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-=Capitolo Quinto: Il globo della conoscenza=-

 

Irritato dalla visione del contenuto del forziere Khaos urla la sua rabbia e la sua frustrazione rivolgendosi ai monaci:

“Cosa sono queste…cose! Dove sono le Reliquie?”

In uno scatto d'ira colpisce e lancia in aria il forziere il quale riversa a terra il suo prezioso contenuto che, a torto, lui ritiene fasullo.

Osservando con attenzione, i monaci scorgono due semplici bracciali e un globo di colore scuro: le Sacre Reliquie!

Furibondo, il demone si avvicina a padre Lambert rinnovando la domanda che solo pochi istanti prima aveva urlato a tutti.

Nel tragitto raccoglie il globo che poco prima aveva fatto cadere a terra e, agitandolo nella destra, grida furibondo.

“E tu vorresti farmi credere che questo sasso insignificante…”

La frase rimane incompleta, a metà, mentre il demone appare per un attimo turbato come se avesse colto qualche verità che prima non era riuscito ad intuire.

Padre Lambert rimane ad osservarlo, dubbioso, in attesa di capire qualcosa di più sulla natura di quegli artefatti che con tanta dedizione lui, i suoi fratelli e gli innumerevoli predecessori, avevano custodito nel corso dei secoli.

Khaos rimane immobile, reggendo in mano il piccolo globo scuro.

Non riconosce l'artefatto eppure per un istante gli è sembrato di percepire qualcosa…nuovamente una fugace visione appartenente al suo passato…un ricordo confuso e sbiadito dal tempo.

Perplesso si allontana dal monaco e cerca di concentrarsi sulla sfera dalla cui superficie percepisce flebili tracce di magia.

Forse la sua forma è soltanto una copertura, pensa, un mezzo per deviare ogni sospetto da quella reliquia in grado di deformare lo spazio ed il tempo.

Poi, un punto luminoso appare sulla sua superficie scura e come fosse liquido, il globo inizia a pulsare.

Il solido materiale che lo compone inizia a muoversi e ad incresparsi percorso da lievi onde di magia.

Qualcosa inizia ad apparire mentre lentamente il globo si fa più grande e pesante.

“Ma cosa..?”

Khaos sembra in difficoltà mentre non comprende cosa sta accadendo e la sfera inizia a farsi sempre più pesante immobilizzandogli le mani al suo interno.

I suoi sensi ora sono all'erta sentendosi in pericolo di fronte ad un artefatto il cui potere è remoto e antico quasi quanto lui stesso.

“Maledizione! Sono stato troppo avventato!”

Si rimprovera nervoso mentre cerca di liberare le mani da quell'artefatto che sembra iniziare ad immobilizzarlo e ad attirarlo a sé.

Tutti i presenti osservano stupiti la scena mentre il globo di colore nero cresce, aumentando le sue dimensioni da quelle di una semplice sfera grande quanto un pugno a quelle di una sfera liquida di quasi mezzo metro di diametro. Come se non bastasse essa genera incontrollate scariche elettriche di colore violaceo.

Khaos tenta di liberare le mani da quell'artefatto e ricorre alla magia per difendersi e al contempo attaccare quello strano tesoro.

Ma tutto è vano.

Attorno a lui le scariche elettriche aumentano di numero e frequenza scalfendo le colonne e il marmo del pavimento mentre l'attenzione del demone viene totalmente assorbita dalla sfera che ora sembra come ribollire quasi reagisse con ferocia alla sua presenza.

Una fessura: sulla superficie scura del globo appare una stretta fessura purpurea.

Si apre all'improvviso rivelando, sotto di essa, un occhio magico!

La sclera è d'un bianco puro e immacolato mentre la pupilla appare completamente rossa, decisamente inquietante.

L'occhio fissa con intensità il demone le cui mani sono intrappolate nella sfera mentre quest'ultimo appare sempre più in difficoltà, incapace di liberarsi e di allontanarsi da quella sorta di incantesimo che sta prendendo forma.

La sfera intanto continua a pulsare stabilizzando la propria forma. Compare poi un'altra fessura e quindi un altro occhio che naviga trasportato dal liquido pulsante fino a posizionarsi accanto al precedente.

Emergono infine un naso ed una bocca fino a comporre un volto senza tempo.

Lacrime di sangue scendono dagli occhi di quel viso impresso sulla sfera di colore scuro e lentamente la bocca si apre.

Il demone cerca di divincolarsi con maggior forza utilizzando anche la magia per danneggiare l'artefatto e allontanarsi da quel maleficio ma a nulla valgono i suoi sforzi.

“Maledetti!” grida rivolgendosi ai monaci ”Me la pagherete bastardi!!”

Ma i monaci non c'entrano con la trappola magica in cui sembra essersi imbattuto Khaos: sono all'opera forze ben al di là dei limiti umani, questo è evidente agli occhi dei mortali che assistono alla scena.

Ironicamente, le barriere di confinamento erette dal demone attorno a ciascuno di loro si stanno rivelando delle valide difese contro le scariche elettriche che, sempre più violente e devastanti, si scatenano dal globo misterioso: il globo della conoscenza!

Il volto senza tempo all'improvviso urla, un urlo disperato e piangente investe in pieno Khaos che all'improvviso sembra immobilizzarsi e soffrire per la violenza ed il dolore di cui è intriso il grido magico.

Le scariche elettriche che fino a poco prima si abbattevano ovunque all'interno del tempo cessano all'istante: solo un urlo infinito da parte del volto impresso nel globo della conoscenza.

Khaos percepisce la potenza di quel suono magico, la avverte dentro di sé come un fuoco sacro che divora e distrugge dall'interno, lo sente farsi strada dentro al petto come una sonda magica dentro di lui che inizia a corroderlo e ad impadronirsi del suo fisico minuto.

Cerca di resistere e contrastarlo, il suo corpo si contorce ma non ci riesce ad annullare gli effetti del sortilegio.

Poi una luce sfavillante fuoriesce dal suo corpo, dagli occhi e dalla bocca spalancata in un urlo silenzioso e muto. E di riflesso il globo di luce emette un bagliore talmente luminoso e abbacinante da avvolgere ogni forma.

Coprendosi gli occhi con una mano, Shrogran cerca di seguire la scena ma non è facile scorgere qualcosa in tutta quella luce. Gli riesce di vedere solo una sagoma scura, la sagoma di Khaos che trema e si contorce a causa della magia in atto fino a che l'emissione di luce aumenta a dismisura, come se un fiume di pura energia fuoriuscisse dal corpo del demone e avvolgesse ogni cosa.

Quando finalmente la luce torna a livelli normali, le barriere che fino a poco prima avvolgevano i monaci e gli altri uomini all'interno del santuario, sembrano svanite.

Khaos giace immobile, in ginocchio, esausto e sfinito di fronte all'altare.

A causa dell'incantesimo ha perso le sembianze di bambino che aveva adottato per ingannarli: ora mostra il suo vero aspetto.

Appare come un uomo di media corporatura, di bell'aspetto e dalla muscolatura pronunciata. Due corna scure spuntano sulla testa in mezzo ad una chioma di lunghi capelli argentati. Il volto è affascinante e dai lineamenti delicati mentre gli occhi invece sono decisamente inquietanti: la pupilla di un deciso colore rosso e la sclera di un profondo colore nero.

Scuro appare anche il colore della pelle mentre le braccia e le gambe sono ricoperte di piccole scaglie nere che conferiscono un aspetto resistente e pericoloso ai suoi arti, sensazione amplificata e confermata dalle dita lunghe e affusolate che terminano con unghie acuminate simili ad artigli.

Sulla schiena, infine, ali incorporee composte da pura energia di colore scuro. Non sembrano propaggini fisiche del suo corpo bensì estensioni magiche ed evanescenti dotate di vita propria e che nell'aria sembrano fluttuare liberamente.

Alla vista del demone, tutti appaiono turbati ma ciononostante la loro attenzione è maggiormente catturata da un altro prodigio.

Khaos infatti è inginocchiato dinnanzi alle scalinate che portano all'altare, immobile, catatonico, totalmente assorto nella contemplazione di un volto.

Sospeso a mezz'aria, enorme e benevolo, un volto di luce lo osserva appartenente ad un'altra dimensione: è costituito di pura energia e di una sostanza liquida e trasparente simile all'acqua.

Tramite il globo della conoscenza e utilizzando l'enorme potere magico di Khaos, il volto di Aurios, il volto del dio bambino, si è materializzato all'interno del Santuario dei Custodi,.

Tutti i presenti sono meravigliati, profondamente colpiti dagli eventi a cui hanno potuto assistere e di cui mai e poi mai avrebbero pensato di poter essere testimoni.

E di fronte a simili e grandiosi avvenimenti la mente dell'abate Lambert vaga alla ricerca di quelle parole che, nei Tomi della Verità, da sempre sottintendevano al realizzarsi di questo presente.

Quasi a voler ricordare a se stesso e ai presenti che tutto muove secondo un provvidenziale disegno divino l'anziano monaco recita a memoria:

 

“…nel giorno della disperazione

I custodi non saranno abbandonati

Dalla culla della morte

La risposta ad ogni attesa

Un fiume di luce verso il cielo

Ed il risveglio del messaggero

Sarà la guerra e poi nuova luce

Il volto sulla reliquia della memoria,

il volto del dio bambino esiliato…”

 

I monaci suoi fratelli lo ascoltano in silenzio mentre, timorosi, avanzano al suo fianco verso il luminoso volto di Aurios.

Khaos continua a rimanere immobile, semi assente al presente, totalmente immerso nei ricordi che finalmente ha potuto recuperare.

Aurios sorride benevolo a quel demone che in epoche passate era stato uno dei suoi più tremendi nemici, un avversario formidabile ed inarrestabile fino a che qualcosa di inaspettato era accaduto a cambiare l'indole e la vita di quel demone feroce.

Ma di questo, prima del sortilegio scaturito al contatto del globo della conoscenza, Khaos era del tutto ignaro: privo della sua memoria, del suo passato, ritrovatosi nel mondo degli uomini aveva agito unicamente spinto dall'istinto di un tempo ormai lontano e perduto.

Lentamente, una lacrima scende a rigargli una guancia…

Come aveva potuto dimenticare?

Come aveva potuto?

Attraverso il globo della conoscenza Khaos è nuovamente tornato a ricordare se stesso e non riesce a darsi pace tormentato da ricordi che, caotici, arrivano a turbare il suo cuore e la sua mente.

Per qualche istante rivede i volti di estinti compagni, rivive brucianti sentimenti di odio…di furore…di passione…vorrebbe ricordare ancora…ma tutto appare confuso, disordinato, senza senso…

E poi rammenta i loro volti: il volto di suo fratello Yenom… il volto di Aurios, l'eterno nemico…infine…il volto più dolce…Eylif…

Come aveva potuto scordare?

Come aveva potuto?

Chi aveva manipolato la sua mente solo per renderlo nuovamente ciò che più non era?

Questi e altri dubbi continuano a tormentare il demone della Notte.

“A tempo debito ricorderai”

Promette Aurios parlando dalle profondità del tempo, rivolgendo parole di speranza ad uno dei demoni che avevano decretato la sua sconfitta ed il suo confinamento in un'altra dimensione.

“A tempo debito, Khaos. Devi essere paziente”.

Gli uomini, ammutoliti, osservano senza comprendere ciò che sta avvenendo in loro presenza.

E nel frattempo i bracciali semplici che giacevano nel forziere assieme al globo della conoscenza iniziano a rifulgere di luce dorata: levitando nell'aria si dirigono verso Khaos mossi dal potere magico di Aurios.

Come mosse da forze invisibili le braccia esauste e scevre di ogni forza si sollevano lentamente. Inginocchiato, il demone le porge in avanti fino ad affiancare le mani chiuse a pugno, quasi a replicare il gesto di sottomissione dei prigionieri torturati quando vengono loro messe le catene ai polsi.

Alzando lo sguardo al volto di Aurios, Khaos comprende e non oppone resistenza al suo destino.

Gli argentati bracciali della costrizione mutano forma rivelando ciò in realtà sono e si posizionano paralleli alle braccia del demone.

Non appaiono più semplici bracciali privi di identità e riconoscimento, ma antichi artefatti dalla forma apparentemente irregolare e impreziositi da strani simboli runici che si rincorrono sulla loro superficie.

Due pietre nere tondeggianti e perfettamente levigate sono incastonate in concomitanza dei polsi.

Adagiandosi alla scura pelle del demone i bracciali emettono poi un ultimo bagliore e si fondono alle braccia della creatura.

Nel frattempo, mentre la luce che ne compone il volto via via inizia a diminuire, osservando i suoi fragili figli umani Aurios sorride e parla con voce serena:

”Vi ringrazio per la vostra paziente attesa, per la dedizione con la quale vi siete adoperati tenendo fede alla promessa che i vostri padri hanno fatto a me. Ecco, in questo giorno si adempie parte di quella promessa di cui avete traccia nei sacri Tomi della Verità.

Giungerà la speranza, ve lo prometto, giungerà la pace e un nuovo giorno luminoso.”

A quelle parole il cuore di tutti i presenti si riempie di gioia e commozione, la serena felicità implicita nella promessa di una futura salvezza annunciata da un volto di luce.

“Sarete testimoni dell'ultima battaglia degli dei, della grande guerra contro Yenom, l'Oscuro Signore.”

Genuflettendosi in segno di rispetto, con voce tremante per la profonda commozione di rivolgersi al dio a cui aveva consacrato la propria vita, l'abate Lambert prende la parola:

“Ti ringraziamo, divino Aurios, ti ringraziamo per il tuo intervento e per la tua bontà!

E' grande la commozione e la nostra gioia a sentire queste parole di speranza! Mai abbiamo dubitato che ci avresti salvato e ora abbiamo la certezza che ci guiderai alla libertà e alla salvezza!

Ti ringraziamo, o luminoso signore della vita!”

All'udire quelle parole Khaos, che fino a quel momento era rimasto immobile, volge il proprio sguardo verso i monaci: li osserva per un istante e, percependo il timore ed il turbamento di cui è dispensatore, inarca parte del labbro superiore in una fugace smorfia somigliante ad un beffardo sorriso.

Anche Shrogran, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare e a meditare sulla grandezza di tutto ciò a cui aveva potuto assistere, nota quella specie di smorfia a cui tuttavia non gli riesce di attribuire un senso particolare.

Aurios, il cui volto appare ancora più etereo ed inconsistente, allora risponde: “Abate Lambert, non sarò io a guidarvi nella battaglia contro l'Oscuro Signore. La speranza sgorga dalle mie mani eppure sono confinato in una dimensione da cui mi è impossibile liberarmi.

Ma non disperare: terrò fede alla promessa in cui da sempre avete creduto.

Un altro vi guiderà al mio posto.

Non abbiate timore: io sarò con voi”

E pronunciando queste parole, il volto di luce scompare per sempre strappato alla dimensione terrena nella quale aveva potuto manifestarsi solamente attingendo all'enorme potere magico di Khaos confluito all'interno del globo della conoscenza.

Il silenzio torna a regnare all'interno del Tempio dei Custodi mentre i presenti meditano sul significato delle parole pronunciate da Aurios: i monaci fedeli, gli umili contadini, un barbaro del nord ed infine il demone infernale destinato a guidarli nella lotta contro l'Oscuro Signore.

 

Leonardo Colombi

 

 

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