sentiva impotente. Qualunque cosa avesse fatto, qualcuno sarebbe morto e se non l'avesse inseguito e fermato, Mirinon sarebbe stato libero di replicare quanto accaduto a Veon in qualsiasi altra città.
Per questo lo inseguì senza sosta senza prestare attenzione alle vittime del suo piano. Lo seguì guidando una delle auto che aveva trovato parcheggiata in uno dei vicoli in cui aveva visto aggirarsi il demone.
Anche quest'ultimo aveva rubato un'automobile e, lanciando il veicolo a velocità folle verso la periferia della città, teneva la donna contro il finestrino del lato passeggero.
Seguendo strade secondarie, alla fine le due auto giunsero nei pressi di una radura a piedi di un colle e i due proseguirono l'inseguimento a piedi.
Per la donna, purtroppo, non c'era stato niente da fare: giaceva sul sedile dell'auto, immobile e con il volto contratto in una smorfia di dolore.
Aveva il petto squarciato. Molto probabilmente il demone l'aveva considerata più un intralcio che uno modo per ottenere una qualche forma di vantaggio sul guerriero della luce.
A tale vista Helge strinse i pugni per la rabbia e si lanciò all'inseguimento di Mirinon con rinnovato vigore, desideroso di farla finita una volta per tutte.
Lo seguì attraverso la radura, poi attraverso il bosco che la lambiva fino a che giunse dove il demone lo attendeva per lo scontro, uno spazio circolare tra gli alberi.
Aveva perso le sembianze umane e nella luce che filtrava dalla vegetazione le sue squame di colore scuro luccicavano sinistre. Il volto mostruoso appariva orribile, scheletrico e con i muscoli esposti: aveva occhi rossi e zanne acuminate.
Il corpo era invece interamente ricoperto di squame di un verde scuro e sulle braccia muscolose, talmente lunghe da toccare terra, spuntavano pericolosi aculei.
Non appena vide Helge gli si scaraventò addosso cercando di prenderlo alla sprovvista contando di ferirlo prima che il guerriero attivasse i propri poteri.
Ma quest'ultimo riuscì a schivare il suo assalto lasciando che il mostro dilaniasse il tronco di un albero. Se invece il colpo fosse andato a segno, privo dell'opportuna protezione magica che i guerrieri della luce potevano evocare, Helge sarebbe sicuramente stato ucciso.
Così, mentre l'albero cadeva, il guerriero attivò la propria magia.
Una spada di luce azzurra si materializzò dalle sue mani congiunte e da questa si sprigionò un bagliore intenso in una moltitudine di tentacoli di luce che lo ricoprirono interamente. Quindi la luce svanì lasciando Helge nella condizione di contrastare il demone interamente avvolto in una corazza di energia e luce. Sembrava che una sostanza liquida e semi trasparente lo ricoprisse con una forma simile a quella delle antiche armature che i cavalieri utilizzavano in epoche remote. Grazie ad una simile protezione Helge era in grado di resistere agli attacchi del mostro e di utilizzare al meglio il proprio potere magico.
Fu nuovamente Mirinon ad attaccare non appena l'altro ultimò la propria trasformazione: il mostro infatti era rimasto momentaneamente accecato dall'intenso bagliore emesso.
Una palla di fuoco violacea venne scagliata verso il cavaliere della luce che reagì prontamente utilizzando la spada come scudo per deviarne la traiettoria mandandola ad abbattersi contro uno degli alberi vicini.
Poi i due presero a combattere in un corpo a corpo furioso e serrato.
La spada del guerriero saettava e bruciava di luce azzurra ma nessuno dei suoi colpi riusciva ad andare a segno: per quanto non fosse un combattente di prim'ordine, Mirinon aveva senza dubbio maggior esperienza in fatto di battaglie.
Ed il suo corpo di tenebra mutava continuamente forma per meglio evitare gli attacchi del proprio avversario o parare i suoi corpi, divenendo ora elastico oppure solido come la roccia.
Con un getto d'acido accecò momentaneamente Helge e lo scaraventò distante da lui per poi caricarlo e mandarlo a sbattere contro un albero.
Il guerriero subì il colpo e lasciò cadere la spada mentre il mostro lo incalzava con una serie di poderosi pugni al petto e ai fianchi. Ma in qualche modo, probabilmente sorretto dal desiderio di vendetta e di riscattarsi, Helge riuscì a reagire e a sorprenderlo con una violenta testata a cui seguì un calcio alla bocca dello stomaco.
Il demone barcollò all'indietro permettendogli di recuperare la spada da lui persa poco prima. Commise tuttavia l'errore di offrire le spalle al nemico: subito questi ne approfittò colpendolo con violenza e lacerandogli addirittura lo strato di corazza magica che avvolgeva il corpo del giovane. Quindi cadde a terra dolorante: la sua corazza sembrava sul punto di cedere e anche il suo controllo sulle forze magiche andava via via smorzandosi.
Tuttavia non voleva essere sconfitto né tanto meno morire per questo, sorretto dalla propria determinazione, tentò di rialzarsi pronto a riprendere il combattimento.
Ma il suo nemico non gli diede tregue e lo colpì ancora alla schiena con gli aculei delle sue braccia e poi con un calcio lo scaraventò contro un albero.
L'aveva sottovalutato, pensò Helge sofferente per le ferite subite mentre osservava il demone ricorrere ad un incantesimo d'attacco.
E un istante dopo delle fiamme viola si sprigionarono dalle mani del mostro: muovendosi a zig - zag sul terreno umido del bosco, un muro di fuoco magico si dirigeva velocemente verso il proprio bersaglio!
La reazione di Helge fu repentina ed immediata malgrado i colpi ricevuti. Scartando di lato riuscì ad evitare il colpo e sferrare un fendente a distanza generando una lama di vento che andò ad investire il suo nemico che, per evitarla, saltò verso l'alto deciso a sfruttare la situazione per attaccarlo anche dall'alto.
Tramutò le proprie braccia in lame mentre a terra Helge, immobile, condensava energia nella propria spada di luce pronto a respingerlo. Scariche elettriche di colore verde frizzavano nell'aria attorno alle sue mani strette sull'elsa della spada che ora teneva rivolta all'indietro e leggermente inclinata verso il basso.
Nessuno dei due tuttavia notò che altri eventi erano in atto, pronti ad abbattersi su entrambi o sull'unico supersite di quello scontro.
Nel cielo, un aereo stava visibilmente perdendo quota destinato a schiantarsi proprio nei pressi del bosco in cui i due stavano lottando.
Leonardo Colombi
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