Evocazione - Epilogo

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-=Epilogo=-

 

Nella sua torre nera, Yenom, sorride.

Gli eventi procedono come aveva calcolato.

I monaci, assediati e incalzati dal suo esercito di orchi, avevano infine liberato Khaos dalla sua prigionia.

Delle reliquie, in realtà, non gli importava granchè ma si era reso necessario farlo credere affinché tutto muovesse secondo quanto aveva previsto.

Certo, aveva dovuto sacrificare intere legioni e un ottimo luogotenente ma nuovamente suo fratello, il fiero demone delle battaglie e della distruzione, era tornato nel mondo.

Non sperava che si unisse a lui nella guerra per la grande causa del Vuoto: oh, no, proprio no.

Sfortunatamente qualcosa era cambiato in Khaos e non lo poteva più considerare in nessun caso un suo alleato.

Né ora né mai.

Dopotutto, perché avrebbe dovuto esserlo?

Ormai quel demone decaduto non agognava più alla distruzione totale, alla depravazione, alla caoticità delle guerre e alla violenza gratuita che recano dolore e sofferenza ai popoli mortali.

Non più…

“Maledette forze della Luce!

Come avete osato contaminare mio fratello?

Come avete osato corromperlo e farne un vostro seguace?“

L'Oscuro Signore impreca contro la sorte beffarda che si era ritorta contro suo fratello di sangue, il demone che più di tutti gli somigliava.

Nemmeno gli effetti del sonno indotto e della manipolazione della mente sarebbero durati a lungo, lo sapeva. Prima o poi avrebbe recuperato la consapevolezza di se stesso.

Cosa che peraltro poteva anche già essersi verificata poiché da qualche tempo l'Oscuro Signore non riusciva a verificare cosa stessa accadendo all'interno del Tempio dei Custodi.

Da quando Arezal era stato sconfitto ed il legame che con lui aveva stretto era stato sciolto non era più in grado di verificare cosa stesse accadendo nei pressi o all'interno del tempio. Tanto più che, ne era consapevole, potenti sigilli erano all'opera per respingere le tenebre ed il suo potere magico.

Addirittura temeva che Aurios in persona, l'antico nemico che in ere passate aveva sconfitto ed esiliato in un'altra dimensione, avesse trovato il modo di interferire con i suoi malvagi progetti proprio attraverso una di quelle reliquie lasciate in eredità agli umani.

In ogni caso, qualunque cosa fosse accaduto a suo fratello, era solo questione di tempo: prima o poi avrebbe riacquistato la memoria e sarebbe venuto a cercarlo.

Per vendicarsi, ovviamente.

Non poteva quindi divenire suo alleato: sarebbe stato sufficiente portarlo al cospetto della grande statua di cristallo gelosamente custodita all'interno della fortezza delle Tenebre per ridestare in lui terrificanti emozioni e un sano desiderio di vendetta.

Che non sarebbe riuscito a portare a termine: di questo, l'Oscuro Signore era perfettamente conscio.

No, Khaos era da considerarsi un avversario, una pedina più o meno consapevole al servizio della Luce.

Ma ciononostante questo non escludeva la possibilità di usarlo, di servirsi di lui per risvegliare altri demoni e divinità assopite e, infine, di sfruttarne il potere per aprire il Portale dell'Inferno.

Questa eventualità era stata ampiamente prevista e analizzata.

Tutto sarebbe andato secondo i piani che da secoli aveva ordito per cui, seduto sul suo trono di pietra e ossa, l'Oscuro Signore impartisce telepaticamente gli ordini ai suoi generali.

E' tempo di mettere in moto gli ingranaggi del suo piano malefico, piccole o grandi azioni che siano, malvagiamente destinate a creare i presupposti per la vittoria delle Tenebre, deviando le azioni del Bene, sabotando gli sforzi della Luce eternamente destinata a fallire.

Solo le Tenebre posseggono la vera forza, questa la certezza radicata nel cuore di Yenom, l'Oscuro Signore.

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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