Evocazione

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-=Capitolo Secondo: L'evocazione =-

 

Sotto l'assalto dell'orda quasi tutti gli umani, i monaci e i superstiti dell'esercito posti a difesa del tempio sono caduti.

Ma l'aspetto peggiore dell'intera situazione riguarda l'impossibilità organizzare il trasferimento delle Sacre Reliquie: il padre abate aveva deciso di non rischiare una simile azione temendo che il gruppo di monaci incaricati di una così delicata missione venisse scoperto e raggiunto dal terribile luogotenente del Nero Signore.

Un timore ben fondato soprattutto a causa del noto potere magico di Arezal e della sua formidabile cavalcatura.

E non potendo né trasferire le reliquie né difenderle all'infinito contro un simile esercito, il saggio Lambert aveva capito che esisteva solo una possibilità per tutelare i sacri tesori concessi agli uomini dal divino Aurios.

Sfortunatamente quell'unica possibilità richiedeva il sacrificio di molte vite, lo sforzo congiunto di molti valorosi al fine di contrastare l'avanzata degli orchi e guadagnare tempo, il tempo necessario affinché i dodici evocatori potessero ricorrere all'incantesimo.

Per molte ore il padre abate Lambert aveva soppesato la questione, cercando di capire se esistessero altre possibilità: ma nessuno dei suoi fratelli vedeva altra soluzione se non ricorrere a quell'incantesimo.

Shrogran Lupo del Nord, in qualità di capo di un contingente di guerrieri giunti per difendere il Tempio, aveva partecipato all'incontro tenutosi, ma non aveva mosso obiezioni alla decisione che il padre abate aveva preso.

Non aveva grandi conoscenze di magia e di rituali sacri, tuttavia era ben consapevole che non esistevano altre possibilità contro l'esercito nemico: o arrivavano numerosi rinforzi in aiuto del tempio (e alla svelta!) oppure non rimaneva altra possibilità che ricorrere all'incantesimo cui accennava l'abate.

Un incantesimo che, dall'espressione dei loro volti, sembrava destare ansia e preoccupazione nel cuore dei monaci rimasti.

La possibilità di tentare l'allontanamento delle Reliquie, nuovamente soppesata durante la seduta dell'improvvisato consiglio di guerra, era da scartare: troppo rischiosa visto la presenza di un intero esercito all'esterno del tempio.

E soprattutto considerando che il comandante nemico disponeva di un drago, senza dubbio più veloce di un qualsiasi cavallo!

Anche l'idea di usare la magia per fuggire con i preziosi tesori del tempio, utilizzando il teletrasporto oppure velocizzando le cavalcature, magari rendendo invisibili gli incaricati al trasporto delle reliquie, avrebbe potuto trasformarsi unicamente in una scommessa sull'effettiva capacità di Arezal, il luogotenente del nemico famoso per le sue potenti stregonerie.

Quel giorno il consiglio aveva preso la sua decisione.

La più importante.

Una decisione grave e le cui conseguenze erano state soppesate attentamente, anche sulla base di quanto scritto negli Antichi Tomi della Verità.

L'azione che avrebbero compiuto non sarebbe stata da poco: irreversibile, avrebbe dato il via ad una serie di eventi che addirittura avrebbero potuto cambiare le sorti del mondo e il destino dell'umanità intera.

Tuttavia sembrava l'unica possibilità per sperare in un futuro non dominato dal buio che l'Oscuro Signore stava portando ovunque con le sue guerre e le sue stregonerie.

Ogni possibile entrata al tempio e agli edifici limitrofi venne quindi fatta crollare o resa inagibile in modo che nessuno potesse penetrare con facilità all'interno del Tempio prima che il rituale venisse concluso.

Successivamente i monaci e alcuni dei guerrieri presenti erano scesi nelle segrete del tempio e avevano trasportato fino al centro esatto del santuario uno dei suoi più terribili segreti: un enorme sarcofago nero!

Una volta portato al centro della navata centrale, i monaci avevano provveduto a tracciare sul pavimento due cerchi concentrici e strani simboli che Shrogran e gli altri barbari non avevano riconosciuto.

Poi, dodici monaci si erano disposti in cerchio attorno ad esso, iniziando il rituale.

Quasi che Arezal fosse a conoscenza di quanto stava accadendo - impossibile in realtà - proprio in quel momento cominciò l'offensiva : grazie alla propria magia, lo stregone stava bersagliando il sacro edificio con fulmini e fiamme.

Immediatamente, tranne i monaci impegnati nel rituale, tutti si erano precipitati all'esterno, pronti a fronteggiare il nemico nel tentativo di rallentarlo e ostacolarlo il più a lungo possibile.

 

E tuttora mentre all'esterno del tempo nemici e difensori cadono, al suo interno i monaci proseguono con l'incantesimo.

Nei sotterranei del santuario alcuni profughi pregano sommessamente sperando che avvenga un miracolo; e certamente per miracolo scambierebbero i prodigi che pochi metri più sopra stanno avvenendo nel tempio: il pesante sarcofago posto al centro della grande navata centrale riluce e fluttua a mezz'aria!

Sulla sua superficie scura, brillando di luce dorata, appaiono rune di un linguaggio antico e perduto.

Ad uno ad uno, i monaci si denudano un braccio. Uno dopo l'altro, con la medesima lama argentata che passa di mano in mano, gli uomini si incidono l'avambraccio mentre variano l'intonazione del loro canto mistico.

Dalla piccola ferita inferta sul braccio destro sgorga del sangue, il sacrificio necessario per completare il rituale. E il sangue non cade a terra ma viene dolcemente attirato verso il sarcofago, mosso da una lieve brezza magica che da esso origina

In risposta a ciò il sarcofago appare percorso da arcane striature simili alle vene del corpo umano, striature che ora sembrano pulsare. E' come se fosse dotato di vita, come se fosse un cuore umano, nonostante il sarcofago sia in realtà costruito in solido cristallo nero.

Nuova vita torna a scorrere il quel freddo contenitore di morte mentre il rituale volge ormai al termine!

 

All'esterno, la situazione per i difensori del Tempio dei Custodi appare drammatica e disperata. Nonostante le pesantissime perdite, avevano resistito al meglio contro un nemico fortunatamente non dotato di micidiali macchine da guerra. Avevano combattuto con grande coraggio e fervore uccidendo numerosi nemici ma, schiacciati dalla superiorità numerica degli orchi avevano finito col cedere cadendo ad uno ad uno sotto i loro colpi.

Quasi tutti erano morti.

Ora solamente Shrogran resiste a difendere l'enorme portone d'accesso al tempio combattendo senza sosta e senza risparmiarsi, ancora cantando l'inno a Wratos, il dio della guerra, perché lo assista nei suoi ultimi attimi di vita.

Non potrà resistere ancora per molto: ne è perfettamente consapevole. Nonostante la propria abilità e l'esperienza che gli deriva dalle numerose battaglie a cui ha partecipato quello che sta affrontando è un esercito intero. Un'impresa inumana e disperata che non può sperare di portare a termine. Nessun uomo potrebbe!

Ormai gli orchi hanno accerchiato l'edificio e tentano di penetrare attraverso ogni visibile apertura.

Tutto inutile.

Ogni accesso all'infuori di quello principale era stato fatto crollare in precedenza, durante le prime fasi dell'assedio.

Scegliendo di rimanere a difesa di quel luogo santo ognuno dei difensori, uomo barbaro o monaco che fosse, aveva scelto il proprio destino: la difesa delle sacre reliquie o la morte!

E sono molti coloro che sono caduti nel disperato tentativo di resistere all'esercito del male: di tutti solo un guerriero ancora rimane a lottare, con coraggio e ferocia Shrogran Lupo del Nord continua a cantare e ad uccidere gli assalitori.

D solo non resisterà che per pochi minuti appena ma non teme la morte. Il suo orgoglio gli impone di resistere e di continuare a lottare finché i monaci non avranno portato a termine il loro compito.

Ha dato la sua parola.

Così come i suoi compagni che, al suo seguito, sono caduti per il tempio. Resisterò per loro e quando la morte giungerà a prendermi, pensa, mi troverà assieme ad una moltitudine di cadaveri orchi!!

 

E mentre sulle porte del tempio un unico uomo contrasta un oceano di nemici che spingono, urlano, attaccano e lacerano, ormai prossimi a penetrare nell'edificio grazie all'enorme ariete che ora avanza, i monaci proseguono nel loro delicato rituale, esausti, affaticati, preoccupati di non riuscire a completarlo in tempo.

Avvertono infatti la presenza dei nemici al di là delle grandi porte di legno mentre qua e là massi, armi e fiaccole lanciate dagli orchi cadono all'interno del tempio dopo lo sfondamento di qualcuna delle artistiche vetrate che lo ornavano.

Urla disumane e barbarie penetrano in quel luogo santo.

Il sarcofago che fluttua a mezz'aria riluce ora più intensamente mentre misteriosi cerchi di luce azzurra ruotano attorno ad esso .

 

Gli orchi sono troppi, incalcolabile il loro numero: l'ultimo difensore, dopo aver decapitato l'ennesimo orco, viene ferito, trafitto al fianco da un'ascia. Cade sanguinante sulle gradinate del tempio.

I nemici non perdono tempo a dargli il colpo di grazia, non hanno nemmeno il dovuto rispetto per un valoroso avversario come Shrogran, e subito si fanno da parte per lasciare spazio all'imponente ariete giunto proprio in quell'istante per scardinare ed abbattere le secolari porte dell'edificio.

Oramai le sorti del tempio sono segnate: tutte le difese sono ormai cadute!

Dall'alto del suo drago nero Arezal ride mentre già pregusta la possibilità di impadronirsi delle Reliquie del Potere, i tesori che il Signore Nero gli aveva ordinato di recuperare!

E' questione di pochi istanti, poi i suoi orchi abbatteranno le porte di quel sacro edificio.

Come previsto, constata soddisfatto, nessuna difesa è possibile contro l'esercito che l'Oscuro Signore gli ha affidato.

“Non correrò rischi! Ti darò un esercito numeroso: tu lo guiderai e ti impadronirai del Tempio.. Le difese del santuario sono deboli, provate dalle battaglie che ho scatenato nei territori vicini. Saranno in pochi a difenderlo, convinti di avere tempo, convinti che il nostro esercito sia ancora lontano. Non avrai difficoltà ad impadronirti dei tesori che esso custodisce. E ricorda: non tollererò errori o fallimenti!”, questo quanto era stato ordinato ad Arezal pochi giorni prima nella Sala del Trono Nero.

E quanto previsto dall'Oscuro Signore si era rivelato esatto: non aveva incontrato difficoltà contro le scarse e mal organizzate difese umane.

Ancora pochi istanti e il tempio sarebbe definitivamente caduto nelle sue mani.

E se ancora qualche folle difensore era rimasto all'interno del tempio, di certo i suoi orchi non avrebbero avuto difficoltà a massacrarlo.

Dopotutto, non temeva una tale eventualità, poiché non avvertiva provenire da quel luogo nessuna minaccia particolare.

Percepiva a mala pena tracce di magia provenire da quel luogo santo: evidentemente il potere magico dei monaci era ancora più insignificante di quanto sospettasse!!

Fortunatamente Arezal non era a conoscenza del potere all'opera all'interno del Tempio. E questo per via di antichi incantesimi proibiti utilizzati in epoche passate per sigillare la potenza delle Reliquie e che, di fatto, non lasciavano trapelare all'esterno dell'edificio tracce della magia che tra le sue mura era racchiusa. Il tempio era, in un certo senso, perfettamente isolato alla magia in modo che all'esterno non fosse percepibile alcunché dei rituali che al suo interno avvenivano.

E mentre il luogotenente del male già pregusta la possibilità di impadronirsi delle Sacre Reliquie, il grande ariete nero a forma di drago si abbatte violentemente contro le grandi porte del tempio.

Dall'alto, per velocizzare la caduta del tempio, Arezal lo bombarda con potenti emissioni magiche, fulmini neri e palle di fuoco violacee che si abbattono sull'edificio quasi sincronizzate ai pesanti e brutali colpi dell'ariete nero.

 

Poi accade un prodigio.

Un terremoto scuote la terra e dal centro del tempio una colonna di luce azzurra si sprigiona verso il cielo, testimonianza di una poderosa forza magica all'opera. Subito un cerchio di luce azzurra origina dall'edificio propagandosi come vento per tutto il campo di battaglia: l'evocazione ha avuto successo!

 

Leonardo Colombi

 

 

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